Cinque Gran Premi di Gran Bretagna da non dimenticare
Ardua scelta... su 72 edizioni quali le più interessanti?

Scegliere i cinque gran premi di Gran Bretagna più belli tra i settantadue disputati è un compito non facile. In terra d’Albione la Formula 1 ha sempre corso (primato condiviso col Gran premio d’Italia) e quindi la selezione è complicata anche solo per il numero. In più le caratteristiche delle tre piste che si sono alternate nell’ospitare l’appuntamento britannico hanno spesso favorito l’incertezza.
Sia il circuito ricavato nell’ippodromo di Aintree (solo tre edizioni), che quelli permanenti di Brands Hatch e ovviamente Silverstone si sono sempre rivelati selettivi per macchine e piloti. E non meno spettacolari. E allora ripercorriamo l’albo d’oro del Gran Premio di Gran Bretagna alla ricerca di emozioni indelebili, scusandoci in anticipo per dover forzatamente trascurarne alcune.
Gran Premio di Gran Bretagna 1951: primo successo di una Ferrari
Nel 1950 il Gran Premio di Gran Bretagna inaugura la stagione. E’ quindi il primo gran premio di Formula 1 della storia. Ma noi scegliamo quello dell’anno successivo, perchè per i tifosi italiani rappresenta la nascita di un mito. A Silverstone, sabato 14 Luglio, al nono tentativo la Ferrari vince il suo primo Gran Premio. A portare a casa l’alloro non è Alberto Ascari, ritiratosi a due terzi di gara, bensì l’argentino Froilan Gonzalez, che batte Fangio su Alfa Romeo e Villoresi, anche lui su Ferrari.

In pochi pensano che il successo di “El Cabezon” (soprannome di Gonzalez, abbastanza appropriato viste le foto d’epoca del corpulento pilota sudamericano) sia l’inizio del mito del Cavallino in Formula 1. Ad Enzo Ferrari però esce dal cuore una frase rimasta famosa. “Oggi ho ucciso mia madre”, penserà il Commendatore, visto che per la prima volta una sua vettura batte un’Alfa Romeo, casa per cui aveva corso da pilota e a cui si era appoggiato all’inizio della sua avventura da costruttore.
Silverstone 1958: la malinconia dell’ultima vittoria di Collins
Il Gran Premio di Gran Bretagna del 1958 sarà ricordato per una di quelle fatali coincidenze che rendono la formula 1 uno sport talvolta crudele. L’antefatto è di due anni prima. A Monza, nel 1956, Fangio vince il suo quarto titolo mondiale guidando una Ferrari. E lo fa grazie al sacrificio di Collins, suo compagno di squadra. L’inglese dopo il ritiro dell’argentino rinuncia alle sue (poche per la verità) speranze di vittoria lasciando la vettura al compagno di squadra (all’epoca si poteva fare). Gli permette così di arrivare secondo e tenersi alle spalle Moss in classifica generale.

Dirà Collins: “Sono giovane, avrò altre occasioni. Juan è invece alle ultime stagioni della sua carriera”. Enzo Ferrari non poteva che amare un pilota così. Un pilota che, appunto, nel ’58 vince a Silverstone e si rilancia nel mondiale, portandosi in classifica alle spalle di Hawthorn e Moss. Destino vuole che due settimane dopo il ventiseienne Peter muoia al Nurburgring. E che il Gran Premio di Gran Bretagna diventi non solo quello della sua ultima vittoria ma anche l’ultimo prima del suo decesso.
Nel diluvio del 1975 spunta Fittipaldi. Ma alla Club è una carneficina di macchine
Fra i gran premi di Gran Bretagna, quello del 1975 brilla nella storia di Silverstone per una caratteristica tutta britannica. Quella del classico pomeriggio in cui il cielo si diverte a rovesciare sulle teste degli inglesi una bella serie di “showers”. Inutile dilungarsi sulla cronaca della gara. Basti dire che sono ben sette i piloti ad alternarsi in testa alla corsa. Ora favoriti ora svantaggiati dall’aver montato gomme adatte ad una pista che cambia ad ogni giro a causa degli acquazzoni.

Chiaro che il risultato è un terno al lotto, e il fortunato vincitore sarà alla fine Fittipaldi, al suo ultimo successo in Formula 1, prima di imbarcarsi nella fallimentare attività di pilota-costruttore. Il brasiliano campione in carica viene classificato vincitore, unico a pieni giri. Per il semplice motivo che quasi tutti gli altri si sono ammucchiati all’esterno della curva Club, dove i commissari devono soccorrere i piloti usciti di pista e scansare le vetture che di tanto in tanto fanno la stessa fine. Una situazione se si vuole abbastanza comica, se non fosse per il pericolo che qualcuno si ferisca gravemente.
La furbizia di Ross Brawn e la vittoria di Schumi… dai box
Un’altra Silverstone bagnatissima fu quella del 1998. Bagnatissima e incerta fino all’ultimo. E’ l’anno del duello McLaren – Ferrari, Hakkinen contro Schumacher. E anche nel Gran Premio di Gran Bretagna va in onda la solita musica. Il valzer tra il finlandese e il tedesco viene interrotto da una safety car a pochi giri dalla fine.
Alla ripartenza Hakkinen è tradito dall’asfalto bagnato ed esce di pista lasciando il comando all’avversario. Il quale però ha appena operato uno sbadato sorpasso in regime di bandiera gialla, e si vede affibbiare a tre giri dal termine uno stop and go, che gli costerebbe la vittoria.
Nella disperazione del box Ferrari ci vuole tutta la furbizia, freddezza, astuzia (chiamamola come vogliamo) di Ross Brawn per trovare la soluzione. Michael ha, per regolamento, tre giri per scontare la penalità. Quindi può entrare ai box proprio all’ultimo giro, attraversare la linea del traguardo nei box e poi fermarsi a scontare la penalizzazione. Ma a gara già conclusa! La Mclaren presenta un reclamo, ma alla Federazione non resta che riconoscere la genialità del manager del Cavallino e ufficializzare il risultato.
Per Michael la nemesi arriverà l’anno dopo, con il famoso incidente alla Stowe che gli costerà il mondiale del ’99. Ma questa è una di quelle storie, sempre legate a Silverstone, di cui purtroppo dobbiamo rimandare il racconto ad un’altra occasione.
Barrichello nel caos del Gran Premio di Gran Bretagna 2003
Pochi anni dopo Silverstone avrebbe regalato ai ferraristi un’altra gioia terribile, al termine di una gara che definire caotica è poco. Per inciso Barrichello ha già vinto con la Ferrari un gran premio molto anomalo. A Hockenheim nel 2000 il brasiliano ha approfittato dell’ingresso a bordo pista di un dipendente Mercedes per beffare le McLaren di Hakkinen e Coulthard, e conquistare il primo successo della carriera.
Nel 2003 la Ferrari ha nuovamente una macchina competitiva, ma per Schumacher Raikkonen e Montoya sono avversari molto pericolosi. Le prove regalano la pole a Barrichello, mentre il capo squadra non va oltre la quinta posizione. Alla partenza prevale Trulli, e le Ferrari sembrano in difficoltà.

Ci pensa un certo Cornelius Horan, ex sacerdote irlandese con dei cartelli in mano e le rotelle non tutte a posto a scombinare la classifica. Agghindato con abiti improbabili il sacerdote passeggia per l’Hangaar Straight mentre passano le vetture a trecento all’ora e regala attimi di puro terrore a spettatori e piloti. Safety car, convulse soste ai box, rimescolamento totale della graduatoria.
Dopo il caos Barrichello trova l’ispirazione, sorpassa tutti e raccoglie una splendida vittoria, difendendo indirettamente la prima piazza di Schumacher nella classifica del campionato. E alimentando la tradizione che quando qualche scriteriato entra in pista alla fine la vittoria la raccoglie proprio lui, povero brasiliano condannato al ruolo di scudiero.
Storie di Gran Premi di Gran Bretagna, con la certezza che saranno ancora molte le pagine che Silverstone aggiungerà al libro della Formula 1.