1996: la macchina della svolta

Con l’approdo di Michael Schumacher a Maranello, ingaggio fortemente voluto dall’avvocato Agnelli, il 1996 può essere considerato l’anno zero nella storia della Ferrari.
In vista della stagione, per prepararsi al meglio, la Ferrari, o forse meglio dire John Barnard, decide di tradire il classico motore 12 cilindri optando per un inedito 10 cilindri, decisamente più compatto e più coerente con una Formula 1 proiettata verso il 2000.
Nella sede inglese della Ferrari, Barnard disegna una monoposto che adotta soluzioni curiose: un muso massiccio e ricurvo, pance con bocche separate dal corpo vettura che ricordano la sfortunata F92A e un cambio trasversale in titanio. A colpire tecnici e tifosi sono le protezioni ai lati dell’abitacolo, volute dalla FIA, ancora scioccata per la morte di Ayrton Senna. Barnard applica alla lettera i regolamenti creando una struttura massiccia, antiestetica, con un andamento ascendente e discendente nella zona del poggiatesta.
Essendo stata presentata per ultima, la Ferrari F310 non è stata collaudata al meglio. Infatti, nelle prime gare la monoposto soffre di problemi al cambio e appare chiaro che l’airscope non garantisce un flusso d’aria ottimale al motore. Per ovviare a questo problema, Schumacher inclina spesso la testa in rettilineo per aumentare il volume d’aria diretto al propulsore.
La vittoria in Spagna è da attribuire soprattutto all’abilità del pilota tedesco sul bagnato, ma non ha illuso la squadra. Infatti, alla vigilia del GP del Canada, su insistenza di Schumacher, Barnard si convince ad alzare il muso della monoposto, allineandosi alla concorrenza. Con questa configurazione, Schumacher sfrutta al meglio le doti velocistiche della F310, ottenendo due successi consecutivi a Spa e a Monza, oltre a una serie di piazzamenti nei GP successivi che assicurano alla Ferrari il secondo posto nel mondiale costruttori, un risultato impensabile a inizio stagione.

Il campionato 1996 dimostra come l’apporto del tedesco nei successi della Ferrari sia prevalente. Infatti, il campione del mondo, grazie alla sua intensità mentale, si dedica a collaudare la monoposto con una serie interminabile di test, rivelatisi una delle ricette vincenti dei tanti trionfi futuri della scuderia di Maranello.
A Maranello, dopo tanto tempo, si comincia a vedere un po’ di luce…