A metà degli anni ’70 tutti i progettisti in Formula Uno avevano ormai capito l’importanza dell’aerodinamica e della downforce in Formula Uno.
La Ferrari, oltre all’aerodinamica, unisce anche l’importanza del motore e Forghieri capisce che per far funzionare al meglio il propulsore bisogna farlo respirare bene.
Il vulcanico ingegnere modenese modifica le prese d’aria in uso dalla casa di Maranello, inventando un cassone enorme definito “di calma” che svetta sopra la testa del pilota.
La monoposto dotata di cassone più iconica è stata sicuramente la Ferrari 312 T, caratterizzata sia dalla novità del cambio trasversale che da una presa d’aria di notevoli dimensioni che formava una vera e propria “camera di calma“.
Oltre che da una notevole “camera di calma”, la Ferrari 312 T è caratterizzata da una carrozzeria di notevoli dimensioni e da un’ala anteriore decisamente grande.
La presenza dell’air scope ha un forte impatto sull’ala posteriore, tanto che Forghieri, dopo aver fatto diverse prove a Fiorano con Lauda, capisce l’esigenza di produrre un alettone posteriore svergolato, ovvero con una minore incidenza al centro.
Dopo i primi successi dell’austriaco, i responsabili delle scuderie inglesi si sono convinti che il merito di tanta competitività fosse da attribuire all’enorme presa d’aria.
Le prestazioni della macchina, invece, non dipendono solo dall’air scope, ma sono il frutto di un perfetto mix tra air scope, alettone e cambio trasversale, abilmente condotte in pista da Lauda.
Le scuderie inglesi hanno fatto pressioni sulla federazione per modificare l’altezza dell’air scope.
Quando la Ferrari 312 T2 fa il suo debutto in pista, le convinzioni dei team inglesi si rivelano sbagliate: infatti la monoposto di Maranello, anche senza la grande presa d’aria e senza il grave incidente di Lauda, avrebbe rivinto il mondiale.