1974: Ferrari risorge la Ferrari
Nel 1973, le pessime condizioni di salute hanno obbligato l’ing Ferrari a una lunga assenza, permettendo alla Fiat di prendere il controllo del reparto corse. Nel gruppo di lavoro inviato dal socio di Torino non c e spazio per Forghieri. Il vulcanico ingegnere modenese viene relegato a incarichi di secondaria importanza e a Maranello vede la luce la 312 B3.
La monoposto è filosoficamente inedita per la squadra modenese, infatti, per seguire la moda delle scuderia inglese, la monoposto era dotata di telaio monoscocca ma le prestazioni in pista non rispecchiamo l’evoluzione fatta dal cavallino, anzi la vettura del 73 verrà ricordata come una delle peggiori Ferrari mai costruite.
Finalmente guarito, l’ing Ferrari torna al suo posto e, sconcertato dalle condizioni in cui trova il reparto corse, il Drake richiama Forghieri e coadiuvato da un giovane direttore sportivo, Luca di Montezemolo, si comincia a rifondare una Ferrari che i media avevano già dato per spacciata. Forghieri decide di attuare un deciso cambio di rotta ma ha bisogno di essere coadiuvato da una coppia di piloti che gli raccontino le sensazioni della macchina in modo preciso e puntuale.
Il rientrante Clay suggerisce il suo ex compagno alla BRM, Niki Lauda. Poco dopo l’austriaco è a Maranello e, quando prova la macchina non ci pensa a definire la monoposto una macchina di m…a. Ferrari, visibilmente irritato, concede al pilota 30 giorni per suggerire i correttivi e rendere la macchina competitiva in caso contrario verrà buttato fuori dal regno dei motori.
La vettura del 1974 prende vita !!! Lauda gira a Fiorano per ore e Forghieri crea una monoposto caratterizzata da un air scope a sviluppo verticale, un muso completamente ridisegnato e delle fiancate munite di piccoli camini per lo sfogo dell’aria calda.
La monoposto si dimostra subito competitiva e particolarmente congeniale a Lauda. L’austriaco regala alla rossa, dopo quasi due anni di digiuno, la vittoria in Spagna, che coincide col successo numero 50 della scuderia italiana.
La guida precisa e il temperamento freddo permette a Lauda di conquistare un altra vittoria in Olanda mentre il compagno Regazzoni, esalta la squadra con una funambolica vittoria in Germania, dove riesce a domare la sua potente Ferrari nel mix di asfalti umidi e asciutti del mitico Nürburgring.
Il ticinese rimane in lizza per il titolo fino all’ultima gara al Glen. Sul tracciato americano manca Forghieri, ritardato da una tormenta di neve, e il sostituto, Ing Caliri, non riesce a trovare il giusto assetto per la monoposto. Regazzoni vede sfumare il sogno mondiale, il prova è solo nono e in gara si classifica undicesimo mentre il suo diretto avversario per il titolo, Fittipaldi, vince il titolo con un modesto quarto posto.
Nonostante la forte delusione, in Ferrari c’è la consapevolezza di aver aperto un ciclo vedrà Lauda protagonista assoluto.