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Formula 1Monoposto

Ferrari 312 T5: cursum perficio

Durante la stagione 1979, la Ferrari capisce che la 312 T4, quarta monoposto della gloriosa serie T, è ormai arrivata al capolinea.
La vittoria in entrambi i campionati è frutto di un affidabilità senza precedenti e dell’immaturità dei progetti degli avversari che diventano pericolosi solo a fine stagione.
Per difendere il titolo, la scuderia italiana decide di utilizzare un evoluzione della T4, ma anche di studiare la possibilità di poter debuttare con un motore turbo entro il Gran Premio d’Italia.
L’erede della T4, la 312 T5, viene presentata alla stampa qualche settimana dopo la fine del mondiale e a colpo d’occhio e’ molto simile alla monoposto che l’ha preceduta.
Le differenze sono di dettaglio: il musetto è più spigoloso, le fiancate più squadrate e nel posteriore, la carenatura del vano motore si fonde a formare una pinna centrale.
Per poter competere con le Wing car inglesi, i tecnici Ferrari decidono di modificare l ‘architettura del motore boxer rendendo più strette le testate in modo da poter garantire alla monoposto gli stessi vantaggi delle concorrenti d’oltre manica.
Dopo i primi giri in pista, le speranze di vittoria di squadra e piloti, si rivelano vane: la stagione 80 diventera’ un lento calvario diventando una delle peggiori stagioni nella gloriosa storia della scuderia italiana.
Nelle prime gare gli spunti velocisitici di Villeneuve sono vanificati da problemi di lubrificazione che obbligano i motoristi a rivedere tutta l’architettura del dodici cilindri.

Una volta risolti i problemi al motore, emergono problematiche di natura aerodinamica, probabilmente legati alle modifiche al motore, che influiscono sulla tenuta di strada dove le minigonne risultano praticamente inutili.
Forghieri capisce che la galleria del vento in uso alla Ferrari non è più adeguata, infatti i dati ricavati una volta trasferiti sulla vettura vengono smentiti annullando il vantaggio delle minigonne che in taluni casi non riescono ad aderire all’asfalto impedendo alla monoposto di sfruttare l’effetto suolo.

Il Drake non accusa nessuno dei propri tecnici perchè capisce che a complicare le cose sono le gomme fornite dalla Michelin. La casa francese ha sposato in toto il progetto Renault col motore turbo, creando penumatici che potessero adattarsi a un propulsore sovralimentato, potente ma brusco nell’erogazione al contrario del Ferrari meno potente ma più progressivo.

A Maranello decidono di non prendere posizioni nei confronti della Michelin, infatti i tecnici italiani capiscono che l’evoluzione delle gomme potrà risultare utile allo sviluppo del futuro motore turbo che debutterà a Imola.
Nonostante gli interventi e le lunghe sessioni di test, la T5 continua ad essere vittima dei propri limiti riuscendo addirittura a demotivare il campione del mondo Jody Scheckter che a fine stagione decide di appendere il casco al chiodo.
Il capolinea della serie T obbliga Ferrari a varare il nuovo programma turbo per la stagione 81 dove il parigino Pironi sostituirà il sudafricano.
Ferrari vive di sfide e quella più grande e saper rifondare se stessi dopo una sconfitta.

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Federico Sandoli

Esperto di logistica e trasporti, sempre pronto a recepire le novità ed a proporre soluzioni operative innovative. Lettore accanito, con una passione particolare per la scienza, la medicina ed…i supereroi. Iscritto al Club Ferrari di Maranello dalla nascita, curo da sempre la mia passione per la Ferrari e la F1 in genere. Colleziono modellini che posiziono rigorosamente in funzione del periodo dell’anno e degli eventi legati a piloti e case costruttori e custodisco gelosamente alcune lettere autografe oggetto di uno scambio di corrispondenza con l’Ing. Ferrari.

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