2011 l’anno della confusione rampante
Dopo aver perso il mondiale 2010 in modo rocambolesco, a Maranello, il presidente Montezemolo tuona e scuote la squadra affinché, il Cavallino Rampante possa tornare alla vittoria già nella stagione che sta per arrivare.
Per celebrare i 150 anni dall’unità d’Italia, la Ferrari decide che la sigla della monoposto sarà 150 Italia, ricevendo un plauso anche dal Presidente della Repubblica Napolitano.
Il 29 gennaio, in una Fiorano flagellata dal freddo, la scuderia italiana raduna i suoi tifosi, c’ero anch’io, e, dopo aver promesso che avrebbero lottato per l’iride, allieta il pubblico con un filming day della monoposto guidata da Massa.
Nonostante l’introduzione di alcuni elementi nuovi come il Kers e l’alettone posteriore mobile, la Ferrari ha chiesto al proprio progettista Aldo Costa di dare vita a una monoposto convenzionale confidando che le doti di Alonso sarebbero state l’arma in più per battere gli avversari.
Nei test in Spagna la scuderia impara a prendere confidenza coi nuovi pneumatici Pirelli e cerca di capire la direzione da prendere nello sviluppo aerodinamico. Nei primi giorni di test Alonso si dichiara molto soddisfatto sia dell’affidabilità sia delle prestazioni, solo Massa,, nonostante abbia fatto segnare il miglior tempo, incorre in qualche problema che provocano un principio d’incendio alla vettura.
La squadra italiana lascia i test consapevole di avere ancora un gap da recuperare nei confronti della Red Bull ma di essere superiore nei confronti della McLaren.
La prima gara in Australia rappresenta per la scuderia italiana del Cavallino Rampante un incubo: la macchina si dimostra inadeguata risultando inferiore anche alla rivale di sempre: la McLaren. In seno alla squadra cominciano i primi malumori che non si placano neanche dopo la gara in Malesia dove i problemi continuano e allontanano la Ferrari dalle posizioni di alta classifica. Alonso, irritato dal non poter lottare per il titolo e la vittoria, comincia a lasciarsi andare a critiche severe nei confronti della direzione tecnica e chiede al Presidente Montezemolo di porre rimedio ai deficit della vettura per il Gran Premio di Spagna.
Nel GP Iberico, la scuderia italiana tocca uno dei punti più bassi della stagione con Alonso, seppur splendido protagonista con venti giri al comando, che una volta montate le gomme dure sprofonda in classifica fino al quinto posto addirittura doppiato.
A Maranello la prestazione spagnola è la goccia che fa traboccare il vaso: il presidente, istigato e ispirato da Alonso e i suoi sponsor spagnoli, licenzia in tronco Aldo Costa e affida la direzione tecnica al tecnico ex McLaren, Pat Fry.
Dopo il disastro spagnolo il team del Cavallino Rampante sembra risorgere: a Monaco Alonso sfiora la vittoria dovendosi accontentare del secondo posto, in Canada è tra i più veloci per tutto il week end e in gara solo una toccata con Button propiziata dalla pioggia gli impedisce di cogliere un risultato importante. A Valencia, lo spagnolo si esalta e porta la sua Ferrari a un ottimo secondo posto.
Risultati propiziati da sviluppi studiati durante i test invernali
che rendono giustizia al lavoro di Aldo Costa ma che permettono a Pat Fry di arrogarsene il merito.
La vittoria è nell’aria e la Ferrari la coglie in Inghilterra dove oltre festeggia i 60 anni dal primo trionfo nella massima categoria.
A Spa la squadra del Cavallino Rampante torna a soffrire con le gomme mentre in Italia e nei tre GP asiatici finali la monoposto permette al proprio pilota di punta di conquistare tre importantissimi podi.
Alla fine della stagione Alonso conquista il quarto posto in classifica generale e la scuderia il terzo ma quello che rimarrà impresso è l’inutile defenestrazione di Aldo Costa, che sarà l’artefice dei trionfi Mercedes, ma anche la totale confusione che caratterizza la gestione della squadra corse in quegli anni.