Nel 1981 la Ferrari eredita dalla Williams di Jones il numero 27. Per la verità non è la prima volta che la scuderia italiana indossa il 27, già nel 1970 in Belgio e in Austria porta in gara il numero non ancora diventato leggendario.
Quando Villeneuve lo porta in gara, ecco che il 27 diventa il marchio delle sue imprese. Le vittorie di Montecarlo e Jarama sono frutto della classe del canadese nonostante il mezzo non sia all’altezza di quei risultati . Dopo quegli exploit vincenti cala l’oblio, il 27 fa parlare di se per le imprese ma non per i risultati fino a Montreal, quando il canadese, emulo di Nuvolari, riesce a portare la monoposto al terzo posto senza musetto guidando per larghi tratti con l’ala anteriore rivolta verso l’abitacolo.
Il mito della 27 rossa si alimenta ulteriormente quando a Istrana, Gilles con la sua rossa batte gli aerei della pattuglia acrobatica in una gara di velocità tra la regina delle piste e i re dei cieli.
Quando Gilles nel 82 vola via il mito della 27 rossa diventa leggenda.
Orfana del suo artista la Ferrari decide di rimpiazzarlo con Tambay. Il francese sento il peso della responsabilità a calarsi in quell’abitacolo, i tifosi vogliono dal lui emozioni e il transalpino prova a ripagarli arrivando a regalargli una vittoria in Germania quando la Ferrari era precipitata nell’ennesima tragedia dovuta al grave incidente di Pironi.
Nonostante lo stile di guida di Tambay sia lontanissimo da quello di Gilles a Imola, nel 1983 , onora la memoria dell’amico scomparso con una splendida vittoria. La condotta di gara del francese non è certamente alla Villeneuve, ma è bravo ad essere al posto quando il leader Patrese esce di pista regalandogli la testa della gara.
Nonostante la vittoria, la Ferrari non capisce il francese che, nel corso della stagione è protagonista di qualche polemica di troppo e a fine stagione la Ferrari lo sostituisce con Alboreto.
L’italiano, un fuoriclasse, rende omaggio a Gilles vincendo a Zolder, il circuito che vide il volo finale del canadese, dimostrando che il mito della 27 rossa è tutt’altro che sopito.
L’anno seguente l’italiano sfiora il titolo regalando prestazioni degne del numero che porta sul musetto come la vittoria in Canada quando sembra che dietro a questo successo ci sia il definitivo passaggio di consegne con Gilles.
Sfumato il sogno mondiale, Alboreto e il numero 27 cominciano una parabola discendente inaccettabile per il simbolo della combattività.
Il Drake, affezionato a Michele, ma da sempre alla ricerca di piloti “cavallereschi”, ingaggia Berger.
L’austriaco si cala nell’abitacolo della 28 e in pista sembra una 27 2.0, mettendosi in mostra con prestazioni all’arma bianca e conquistando il ruolo di prima guida battendo Alboreto in pista. L’austriaco a Monza conquista nell’88 una vittoria che omaggia la memora del Drake scomparso da poche settimane.
Ma il 27 chiede spazio! A sostituire il pilota milanese, ormai demotivato, arriva Mansell che col varo della nuova Formula 1 a motori aspirati, porta la rossa 27 nuovamente nel cuore dei tifosi vincendo la gara d’apertura il Brasile e caratterizzando la stagione con prestazioni coraggiose ma anche con errori improbabili .
Finita la stagione 89 il 27 emigra sul musetto di Senna. Negli anni passati il brasiliano aveva indossato il 12, numero che ,insieme al 27, lo aveva accomunato a Gilles.
Con il 27 sul musetto, il brasiliano rende immortale il numero conquistando un discusso titolo mondiale proprio ai danni della Ferrari di Prost.
Dal 91 al 95 il 27 torna a casa sulla Ferrari. Prost nel 1991 non lo onora con nessuna prestazione immemorabile, anzi verrà addirittura licenziato anzi tempo.
Dal 92 Alesi, tifosi di Gilles quando era ragazzino, eredita il numero e cerca di onorarlo al meglio rimanendo spesso vittima della pochezza delle monoposto di Maranello.
Nel 95, l’epopea del 27 finisce. la Formula Uno decide che non ci sarà più e Alesi, nel Canada di Gilles, saluta il numero con una vittoria.
Dal 2014 i piloti possono scegliersi il numero e il 27 torna saltuariamente senza suscitare emozioni o ricordi.
Per noi nostalgici di quegli anni sogniamo ancora una Ferrari con il numero 27 ma soprattutto la sogniamo vincente…