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Chiamiamola “Peppina”

All’indomani del GP di Abu Dhabi dove la Ferrari ha dimostrato di essere ancora perdente, una ridda di voci si è alzata da Maranello per stigmatizzare la sconfitta senza nessun riferimento al fatto che la Ferrari perde costantemente dal 2008 anche se quest’anno almeno ha provato a “recitare” un ruolo da protagonista
Ma la Ferrari di oggi è degna del nome che porta? Ma soprattutto è veramente la discendente della rossa fondata nel ’29 da un visionario diventato presto un agitatore di idee?
A dirla tutta direi di no
Ho cominciato a seguire ll Ferrari negli anni ’70 e quella realtà era ben diversa da questa, intanto aveva dei capisaldi intorno ai quali l’azienda girava: Ferrari era team Principal e proprietario, Forghieri era il “deus ex” delle macchina e del reparto corse, Gozzi era l’interfono sulla stampa.
La stabilità era il caposaldo d tutto, ricordo ai lettori, che Forghieri ha creato dei capolavori ma anche delle macchine passate alla storia per la loro pochezza come la T5 ma, nonostante la mancanza di risultati il vecchio non faceva processi ma era vicino alla squadra col suo carisma ed era pronto ad assumersi la responsabilità delle scelte del reparto corse.
Dalle dimissioni di Mauro Forghieri fino all’avvento d Jean Todt la Ferrari è stata nel cuore di tutti noi anche se ha cominciato ad allontanarsi dal modello ideato dal suo fondatore.
L’era Todt ha riportato stabilità e punti fermi su cui basare una riorganizzazione.
Schumacher come pilota di punta, Brawn ingegnere che sapeva chiedere al pilota prestazioni eccezionali, Byrne alla progettazione che, grazie a un talento eccezionale, riusciva a creare delle “Rosse” che ben si vestivano sul suo pilota di punta.
Dopo un periodo di tempo lungo ma in linea coi processi organizzativi delle grandi aziende, la Ferrari è tornata dominante e il rosso non era solo un colore ma un modello da imitare.
Finita l’era Todt la Ferrari si è trovata impreparata alle nuove e sfide e l’architettura organizzativa era più rivolta al suo passato che al futuro. L’autoproclamazione di Sergio Marchionne a re assoluto non ha certo giovato, anzi ha trasformato la rossa in un’organizzazione orizzontale che ha dato alla Ferrari una debolezza, comparsa poi al nel momento della sua morte.
Nominare Binotto Team Principal è stata una scelta convinta o una necessità con la speranza d trovarsi in casa il nuovo Forghieri?

A questa Ferrari manca un vertice che conosca il mondo dell’automobile e soprattutto gli uomini, anzi l’avvicendamento annunciato al vertice del reparto corse non sarà altro che l’alibi per una nuova sconfitta.
Per questo che l’erede della Ferrari dei tempi d’oro potrebbe essere la Red Bull; cinica, spietata ma anche perfettamente immersa nel mondo delle corse, mentre questa Ferrari sarebbe meglio chiamarla “Peppina” almeno i buoni risultati saranno apprezzati e non ci sarà un passato che pesa come un macigno sulle decisioni finali.

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Federico Sandoli

Esperto di logistica e trasporti, sempre pronto a recepire le novità ed a proporre soluzioni operative innovative. Lettore accanito, con una passione particolare per la scienza, la medicina ed…i supereroi. Iscritto al Club Ferrari di Maranello dalla nascita, curo da sempre la mia passione per la Ferrari e la F1 in genere. Colleziono modellini che posiziono rigorosamente in funzione del periodo dell’anno e degli eventi legati a piloti e case costruttori e custodisco gelosamente alcune lettere autografe oggetto di uno scambio di corrispondenza con l’Ing. Ferrari.

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