Dopo la deludente stagione ’86, l’ambiente a Maranello è cupo e la squadra delusa dai risultati, sente di doversi affidare al nuovo tecnico Barnard che con i suoi comportamenti bruschi ha il merito risvegliare la Ges dal torpore e ricaricare l’ambiente.
Il tecnico inglese non nutre delle simpatie nel reparto corse e nelle persone più vicine a Ferrari, Alboreto compreso.
Il pilota italiano è decisamente irritato con Barnard, reo di non considerare le sue doti di pilota e di preferirgli il nuovo arrivato Berger.
Il Drake è stato chiaro con tutti: il nuovo DT ha il compito di ristrutturare il reparto corse a qualunque costo quindi ha poco tempo di dedicarsi alla realizzazione della macchina 87 che viene affidata Brunner e al nuovo motoristia Jean-Jacques His.
Il team capeggiato da Brunner, realizza una macchina che non ha nulla in comune con la deludente monoposto 86.
Quando la Ferrari F1-87, questa la sua sigla, viene portata a Imola dove muove i primi passi, alla stampa da l’idea di essere una vettura molto compatta e filante, quasi una formula due.
Il motore, innovativo nella sua architettura, è accreditato di una potenza di 930 cv che dovrebbero garantire alla Ferrari di battersi alla pari con Williams McLaren e Lotus.
Le prime uscite della monoposto sono caratterizzate da diversi problemi che ridimensionano le ambizioni della Ferrari.
Nella seconda parte della stagione, il reparto corse vive un altro momento di tensione: Brunner, in aperto contrasto con Barnard, viene obbligato alle dimissioni e la responsabilità del team torna nelle mani del simpatico Harvey Postlethwaite che lavora subito ad affinare l’aerodinamica e a rendere affidabile il propulsore.
Con Postlethwaite al comando, la Ferrari sono stabilmente nelle prime posizioni e in Giappone, complice una macchina perfetta, Berger vince ridicolizzando gli avversari ripetendosi in Australia.
Le prestazioni in crescita suggeriscono ai tecnici Ferrari di utilizzare la F1-87 anche nella stagione 88, l’ultima per i motori sovralimentati.
Forte dei rilevamenti cronometrici fatti registrare nei test invernali, la F1-87 alla vigilia del mondiale 88 si sente pronta a giocarsi il titolo. Sfortunatamente sulla sua strada trova la McLaren Honda, monoposto talmente competitiva da trasformare la stagione 1988 in un trofeo monomarca.
Il segreto del successo della monoposto inglese è nella aerodinamica molto sofisticata e in un motore che, grazie alla raffinata elettronica, riesce a sfruttare al meglio ogni centilitro di benzina.
L’unica gara che sfugge al team inglese è il Gran Premio d’Italia, una corsa vinta dalla Ferrari che omaggia la memoria del proprio fondatore scomparso solo alcune settimane prima.
Il successo infonda alla scuderia italiana una rinnovata fiducia per la stagione 89, ma non cancella un mondiale partito coi migliori auspici e che, gara dopo gara, diventa disastroso.