Eroi dei due mondi | Fernando Alonso

Un racer, un appassionato puro, un costante ricercatore di adrenalina formato quattro ruote: sono queste le definizioni che descrivono al meglio Fernando Alonso. Un pilota che nonstante la veneranda età di quasi quarant’anni continua a mettersi alla prova con qualunque mezzo e in qualunque condizione.
Che sia al volante di una Formula 1, piuttosto che di un prototipo LMP1 o di un veicolo per la Dakar è quasi irrilevante per lui. Per lui la vera sfida sta nel cercare, raggiungere, e perché no, anche superare il limite, sempre e comunque.
GLI ESORDI IN KART E I PRIMI TRAGUARDI
Sin dai primi anni in kart, Fernando ha iniziato a bruciare le tappe. Basti pensare che per correre nella categoria riservata ai 100 cm³, i suoi genitori furono costretti a chiedere una deroga per partecipare alle corse in quanto al di sotto dell’età minima per competere.
Ma il talento di questo ragazzo era evidente a tutti e cosi dopo una lunga serie di vittorie, nel 1998 Adrian Campos, recentemente scomparso, gli concede la possibilità di girare su una vera auto da corsa. Fernando impressiona Campos, che decide di mandarlo a correre la World Series by Nissan. Alonso vince il titolo e si aggiudica la possibilità di svolgere un test con la Minardi.
L’INCONTRO CON BRIATORE E I MONDIALI IN FORMULA 1
La svolta avviene nel 1999, quando lo spagnolo incontra nei suoi uffici di Londra, Flavio Briatore. Il manager piemontese sarà una figura fondamentale per la crescita di Fernando. E’ proprio lui a spedirlo in Minardi nel 2000 come terzo pilota, prima della promozione a titolare nel 2001 ed è sempre lui a chiamarlo con sè in Renault nel 2002. Nel 2003 all’età di appena 22 anni arriva la prima vittoria sotto il sole bollente dell’Hungaroring. Per molti è lo spagnolo l’erede al trono di Michael Schumacher.

Nel 2005 il cambio regolamentare mette in ginocchio la Ferrari ed esalta la Renault, mentre la McLaren fa i conti con un motore Mercedes del tutto inaffidabile. Alonso ne approfitta, diventando così il più giovane campione del mondo della storia, record battuto nel 2010 da Sebastian Vettel.
Nel 2006 la storia si ripete, ma stavolta è diverso, perché per aggiudicarsi il Mondiale, l’allievo Alonso deve superare il maestro Schumacher. Missione compiuta e così il 22 ottobre 2006 a San Paolo, Fernando festeggia ancora.
DAL 2007, TANTI SUCCESSI, MA NESSUN TITOLO
Nel 2007 avviene il passaggio in McLaren, ma i dissidi con un giovane Lewis Hamilton e con Ron Dennis rendono impensabile la permanenza a Woking. L’asturiano ritorna in Renault per due anni, fino alla chiamata della Ferrari. Nel 2010, un clamoroso errore strategico nella notte di Abu Dhabi regalano il titolo a Sebastian Vettel, vanificando tante magie e le cinque vittorie conquistate. Gli anni passano, le occasioni sfumano e così al termine di un terribile 2014 anche il matrimonio con Maranello finisce .
Il 2015 è l’anno del ritorno alla McLaren col rientrante motore Honda, con cui negli anni ottanta Senna e Prost avevano fatto la storia. I risultati dell’era turboibrida, però, non sono nemmeno lontanamente paragonabili a quelli di un tempo e l’intero team è allo sbando. Nel 2018, McLaren passa a Renault, i risultati migliorano, ma molto lievemente e così Fernando Alonso decide di fare i bagagli e andare alla ricerca di nuove avventure, non prima però di aver vinto la 24 ore di Le Mans con la Toyota.
OLTRE LA F1: FERNANDO ALONSO TRA LE MANS, DAKAR E INDYCAR
Dopo aver assaporato il brivido della velocità di Indianapolis nel 2017 ed aver vinto la prestigiosa gara francese, Alonso prosegue il campionato WEC con il team Toyota Gazoo Racing, trionfando ancora a Le Mans e aggiudicandosi il titolo finale. Ora alla mitica Tripla Corona (vittoria a Montecarlo, a Le Mans e a Indianapolis), di cui Graham Hill è l’unico detentore, manca solo la gara americana.
Alla prima apparizione nello storico ovale Fernando aveva impressionato tutti, quando da rookie aveva dimostrato un passo eccellente, salvo poi fermarsi a causa del cedimento del motore, guarda caso proprio Honda.
Ma la parola rassegnazione non esiste nel vocabolario di Alonso che nel 2020 si ripresenta in America cercando di agguantare finalmente il sogno della tripla corona. La scarsa competitività della macchina, però, lo relega nel fondo dello schieramento, rimandando a data da destinarsi l’impresa.
Il 2020, per il pilota di Oviedo, è anche l’anno del debutto nella mitica Parigi-Dakar. Per un pilota di Formula 1, abituato ad avere decine e decine di meccanici ed ingegneri al seguito, abituato a trasferte in hotel extra-lusso e a cene di gala con gli sponsor, la corsa nel deserto apre le porte ad un mondo inedito, più ruspante ma non per questo meno entusiasmante. Tra le dune Alonso si improvvisa anche meccanico guadagnando esperienza in terreni raramente esplorati da piloti abituati all’asfalto degli autodromi.
IL RITORNO DI FERNANDO ALONSO
Ora con un curriculum pieno di referenze e un background di esperienze decisamente notevole, Fernando Alonso si appresta a tornare in Formula 1, al volante della Alpine. Certamente il suo non è un carattere estremamente facile e non è solo un caso che nessun vero top team dopo la Ferrari lo abbia mai cercato.
Diciamo anche che negli anni lo spagnolo non ha risparmiato critiche nei confronti del circus giudicandolo scontato e con regole al limite del motorsport. Ma in fin dei conti lui è fatto così e quello il suo mondo, è lì che Fernando dà il meglio di se, è lì che Fernando si è consacrato tra gli dei del motorsport.