Ci sono giorni in cui ricordare fa capire quanto sia difficile dimenticare
Da 40 anni, l’8 maggio per i ferraristi di tutto il mondo è un giorno buio e cupo, che riporta alla mente un pomeriggio piovoso e la scritta in sovraimpressione della Rai con l’annuncio dell’incidente occorso a Gilles Villeneuve.
Nulla di strano, considerato che, da sempre, gli incidenti si erano succeduti nel corso della carriera del piccolo grande pilota, tanto da diventarne una caratteristica e regalargli il soprannome di “Aviatore”, a causa dei frequenti voli fuori pista!
La leggenda dell’Aviatore…che storia…iniziata con quel volo spettacolare nel corso del GP del Giappone del 1977 che diede inizio alla sua leggenda!
Gilles, l’intrepido, disposto a rischiare tutto per tutto, pur di guadagnare anche solo una posizione, era sempre riuscito ad uscire indenne anche dal più terribile degli incidenti.
Ecco perché, quell’8 maggio del 1982 i tifosi, inizialmente, non si preoccuparono tanto per il pilota, quanto per i danni alla macchina ed ai possibili problemi di schieramento in griglia per la partenza del giorno successivo.
Man mano che le ore passavano la realtà, purtroppo, prendeva forma: l”Aviatore”, il pilota Ancillotto dei circuiti, che sembrava immortale era in fin di vita all’ospedale e lo sgomento avvolse ed unì il mondo della F1.
Ma cosa ha rappresentato Gilles per la F1 e per i tifosi, tanto da farlo ricordare ancora con affetto e nostalgia a ben 40 anni di distanza dalla sua morte?
Non è stato un plurivincitore, non è stato un campione del mondo, eppure chi lo ha visto correre e chi lo ha potuto vedere anche solo nei filmati lo ricorda e lo sogna ancora.
Villeneuve emozionava, metteva il cuore nella sua guida.
È stato il simbolo del coraggio, della perseveranza, ma anche la dimostrazione di come una persona normale, un semplice pilota di motoslitte di modesta estrazione familiare, possa cavalcare un sogno e riuscire un giorno a domare il Cavallino più famoso del mondo.
Di fronte al Vecchio non si è mai sentito un passerotto, ma un gigante forte del suo essere e l’Ingegnere lo ha sempre amato, come quel figlio che il destino gli aveva sottratto nel lontano 1956.
Quando la Ferrari decise di adottare il motore turbo, Gilles fu l’interprete perfetto di questo nuovo modo di correre. Imparò a guidare limitando al massimo il turbo lag e, nel gran premio di Monaco del 1981, fu un istinto superiore a suggerirgli di superare l’arcigno Jones in prossimità di una curva, scatenando l’entusiasmo dei tifosi.
I suoi detrattori sprecarono fiumi di parole, minimizzando l’impresa del Canadese e riconducendola ai problemi di casa Williams.
Ma 21 giorni dopo Gilles, in Spagna, diede un saggio della sua classe impattando un plotone di 5 macchine per 66 giri, dove la più lontana si trovava a un secondo dalla Ferrari in prima posizione!
Chi ha avuto la fortuna di esserci, ricorda come Gilles accelerasse prima degli altri, controllando il sovrasterzo di potenza ed il sottosterzo in curva, con numeri di alta classe che, di fatto, hanno annichilito avversari del calibro di Laffitte e Reutemann.
La consacrazione di tanta classe la diede l’Ing Ferrari, quando arrivò nel 1981 a paragonare il Canadese a Tazio Nuvolari.
Gilles ripagò il Grande Vecchio con una prestazione eccezionale in Canada, ottenendo un terzo posto pur con l’alettone anteriore divelto ad ostruirgli la visuale, che, verso fine gara, addirittura si staccò lasciando la mitica n. 27 senza un pezzo di musetto.
Nel 1982 la Ferrari prepara una macchina eccezionale, la 126C2, che, dopo aver risolto qualche problema di “gioventù”, è pronta a candidarsi al titolo.
Come Tazio Nuvolari, che trovò in Varzi, soprannominato Didi, un avversario in squadra, Gilles a Imola trovò il suo Didi.
Pironi, detto Didi, si fece trascinare dall’ambizione e, lasciando da parte i sentimenti di amicizia e lealtà, all’ultimo giro batté Gilles, l’amico di sempre.
A Zolder, soli 15 giorni dopo, Villeneuve ci lasciava volando via, ma rimanendo per sempre impresso nella nostra memoria e nel nostro cuore.