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Ayrton Senna, la leggenda su quattro ruote

Numeri da far invidia: 3 mondiali, 41 GP vinti, 65 pole position ottenute su 162 GP totali. La morte prematura l'ha reso immortale per i tifosi

Il 21 marzo 1960, nasce a San Paolo del Brasile, Ayrton Senna da Silva, riconosciuto universalmente come uno dei piloti più forti che la Formula 1 abbia mai avuto

Ayrton Senna ebbe la fortuna di nascere in una ricca famiglia brasiliana, dove, con il fratello Leonardo e la sorella Viviane, potè godere di una educazione privilegiata. Papà Milton e mamma Neide avevano una fazenda in Brasile, e apprezzerà sempre il contatto con la natura soprattutto durante l’inverno, quando Angra dos Reis sarà il suo “buen retiro” a stagione conclusa.

La carriera del giovane pilota iniziò a 4 anni quando il padre gli regalò il primo go-kart;  anche se non aveva bisogno di correre per guadagnarsi il  denaro, Ayrton, coltivò da subito amore profondo per le corse seguendo con trepidazione, i gran premi in televisione. “Aveva una macchina giocattolo”, disse la sorella Viviane, “e imitava sempre con la voce il verso del freno e dell’acceleratore. Era un bambino vivace, che aveva tanta energia da buttare fuori”.

A 13 anni la prima vittoria in una gara ufficiale di kart. A 21 anni Ayrton si trasferì in Inghilterra per correre con le monomarca, dove in tre anni vinse cinque campionati, poi il debutto in Formula 1 con la Toleman, correva l’anno 1984. Ci era arrivato testando prima una Williams e una Brabham nel 1983.

QUEL POMERIGGIO A MONACO

Proprio con la scuderia britannica, a Monaco, nell’anno del suo esordio, Ayrton espresse uno dei suoi capolavori correndo sotto una pioggia torrenziale una gara perfetta, tutta all’attacco. Tutto faceva presagire a una rimonta sensazionale (era partito 13°), ma a pochi giri dalla fine la corsa viene arrestata per la troppa pioggia dal direttore di corsa Jacky Ickx.
Per il brasiliano arriva un secondo posto dietro la McLaren di Alain Prost , e la sensazione di aver impressionato tutti i proprietari delle maggiori scuderie. Sul podio però il volto di Ayrton è tutt’altro che disteso: sa che ha perso una grande occasione. Quando vincerà in Portogallo nel 1985 la sua prima corsa, sempre sul bagnato, dirà: “Qui in Portogallo c’era più acqua dell’anno scorso a Monaco. E non hanno sospeso la corsa…”

Considerate le risorse limitate della Toleman, l’anno seguente Senna firmò un contratto con la Lotus al fianco dell’italiano Elio De Angelis. Dal 1985 al 1987, Senna collezionò 6 vittorie, 16 pole position e 150 punti in tre anni, che gli valsero anche un terzo posto in classifica generale, proprio nell’ultima stagione con la Lotus. Come detto, il 21 aprile 1985 vince la sua prima gara in Formula 1, dopo essere partito anche dalla pole-position.

Nel 1988 il salto di qualità con il trasferimento alla McLaren-Honda. Proprio in quell’anno la scuderia di Woking vinse in totale 15 delle 16 gare, di queste, otto se le aggiudicò proprio il brasiliano, superando il compagno di squadra Alain Prost. Memorabile l’ultima corsa a Suzuka: il brasiliano sbaglia la partenza, perde diverse posizioni e poi opera una rimonta straordinaria, arrivando a superare il compagno di squadra e vincendo corsa e titolo Mondiale. Come nelle sue previsioni (le capacità di programmazione di Senna erano incredibili) ha vinto il Mondiale nell’anno in cui riteneva di poterlo fare, il 1988.

L’unica corsa che la squadra di Woking non si aggiudica è il GP d’Italia: Senna si scontra con un doppiato, Schlesser, ed esce di gara quando è ampiamente in vantaggio a pochi giri dal termine, lasciando strada alle due Ferrari di Berger e Alboreto, che mandano così in delirio l’autodromo monzese pochi giorni dopo la scomparsa di Enzo Ferrari.

FATTI SOTTO, ALAIN PROST

L’anno successivo Prost e Senna sono ai ferri corti. I piloti divennero protagonisti di una rivalità acerrima e a volte anche poco leale. L’episodio clou avvenne durante il Gran Premio del Giappone, penultima gara della stagione, con una classifica ancora aperta.

A Suzuka il pilota francese conquistò il titolo buttando fuori pista Senna alla chicane di Suzuka. A sei giri dalla fine, prima dell’ultima variante, le due vetture si scontrano, con Senna che azzarda una traiettoria interna per superare il rivale.
Mentre Prost si ritira, convinto di vincere (in caso di ritiro di entrambi sarebbe stato lui campione), Senna agita le braccia all’indirizzo dei commissari per farsi rimettere in pista e riprendere la corsa. Rientra in gara tagliando la chicane, fermandosi subito a sostituire il musetto danneggiato e riprendendo una forsennata corsa che lo porterà a raggiungere e superare Alessandro Nannini (nello stesso punto della collisione con Prost), e vincere la gara.

Per quel taglio di chicane, però, Senna viene squalificato e gli viene tolta per 6 mesi la superlicenza. Prost è campione del mondo e Nannini è il vincitore della corsa. L’episodio fece scalpore e portò a un ulteriore deterioramento dei rapporti già compromessi tra i due compagni di squadra. Senna accusa il presidente francese della FIA, Jean-Marie Balestre, odorando una profonda amicizia con Prost.

Per rendere pubblica l’ipotesi di una cospirazione di Balestre e della Federazione nei confronti del pilota brasiliano a vantaggio del francese e connazionale Prost, il direttore della McLaren Ron Dennis, alla vigilia del Gran Premio d’Australia 1989, ultimo appuntamento di quella stagione, decise di mostrare su un maxi-schermo in una sala d’albergo gremita di giornalisti, alcuni filmati che dimostravano chiaramente come tutti i piloti in circostanze di gara simili avessero fatto la stessa manovra di Ayrton senza subire penalità e di come il regolamento fosse stato manipolato solo per quell’occasione.

Nel 1990 Ayrton Senna restituì “il favore” ad Alain Prost, passato alla Ferrari dopo le polemiche dell’anno precedente, buttandolo fuori pista alla prima curva del circuito giapponese e vincendo così il suo secondo campionato del mondo. Ci impiegherà un anno per ammettere di averlo fatto apposta.
Il terzo titolo del pilota brasiliano, arrivò nel 1991, una stagione in cui espresse tutta la propria maturità e la propria ossessione per la perfezione. Sempre lo stesso anno, Ayrton venne soprannominato il “Re di Monaco per le sue 6 vittorie di cui 5 di fila.

IN UN’ALTRA DIMENSIONE

Ayrton Senna
© ayrtonsenna.com

Nel 1988 al GP di Monaco, Ayrton Senna stabilisce la pole in 1:23:1998. Un giro rimasto memorabile, perché il protagonista lo racconta così: “Ho capito di essere entrato in una dimensione che era ben oltre la mia comprensione cosciente. Nel 1988 a Monaco durante le prove avevamo le gomme da gara non quelle da qualifica, cosi la pressione degli pneumatici durava giro dopo giro. Non solo un giro. Ero arrivato ad un punto dove ero due secondi al giro più veloce del mio compagno di squadra che stava usando la stessa macchina e lo stesso motore. Ma improvvisamente mi resi conto che stavo andando troppo veloce. Che non c’era più margine per l’errore. Quando ho sentito questa cosa dentro di me, ho alzato il piede. Ad un certo punto il circuito non era più il circuito ma solo un tunnel. Ho detto a me stesso: oggi è un giorno speciale. Non uscire più in pista. Sei vulnerabile!”.

Ayrton era comunque consapevole dei rischi che correva, seppur Prost, nella infinita diatriba tra i due rivali, riteneva che “Senna si crede immortale perché crede in Dio”. La paura gli era necessaria per andare sempre più veloce; considerava le corse come una metafora della vita analizzando il proprio stile di guida per lavorare sul proprio io.

le auto di ayrton sennaDopo il GP del Portogallo 1993, la McLaren resta a Estoril a provare un nuovo motore. E’ il Lamborghini, concepito da Mauro Forghieri, che Senna testa in una vettura tutta bianca, senza sponsor. A fine test è entusiasta: con quel motore la casa di Ron Dennis potrebbe tornare a lottare per il titolo. L’accordo però non si trova, poiché la Lamborghini non è disposta a garantire i costi di sviluppo del propulsore. La McLaren per il 1994 sceglierà il motore Peugeot, e per Senna è la fine della sua avventura professionale più gratificante.

Ayrton Senna firma con la Williams, di patron Frank. Era quello che voleva: portare via la vettura ad Alain Prost, che alla fine di quel 1993 si sarebbe ritirato dalle competizioni. Il suo compagno di squadra sarebbe stato Damon Hill, sempre più al centro dei progetti della scuderia inglese.

TANTI PROBLEMI, SUBITO

Ma le cose sin da subito non vanno come Ayrton spera. A Silverstone prova la macchina per la prima volta a inizio ’94. Dopo il test, chiama il suo fotografo e amico Angelo Orsi: “Nevicava, non posso dirti come è andata. Ma una cosa te la posso dire: pagano il miglior pilota del mondo e mi hanno fatto un abitacolo dove se mangio un panino non entro più. Ho chiesto di rifare la macchina completamente”. Abituato a guidare con un volante di 30 centimetri, la FW16 ne ha uno da 26. Le nocche delle mani del pilota sfregano sempre sulla carrozzeria. Inoltre, il 1994 è l’anno di un importante cambio regolamentare: viene abolita l’elettronica, e le sospensioni attive che tanto avevano giovato alla Williams, tramontano. La macchina è sin da subito poco guidabile e poco performante.

Nelle prime due gara Senna stabilisce la pole, in Brasile e ad Aida, al GP del Pacifico. A Interlagos però finisce in testacoda nel tentativo di reggere il ritmo della Benetton di Schumacher, mentre in Giappone la sua gara dura solo pochi metri: ironia della sorte viene tamponato dalla McLaren di Hakkinen, e gli finisce addosso pure la Ferrari di Larini. Due ritiri, zero punti, mentre il rivale tedesco, astro nascente della nuova Formula 1 fa bottino pieno. A Imola, due settimane dopo il Pacifico, deve iniziare il vero Mondiale di Senna: una possibilità di riscatto su un circuito in cui ha già stabilito 7 pole-position e vinto tre volte.

UN WEEK-END DA INCUBO

Sarà un weekend da incubo per la Formula 1. Il venerdì Barrichello, con la sua Jordan, decolla sul cordolo prima della variante bassa, e si schianta contro le protezioni. La vettura si capovolge, e il brasiliano ne esce pressoché illeso, con un braccio lesionato e il volto leggermente ferito.
Il giorno seguente, in prova, Roland Ratzenberger, pilota austriaco che ha i soldi per gareggiare per soli cinque gare, perde l’alettone anteriore della sua Simtek e si schianta alla curva Villeneuve a 300 km/h, morendo 7 minuti dopo il trasporto all’ospedale.

Le prove vengono sospese e il tempo che Senna ha stabilito al venerdì, è quello con cui parte in pole.
Domenica 1° maggio 1994, i pensieri del campione sono totalmente in un altro mondo. Senna è turbato e la sera prima, nella suite 200 dell’hotel Castello di Castel San Pietro, il suo massaggiatore non ha nemmeno il permesso di fargli il consueto massaggio rilassante. Ai box della Williams c’è anche Alain Prost: al sabato, durante un collegamento con la tv francese per la quale Prost commenta la corsa, Senna lo saluta: “Volevo innanzitutto salutare il mio amico, il nostro amico, Alain. Ci manchi Alain“.

Alle 14 della domenica Senna parte in prima fila. Un incidente in partenza (JJ Lehto con la sua Benetton viene urtato da Pedro Lamy, e una gomma vola anche in tribuna ferendo quattro spettatori) costringe la direzione a far intervenire la Safety-Car. Dopo 6 giri dietro la macchina di servizio, la corsa riparte. Nel giro successivo, la Williams di Senna prende la tangente al Tamburello e si schianta a 200 km/h.

Sarebbero 300, ma Senna nel mentre è riuscito a fare due cose in un colpo solo: ha scalato due marce e tolto il piede dall’acceleratore. Ma il volante, non gira. Il piantone dello sterzo, lesionato e montato con superficialità e con materiale scadente, come appurato dalle perizie del processo, sarà la causa dell’incidente e della morte del brasiliano, che subisce una decelerazione importante che gli costa danni alla testa e al parietale nello specifico. Un braccetto della sospensione inoltre si stacca e si conficca nel casco del pilota. Ma non sarà questa la causa primaria del decesso.

DA IMOLA A SAN PAOLO

Alle 18,40 di quel primo maggio, la dottoressa Maria Teresa Fiandri dell’Ospedale maggiore di Bologna, dichiara la morte del pilota. L’ultimo pilota a morire in gara era stato Riccardo Paletti, in Canada, nel 1982. Elio De Angelis se n’era andato invece sulla sua Brabham nel 1986, ma nel corso di alcuni test al Paul Ricard.
Ayrton Senna se ne va a 34 anni, in testa all’ultima corsa della sua vita. In una intervista nel marzo di quel 1994, due mesi prima del fatale schianto, aveva confidato al giornalista Umberto Zapelloni che all’altezza del Tamburello (dove già Piquet, Alboreto e Berger rischiarono di rimetterci la pelle) gli sbalzi dell’asfalto erano molto dannosi, e si augurava che la pista fosse sistemata prima della corsa.

La Formula 1 cambierà marcia, decisamente. Si apre un processo mediatico frettoloso e superficiale, soprattutto da chi la Formula 1 non l’ha mai seguita. Schumacher si fa promotore di un cambiamento radicale della macchina, dei circuiti e delle regole, ma dice: “Inutile che ci dicano di fare presto. Non si può. Bisogna cambiare molte cose, ma ci vuole tempo perché questo accada”. Oggi, possiamo dirlo: grazie anche a quanto accaduto a Imola, purtroppo, la Formula 1 è decisamente più sicura di un tempo.

Nei giorni successivi, un ponte di lacrime unisce Imola a San Paolo. Leo Turrini, giornalista e amico di Ayrton e grande penna della Formula 1, viaggia sull’aereo della Varig che riporta la salma del brasiliano a casa. Per l’occasione, non viene fatta viaggiare nella stiva, ma vengono tolti dei posti nella cabina dell’aereo dove viene adagiato il feretro.
I funerali del brasiliano, che viene sepolto al cimitero di Morumbi, sono qualcosa di imponente. La partecipazione della gente è ancora più grande e accostabile solo a quando se ne andò un altro numero uno, al quale Senna fu spesso accostato, ossia Jim Clark. La star, il numero uno, colui che pareva immortale. Non lo è stato Ayrton, come non lo è nessuno di noi. Ma un giornalista brasiliano ebbe a dire: “la morte ha raggiunto Ayrton, ma nemmeno lei è stata in grado di superarlo”. 

I numeri di Ayrton Senna

3

Mondiali

41

Vittorie

80

Podi

65

Pole position

 

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Silvano Lonardo

Mi occupo di Digital Strategist. Appassionato di Formula 1, ciclismo, pallamano e Lego. Insegnante di nuoto e due volte papà.

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