Fiorano è famosa a tutti come “la pista della Ferrari”. Ogni anno gli appassionati avevano un appuntamento fisso; ritrovarsi tutti a Fiorano per vedere gli alfieri della scuderia provare le F1. Erano giorni di immensa gioia per i presenti, un secondo Natale.
La pista traboccava di appassionati che venivano a vedere le frecce rosse. Ascoltare il cuore Ferrari risvegliarsi dal sonno, la goliardica e feroce volontà del propulsore spaccava i cieli scuri con i loro minacciosi nuvoloni del mattino e lasciavano spazio ai primi raggi di sole.
Quei raggi di sole che scaldavano gli pneumatici delle vetture, l’asfalto freddo e scaldava anche le mani di chi con le reflex doveva mettere a punto la calibrazione delle ottiche, chi era fermo da ore in attesa cercava di scaldarsi con ogni mezzo. Ma Fiorano non è solo duro lavoro. Negli anni Novanta, con la coppia Alesi-Berger, il circuito assaporò momenti di limpida e sincera amicizia.
I due cavalieri della rossa erano a Fiorano per i test stagionali, normale amministrazione. Forse. Quel giorno il francese decise di fare uno scherzo…
“Ero in ufficio della Ferrari e sto leggendo i giornali, mentre ascoltavo Gerhard girare. Fece una sosta e venne a riposarsi accanto a me. Due parole, un caffè, qualche battuta sui tecnici. Fino a quando lui non dovette tornare in pista, così mi chiese di accompagnarlo ed io lo feci volentieri”, racconterà Alesi ricordando gli anni in Ferrari. “Utilizzammo la Y10 di Todt. Dopotutto le chiavi erano lì sul tavolo. Non c’erano problemi.”
Ma Alesi, da vecchia volpe, ebbe l’idea di fare uno scherzo a Gerhard. Dall’ufficio all’ingresso di Fiorano la distanza era breve. Alesi decise di affrontare la Via Gilles Villeneuve a tutto gas; il cancello della pista neanche lo vedono, Alesi aveva puntato l’auto di Berger, la sua Ferrari stradale. L’austriaco aveva capito le intenzioni del compagno di squadra e con audace astuzia fermò la corsa dell’impavido compagno di squadra e tirando il freno a mano a circa 10 mt dalla sua vettura.
Con questo gesto spietato riuscì a salvare la sua vettura, ma non quella di Todt. La Y10 si cappottò e iniziò a strisciare per centinaia di metri fino a quando non si fermò a pochi centimetri dalla monoposto in fase di riscaldamento dai meccanici. Un miracolo salvò la monoposto da quel gesto avventato. E anche i due avventati. Vennero fatti scendere dal bagagliaio. Illesi. Gli scudieri del cavallino rampante in un batter d’occhio misero la vettura alla sua normale posizione. Con ardita professionalità – che contraddistingue da sempre gli uomini del Cavallino – ripulirono il piazzale, raccolsero i cristalli sparsi ovunque e pulirono l’asfalto dalla vernice. La Y 10 venne subito occultata sotto ad un telo ed un attimo dopo si presentò il Presidente Montezemolo, insieme a Barnard e Todt.
“Tutto bene?” chiese il presidente Montezemolo con il suo raggiante sorriso. Alesi con un modesto e innocuo atteggiamento, risponderà di sì. Ma Gerhard interviene spiazzando tutti: “Tutto bene un bel niente! Alesì si è cappottato con la Y10 di Todt!”. Sprezzante fu lo sguardo del manager Ferrari verso Gerhard. I meccanici, invece, scoppiarono in una goliardica risata.
Traveler, are you coming to Maranello? Find the road to Fiorano where the big dream began. 🇨🇦🏁 pic.twitter.com/rnfmJBguf4
— Carsten Meier (@MeierCarsten) June 5, 2020