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Ernesto Brambilla, il figlio di un meccanico che amava le corse

Ernesto Brambilla, il monzese che amava le corse, da tutti conosciuto come “Tino”. Scomparso, nella sua città, il 3 agosto 2020, Brambilla gareggiò con moto e monoposto, prima di tornare a lavorare nella sua officina. Proprio in quel luogo, il padre, negli anni della sua giovinezza, lo fece crescere tra motori di tutte le tipologie. Nato, come anzidetto, a Monza il 31 gennaio del ’34, Tino era il fratello di Vittorio Brambilla, pilota che, in Austria nel 1975, riuscì a vincere una gara di Formula 1 a bordo della March.

Nonostante la sua carriera fu meno illustre di quella del fratello, va ricordata ancora oggi per l’impegno e la passione che Tino sfoderava quando scendeva in pista. Brambilla si affacciò al mondo delle corse abbastanza tardi per gli standard, intraprendendo a diciannove anni un percorso sportivo sulle due ruote. Nel corso della sua carriera, il giovane monzese riuscì a vincere alcuni titoli italiani, per poi debuttare, nel 1959, nel campionato del mondo, come pilota MV Agusta nella categoria 350cc.

LA CARRIERA DI ERNESTO BRAMBILLA, TRA MOTO E MONOPOSTO

Enzo Ferrari con Ernesto Brambilla
© Getty Images

In occasione della gara d’esordio, Tino si mise in mostra con un bel terzo posto al Gran Premio di Germania a Hockenheim, risultato che rappresenta il suo miglior acuto in tutta la carriera nel Motomondiale.

A inizio anni Sessanta, esattamente nel ’63, Brambilla si “trasferì” nel mondo delle monoposto. L’esordio, per il monzese, non fu fortunato: quell’anno, infatti, mancò la qualificazione nel Gran Premio di casa. Il pilota guidava una Cooper motorizzata Maserati della Scuderia Centro Sud.

Tuttavia, nel corso dello stesso anno prese parte anche alle gare della Formula Junior per poi spostarsi, due anni dopo, in Formula 3, a causa della chiusura della categoria in cui stava correndo. Nel 1966 Tino riuscì a laurearsi campione italiano di Formula 3. Sfortunatamente, la carriera nelle quattro ruote del monzese annovera anche un momento orribile. Nel 1967, a Caserta, Brambilla venne coinvolto in un incidente dove Giacomo Russo, Romano Perdomi e Fehr Beat persero la vita.

Nel campionato europeo di Formula 2, il monzese conquistò, con la Ferrari, il terzo posto nella stagione 1968. Grazie alle prestazioni di quell’anno, il Drake lo notò, offrendogli anche l’opportunità di correre nella Classe Regina. Purtroppo, il passaggio non si concretizzò mai, in quanto il Cavallino Rampante offrì a Pedro Rodriguez l’unica vettura a disposizione. Tino tornò in Formula 2, dove gareggiò per altri quattro anni con March, Tecno e Brabham.

Ernesto Brambilla 7 aprile 1969
© Getty Images

Questa è la storia sportiva del “Gorilla di Monza”, soprannome dato da Enzo Ferrari sia a Ernesto che a Vittorio Brambilla, a causa del temperamento tosto e difficile. Il percorso di Tino è da ammirare, poiché fatto di sudore e sacrifici, peraltro principiato in un periodo storico dominato dall’incertezza. È bastata la volontà affinché Tino realizzasse il suo sogno, il sogno di sfrecciare in pista, in un modo dove la sicurezza non era ancora sviluppata, mentre i sentimenti resistevano ancora agli assalti della Tecnica.

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Amedeo Barbagallo

Catania, 2001. Studio Filosofia e curo un Blog. Collaboro con F1world. Sono l'autore del libro "I ragazzi che salvarono il mondo", Santelli Editore.

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