I sette piloti di F1 che hanno fatto ritorno nel Circus dopo aver visto la morte in faccia
Il ritorno di Robert Kubica al volante della Renault è solo l’ultimo di altri sette piloti che hanno dimostrato che un infortunio non ha posto alla loro carriera

Rivedere Robert Kubica al volante di una Formula 1 ha sicuramente fatto sognare non solo la Renault, che gli ha messo a disposizione prima le “vecchie” E20 del 2011 e poi la RS17 nei recenti test dell’Hungaroring, ma anche tanti appassionati del Circus iridato.
Il polacco, però, è solamente l’ultimo di alcuni altri piloti che hanno dimostrato che un infortunio, per quanto serio sia stato, non ha messo la parola fine alla loro carriera in Formula 1.
Il primo in ordine temporale è stato il grande Juan Manuel Fangio, che dopo il suo primo Titolo Mondiale nel 1951 non ebbe l’opportunità di replicare la sua impresa l’anno successivo, dal momento che il regolamento cambiò al punto che l’Alfa Romeo lasciò il Circus iridato, con la conseguenza che Fangio rimase senza un volante. In quella stagione, però, ebbe l’opportunità di correre in altre gare non valide per il Mondiale, e in una di queste, sul circuito di Monza, ebbe quel terribile incidente al collo che lo lasciò a piedi per il resto dell’anno.
Si riprese in tempo per il 1953, una stagione che terminò al secondo posto e che poi gli permise di continuare con altri quattro Titoli iridati.
Lo seguì Graham Hill: la carriera dell’inglese si sarebbe dovuta fermare già nel Gran Premio degli Stati Uniti del 1969, quando si ruppe entrambe le gambe e finì su una sedia a rotelle per il resto della stagione. Ma Graham era un tipo tosto e non era pronto ad arrendersi così presto: la sua determinazione gli permise di essere in griglia per il round d’apertura in Sud Africa del 1970, nel quale terminò sesto anche se dovette chiedere aiuto ai suoi meccanici per entrare nell’abitacolo.
Dopo quello che gli era successo, però, non era più il pilota di prima: a parte una vittoria in una gara non valida per il Campionato del Mondo in quel di Silverstone (1971), il massimo che riuscì a fare fu conquistare dei punti in qualche competizione occasionale.
Uno dei ritorni più importanti di tutti i tempi fu quello in cui si rese protagonista Niki Lauda: tutti si ricordano il suo spaventoso incidente al Nurburgring nel 1976, nel quale rimediò una serie di ustioni che gli bruciarono la faccia e gran parte del corpo. Nonostante ciò, il Campione austriaco tornò a guidare la sua Ferrari già dal successivo GP d’Italia, che terminò al quarto posto nonostante le bruciature agli occhi. Quell’anno arrivò in testa al Mondiale fino all’ultimo appuntamento di Fuji: in Giappone, però, pioveva così tanto che decise di ritirarsi, lasciando campo libero al suo rivale di sempre James Hunt. Si prese poi la rivincita vincendo nella stagione 1977, sempre con la Rossa di Maranello, e in quella del 1984 con la McLaren.
Il secondo inglese in questa speciale classifica di “illustri ritorni” è , rivale di Ayrton Senna fin dalla F3 britannica e al debutto in F1 nel 1984 come il brasiliano. Brundle, quell’anno, correva per la Tyrrell e fu capace di conquistare una sensazionale medaglia d’argento sul circuito di Detroit. Nella gara successiva di Dallas, però, rimase vittima di un brutto incidente in qualifica, andando a sbattere per ben due volte contro i blocchi di cemento a bordo pista. Con piedi e caviglie rotti, l’inglese rimase lontano dalle piste per tutta quella stagione, tornando a correre in quella successiva. Come per Hill, anche Brundle non era quello di prima: il crash del 1984 non gli avrebbe più permesso di frenare con il piede sinistro, ma nonostante questo riuscì a mettere in bacheca ben 9 podi per un totale di 98 punti.
Un altro pilota che non volle cedere al proprio destino fu Johnny Herbert: il britannico sarebbe diventato un grandissimo talento della Formula 1, se non fosse stato per quel devastante schianto del 1988 sul circuito di Brands Hatch al volante di una F3000 dove si ruppe entrambe le gambe. In ospedale i dottori gli dissero che non avrebbe più potuto camminare, ma dopo diverse operazioni multiple non solo tornò a correre, ma riuscì a trovare un accordo con la Benetton, grazie alla quale fu in griglia nel GP d’apertura del 1989. Grazie ai suoi sforzi e in preda a un dolore tremendo, fu capace di conquistare un impressionante quarto posto. Ma la sua riabilitazione era stata affrettata, e la sua scarsa condizione di forma si fece sentire nei circuiti più impegnativi. Per questo motivo, quell’anno, rimase poi a piedi, ma questo non lo fermò dal conquistare due vittorie sempre con il team di Flavio Briatore nel 1995, un altro successo con la Stewart nel 1999 e quel famoso trionfo nella 24 Ore di Le Mans con la Mazda nel 1991.
Dall’Inghilterra alla Finlandia, anche Mika Hakkinen è presente in questa speciale classifica: durante le qualifiche del GP d’Australia del 1995, sul circuito cittadino di Adelaide, una foratura portò la sua McLaren prima su un cordolo e poi dritta contro un muro a oltre 240 km/h. Il pilota perse subito coscienza e patì una frattura allo scheletro e alcuni danni al cervello, e solo una tracheotomia operata d’emergenza ai lati della pista lo scongiurò dal pericolo di morte. Dopo un lunghissimo recupero in ospedale, ritornò al volante per i test della stagione 1996: nonostante quel terribile incidente, il finlandese non aveva perso nulla della sua assoluta velocità in pista. E questo riuscì a dimostrarlo sia nel 1998 che nel 1999, quando diventò per ben due volte Campione del Mondo al volante della sua McLaren-Mercedes.
Felipe Massa è l’ultimo pilota che vi proponiamo: tutti ricordano cosa gli capitò nelle qualifiche del GP d’Ungheria del 2009 vero? Durante il suo giro lanciato una molla proveniente dalla Brawn di Rubens Barrichello impattò contro il suo casco, perforandolo e fratturando il suo cranio fino a quasi fargli perdere la vista. Posto immediatamente in coma, ritornò nel Circus iridato solamente nel 2010 grazie a una piastra di metallo posizionata in testa… ma come tanti altri non era più quello di prima. Il brasiliano, oggi ingaggiato dalla Williams, non è infatti più riuscito a vincere da quel GP del Brasile del 2008, nel quale perse per un soffio la sua possibilità di diventare Campione del Mondo…