Elio De Angelis: Sliding Doors
Colto, bello, dai modi nobili, questo ragazzo, figlio di un ex campione di motonautica, arriva all’automobilismo dimostrando una particolare predisposizione.
Dopo essersi imposto nel GP di Monaco di F3 del 1977, il circus comincia ad interessarsi a questo romano di bell’aspetto e dai modi similari a un lord inglese, che in pista si trasforma dimostrando grinta e classe immensi.
Dopo diversi tentennamenti da parte dei team inglesi, Ferrari decide di convocare l’italiano e per inserirlo nel programma giovani.
Quando Gilles Villeneuve lamentò una malattia esantematica, gli orecchioni, sembra che il destino avesse voluto appoggiare le sue scelte. Ferrari chiamò Elio De Angelis, gli fece provare la famosa 312-T3. Il romano riuscì a girare quasi più velocemente di Villeneuve e si candidò a correre al posto del canadese.
Proprio quando sembrava essere una formalità la partenza per gli Stati Uniti, Villeneuve guarisce e il povero De Angelis viene girato alla Minardi, allora scuderia di F2, per rimanere nell’orbita Ferrari e poter brandire il volante più ambito della categoria.
Villeneuve però alternava prestazioni tra luci e ombre ed il Drake, sconcertato, convoca nuovamente De Angelis. Accompagnato dal padre arrivarono a Maranello sicuri dell’investitura tanto ambita. Davanti al Drake, Elio si sente offrire un posto alla Surtees, scuderia di ultima fascia, valida per l’apprendistato, temibile per il rischio di bruciarsi per colpe non proprie.
Il padre di De Angelis, cerca di dissuadere il figlio di accettare. Ferrari non batte ciglio. generando nel suo intimo una certa antipatia col padre del ragazzo. De Angelis torna in F2 senza nessuna assicurazione per il futuro.
Per il giovane De Angelis la Ferrari restò un rimpianto. Riuscì a debuttare in F1 con la Shadow ma chissà cosa abbia pensato quando venne affiancato dalla 312-T4 di Villeneuve, intento a doppiarlo durante le gare del 1979.
Tuttavia, nonostante la Shadow non potesse certo permettere nessuno slancio, un altro occhio fino nota il ragazzo: Colin Chapman.
La trattativa non si dimostra proprio facile. La Shadow pretende un congruo indennizzo economico come penale per lasciar libero l’italiano. Chapman , dal canto suo, prima sembra desistere poi paga la penale e riese ad assicurarsi De Angelis per la stagione 1980.
Un curioso aneddoto volle che per la stagione 1980 la Lotus non versò nessuno stipendio al giovane De Angelis, come indennizzo della somma versata alla Shadow. Sulla Lotus, non più la scuderia invincibile di qualche anno prima, De Angelis non sfigura, anzi. riuscirà a trascinare anche il suo capo squadra Mario Andretti nel dubbio se accettare di correre in America o continuare a dividersi tra Indy e F1.
Nella stagione 1980, comunque, De Angelis si classifichera settimo, molto davanti ad Andretti entrando, ormai, anche nel cuore di Chapman. Il patron della Lotus sognava di vederlo vincere su una 88, forse la sua creatura più geniale, che la FISA metterà fuori legge tarpando le ali ai sogni di entrambi.
Nonostante le amarezze, Elio riuscirà a tirare fuori il meglio dalla nuova Lotus 87 e nel 1981 si piazzerà ottavo con tante speranze per l’annata successiva.
Con la Lotus 91, nella stagione 1982, De Angelis riuscìra a dare a Chapman la sua ultima vittoria infatti qualche mese dopo il carismatico patron inglese sarebbe morto per un attacco cardiaco. Sul podio del GP d’Austria l’italiano era felicissimo ma era conscio che il futuro sarebbe stato difficilissimo. I motori turbo stavano iniziando a dominare la categoria e la sua Lotus disponeva di un Cosworth aspirato che era si affidabile ma ormai troppo poco potente.
Orfana di Chapman, la Lotus cerca di tornare al successo sposando i motori Renault turbo. Dopo un anno di apprendistato la squadra si presenta nel 1984 con la volontà di tornare a vincere. Alla prima gara l’italiano ottiene la pole-position e nel corso dell’anno, la sua costanza di risultati lo porterà al terzo posto assoluto in classifica, battuto solo dalle imprendibili McLaren-TAG Porsche.
Per la stagione 1985 la Lotus voleva di più. Con Ducarouge alla guida tecnica, la squadra realizza una macchina bellissima dotata di un motore decisamente all’altezza, l’unico vero avversario dell’italiano si riveleranno la Ferrari e… il suo compagno di squadra.
Infatti al suo fianco per quella stagione la Lotus decide di ingaggiare la stella nascente della F1, Ayrton Senna.
Peter Warr – subentrato a Chapman come team principal non aveva mai amato il nostr opilota , e si concentra a fare maturare il puro talento del brasiliano, dimenticando che fino all’appuntamento del Canada di quell’anno fu proprio De Angelis ad essere stabilmente in testa alla classifica, davanti anche alla Ferrari di Alboreto.
Mentre noi italiani stavamo pregustando una sfida tutta italiana tra le due grandi della categoria, proprio in Canada, mentre la Lotus era in pole-position, Elio De Angelis capisce che la sua squadra preferiva perdere con Senna piuttosto che vincere con lui.
Sulla sua Lotus infatti fu montato un motore sgonfiato, quello di Senna della corsa precedente, e nonostante le resistenze del romano agli attacchi della Ferrari, dopo metà gara De Angelis dovette alzare bandiera bianca e lasciare la vittoria alla rossa di Alboreto. La gara del Canada segnerà la rottura definitiva con la Lotus con la quale nel corso della stagione non riuscì – o non volle – ad ottenere ulteriori risultati di rilievo.
Ben prima della fine della stagione Elio de Angelis, rimane ammaliato dal progetto della Brabham BT55, definita “la sogliola”, e firma il contratto per la stagione 1986. Quella annata sarà però un continuo collezionare di pessimi risultati. La Brabham non si rivela all’altezza e il nostro italiano non riesce ad adattarsi a quel telaio che spesso lo obbligava a peripezie per delle posizioni di bassa classifica.
Dopo un anonimo GP di Montecarlo, la squadra lo convince a partecipare a una serie di test in Francia al posto d Patrese.
Convinto che sarebbe riuscito a indicare alla squadra la direzione giusta dello sviluppo Elio accetta con entusiasmo.
Durante il test in pieno rettilineo si staccò l’alettone posteriore. Elio De Angelis finì fuori strada e rimase avvolto, senza possibilità di scampo, dalle fiamme sprigionate dalla macchina.
Fa ancora male al cuore rivedere quelle immagini. Fa male soprattutto pensare che quel giorno il destino avrebbe indirizzato Elio all’immortalità di questo sport.