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Christian Horner: quando l’ambizione ti mette le ali

Il britannico nasce il 16 novembre 1973 sotto il segno dei motori. Una vita costellata di successi con una smaniosa fame di vittoria

L’interessante biografia di Christian Edward Johnston Horner. Meglio noto come Christian Horner che nasce il 16 novembre 1973 a Leamington Spa, sotto il segno dei motori

La biografia di Christian Horner rappresenta l’interessante di una vita spesa tra i motori. Il nonno lavorava come responsabile degli acquisti presso la Standard Motor Company di Coventry, prima di fondare un’agenzia con il padre di Horner per la fornitura di componenti meccanici ai produttori di motori nelle Midlands inglesi. A dodici anni i suoi genitori gli regalarono il suo primo go-kart. Inizialmente Horner lo utilizzò per divertimento intorno ai campi che circondavano la sua abitazione, ma quando l’erba si dimostrò troppo scivolosa, suo padre acconsentì ad accompagnarlo in pista. Da quel momento in poi, la sua passione per la velocità divenne irrefrenabile.

Christian Horner 1997
© Christian Horner Official Instagram

Dopo aver iniziato la sua carriera agonistica nei kart e aver dimostrato le sue capacità in pista, nel 1991 si aggiudicò una borsa di studio per la Formula Renault. Nel 1992 gareggiò nel campionato britannico di Formula Renault con Manor Motorsport, terminando quella stagione come vincitore di una gara e come debuttante con il più alto piazzamento in griglia. La sua carriera continuò in Formula 3, vincendo altre gare prima di essere promosso alla F3000 nel 1996, partecipando al campionato britannico di Formula 2. Horner, durante questo periodo, riuscì a coniugare perfettamente la sua passione per le corse e il suo spirito manageriale. Difatti, nel 1997, a soli ventiquattro anni, fondò la scuderia Arden International, partecipando in veste di pilota e manager nella serie internazionale di F3000.

IL RITIRO DALLA GUIDA AGONISTICA

Interessante sottolineare come Horner riuscì a creare il proprio team grazie a una serie di prestiti, incluso uno da parte di suo padre. Convinse il fondatore della P1 Motorsport Roly Vincini ad assumere il ruolo di ingegnere di pista e acquistò un rimorchio di seconda mano per la squadra da Helmut Marko, allora uno dei suoi principali rivali in veste di manager in F3000. L’anno seguente continuò a gareggiare in F3000 e venne affiancato alla Arden dal pilota Kurt Mollekens. Al termine di quella stagione, capendo di non essere veloce come i piloti contro i quali gareggiava, la biografia di Horner sancisce il ritiro dalla guida agonistica all’età di venticinque anni. Così si concentrò sullo sviluppo del team Arden.

Per la stagione 1999 della F3000, Horner ingaggiò i piloti Marc Goossens e Viktor Maslov. L’organizzazione Prodrive di Dave Richards acquistò una partecipazione del 50% nella Arden per conto della compagnia petrolifera russa Lukoil, il cui capo era il padre dello stesso Maslov. L’anno seguente, Horner riacquistò la quota della Prodrive in Arden e Darren Manning firmò in sostituzione a Goossens per la stagione 2000-2001, collezionando due podi. Arden gareggiò nella F3000 italiana nel 2000 vincendo tre gare e finendo secondo nel campionato con Warren Hughes. Nel 2002, dopo la separazione con Lukoil, vennero reclutati due nuovi piloti: Tomáš Enge e Björn Wirdheim.

La squadra ottenne cinque vittorie (quattro per Enge, una per Wirdheim), ed Enge vinse il titolo quell’anno. Ma poi venne retrocesso a un misero terzo posto dopo un test antidroga fallito, consegnando ex post il titolo a Sébastien Bourdais. Nonostante questo, la Arden vinse il Campionato a squadre. Titolo che ottenne anche nella stagione successiva con l’accoppiata Wirdheim-Townsend Bell. L’ultima stagione della F3000 nel 2004, fu dominata dal pilota di punta della Arden, Vitantonio Liuzzi. Il supporto di Robert Doornbos ha contribuito ad assicurare sia il titolo Piloti che quello Costruttori con un ampio margine di scarto.

L’APPRODO IN FORMULA 1

La squadra vinse otto delle dieci gare di campionato di quell’anno, con Liuzzi che ne conquistò sette e Doornbos ne vinse una. Terminata la stagione 2004, Horner, che di sete di vittoria ne aveva ancora tanta, cercò la giusta opportunità per trasferirsi in Formula 1. Intavolò con Eddie Jordan diverse discussioni per l’acquisto della Jordan Grand Prix, terminate però con esiti negativi a causa di disaccordi sui costi troppo elevati. Ma, malgrado questa opportunità sfumata, nel gennaio 2005, Horner venne nominato team principal della Redbull Racing. Quest’ultima era una scuderia esordiente nella massima formula, nata dopo l’acquisto da parte della omonima società austrica di energy drink della Jaguar F1 team.

Nonostante sia stato nominato solo otto settimane prima dell’apertura della stagione del Gran Premio d’Australia, la squadra partì bene sotto la sua guida. Infatti i piloti David Coulthard e Christian Klien ottennero un quarto e settimo posto nel GP di Australia. Così totalizzarono 34 punti per la squadra rispetto ai nove conquistati da Jaguar l’anno precedente. Horner ebbe un ruolo chiave nel reclutamento di Adrian Newey, noto ingegnere aerodinamico, annunciato come direttore tecnico della scuderia nel novembre del 2005. Il 2006 fu un anno di transizione: quando Newey iniziò a lavorare alla Red Bull nel febbraio di quello stesso anno, la vettura (la RB2) era già stata progettata.

LA SCALATA DI RED BULL VERSO IL SUCCESSO

Inoltre la squadra era passata dai motori Cosworth ai motori Ferrari, surriscaldati e inaffidabili. Tuttavia, il team conquistò il suo primo podio al Gran Premio di Monaco. In tale occasione Horner si tuffò in una piscina indossando solo un mantello di Superman per festeggiare. Il 2007 vide la nascita della RB3, la prima auto concepita da Newey, e l’arrivo dei motori Renault. La squadra però continuò a soffrire di problemi di affidabilità, infatti collezionò quattordici ritiri e un solo podio. L’anno successivo, la scuderia si migliorò, tanto da piazzarsi al settimo posto nel campionato costruttori.

Christian Horner Helmut Marko
© Red Bull

Il team ottenne un ottimo secondo posto nel campionato costruttori 2009, con i piloti Sebastian Vettel e Mark Webber che cumulativamente totalizzarono sei vittorie. Nel 2010, il team vinse il suo primo campionato costruttori con una gara di anticipo. Sebastian Vettel, pilota di punta della scuderia, vinse il campionato piloti nell’ultima gara della stagione, diventando così il più giovane campione del mondo nella massima formula. Ma non fu solo il pilota tedesco ad abbattere un record durante quella stagione. A soli 36 anni, Horner diventò il più giovane team principal a vincere il campionato costruttori di Formula 1.

Christian Horner 2010
© Red Bull

Nel 2011, la squadra vinse il secondo campionato costruttori con tre gare di anticipo. Sebastian Vettel si laureò nuovamente campione del mondo e Horner divenne così doppiamente il più giovane team principal nella storia. La coppia Redbull Racing-Vettel continuò a fare faville: l’anno successivo il risultato fu sempre il medesimo e così anche per la stagione 2013. In quell’anno la Red Bull Racing vinse il suo quarto campionato costruttori del Circus consecutivo, mentre Sebastian Vettel vinse il suo quarto campionato piloti. Nello stesso anno Horner venne nominato dalla regina Ufficiale dell’Ordine dell’Impero Britannico (OBE) per i servizi resi al Motorsport.

Christian Horner Sebastian vettel
© Red Bull

IL DOMINIO PERSO, MA LA CORSA VERSO LA VITTORIA NON SI E’ ARRESTATA

A partire dal 2014, con l’avvento del motore ibrido, la Red Bull perse il suo dominio in griglia a favore della scuderia Mercedes, capitanata da Torger “Toto” Wolff. In quell’anno anche il pilota tedesco che così tanto aveva ottenuto con la scuderia austriaca, firmò un contratto pluriennale per la Ferrari. Nel corso di questi ultimi quattro anni, nonostante diversi problemi di affidabilità delle monoposto che molto spesso compromettono le gare dei piloti della scuderia e cambi di sedili, talvolta anche molto repentini, la corsa della Red Bull verso il gradino più alto del campionato costruttori è tutt’altro che arrestata.

Al momento il team austriaco è la seconda forza in griglia con un primo pilota, Max Verstappen, talentuoso e capace di riportare la scuderia ai suoi vecchi fasti. E Christian Horner, da uomo vincente e team principal risoluto, farà di tutto affinché sugli scaffali della fabbrica della Red Bull Racing a Milton Keynes ci sia, prima o poi, un trofeo in più. Horner avrà sicuramente voglia di arricchire di ulteriori successi la sua già tanto blasonata biografia!

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Alessia Gastaldi

Mi chiamo Alessia, ho 25 anni e frequento la facoltà di giurisprudenza all’università Statale di Milano. Innamorata dei motori da quando sono bambina, sogno di diventare una giornalista sportiva, per raccontare le storie dei protagonisti che hanno scritto e scriveranno la storia del motorsport.

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