Punte o spine?
L'annuncio che Hamilton diventerà un pilota della Ferrari porta alla ribalta l'annoso problema a Maranello. Con la memoria ritorniamo al 1974
L’annuncio a febbraio che Hamilton diventerà un pilota della Ferrari porta alla ribalta l’annoso problema a Maranello di come gestire una squadra con due punte.
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Con la memoria ritorniamo al ’74, con la Ferrari chiamata a riscattare la stagione ’73 a dir poco buia. Con Ferrari nuovamente al timone, un giovane Montezemolo come DS e Forghieri saldo nel suo ruolo specialmente dopo aver corretto la deludente B3 dell’anno precedente, in squadra entrano due piloti di sicuro potenziale: Regazzoni, pilota esperto e grintoso col “vizio” delle donne che tanto fa incuriosire il Drake, e un giovane austriaco di carattere freddo, quasi distaccato, ma con le idee molto chiare sul suo futuro.
Regazzoni si considera il capitano della Ferrari e sottovaluta l’austriaco che considera una seconda guida pronta a coprirgli le spalle.
Nonostante le speranze di Clay, Ferrari non ha assegnato nessun grado di capitano e lascia alla pista la decisione.
I caratteri dei due piloti sono diversi e non dipende solo dall’età: Clay, più maturo, decide di dedicarsi a delle chiacchierate frequentazioni femminili, su tutte la Carrà, mentre Lauda comincia a legare col giovane Montezemolo e assieme cominciano a far nascere la Ferrari del futuro.
L’austriaco, con ordine e talento, comincia a sviluppare la B3 con turni di prove estenuanti dando alla monoposto la sua impronta agonistica, molto distante dallo stile di Clay.
Oltre a passare diverse ore in macchina, Lauda è bravo a trasferire le sue impressioni di guida a Forghieri che le usa per sviluppare la monoposto.
In Spagna Lauda parte in pole e vince davanti a Regazzoni: la Ferrari è tornata!!!
A Monaco, dopo una promettente prima fila, tutti danno la Ferrari come favorita ma subito dopo la partenza Niki non ci sta a vedere il proprio compagno in testa e lo attacca come un avversario qualsiasi. Dai box nessun intervento, la scuderia di Maranello potrebbe dominare la gara, invece Clay, pressato dal compagno di squadra, sbaglia e si gira.
Lauda eredita il comando ma pochi giri dopo deve arrendersi col motore rotto mentre Clay riesce a strappare un misero quarto posto dopo una gara di rimonta.
Da Maranello l’unica reazione è accusare il ticinese di aver resistito a Lauda invece che farlo andare in fuga e raccoglierne la leadership al momento del ritiro.
A Clay è tutto chiaro: Lauda è l’uomo nuovo e dovrà essere lui a risollevare le sorti del cavallino.
Dopo aver perso il titolo nel ’74 e aver recitato da valletto nel ’75 con Lauda mattatore con la 312T, nel ’76 Clay consuma la sua “vendetta”. All’ultima gara al Fuji con Lauda ritirato per la troppa pioggia, Regazzoni ormai licenziato dalla squadra non ferma la rimonta di Hunt e permette all’inglese di vincere il titolo mondiale sull’austriaco per un misero punticino.
La coppia Lauda e Regazzoni avrebbe dovuto vincere tutto, invece ha portato a Maranello solo un titolo piloti, questo perché quando si hanno due punte in squadra bisogna saper gestire la loro “ansia di superamento” e obbligarli a fare gli interessi della squadra e non far diventare le gare un continuo duello personale che esalta l’ego ma fa perdere i campionati.
La storia del cavallino dimostra che questa lezione non è mai stata imparata: cominceranno ora?