Gerhard Berger: il tirolese volante
Uno spilungone austriaco, che ha il privilegio di essere stato l’ultimo pilota scelto da Enzo Ferrari, è tra i piloti del cavallino ad essere entrato maggiormente nel cuore dei tifosi della mitica rossa!
Di chi stiamo parlando?
Di Gerhard Berger naturalmente!
Simpatico e gioviale ha iniziato relativamente tardi a correre.
È grazie ad Helmut Marko, attuale manager della Red Bull ed ex pilota, che riesce a debuttare nelle macchine a ruote scoperte.
Il battesimo in Formula 1 avviene nel 1984 con l’ATS, l’anno successivo si trasferisce alla Arrows, dove ha modo di mettere in mostra ottime doti velocistiche.
Da quel momento il nome Berger entra nei taccuini dei direttori sportivi delle più importanti squadre.
Per la stagione 1986 si accasa alla Benetton.
Il Team è solido ed ambizioso e rappresenta l’ideale per poter fare il salto di qualità nella massima formula.
Con la Benetton si trova subito a proprio agio e conquista un ottimo terzo posto a Imola e, dopo una prima parte costellata da ritiri, in Austria ottiene la sua prima pole ed in Messico la sua prima vittoria, nonché la prima per il team italiano.
Per la stagione 1987 cede alle sirene d Maranello e si trasferisce alla Ferrari.
Col ritorno di un austriaco la Ferrari sogna!
L’ultimo fu Lauda che a Maranello portò un nuovo modo di lavorare sfociato in un titolo che mancava ben dal 1964….
Berger non è però Lauda.
Il pilota tirolese è meno preciso nel collaudare le macchine, ma può vantare un costanza tale da stare giornate intere a girare a Fiorano, fino alla definitiva delibera dei pezzi verificati.
L’ambiente di Maranello non sembra inizialmente favorevole per Gerhard Berger: tutti spingono Alboreto, pilota di punta della scuderia!
Sulla F187, l’arma mondiale della stagione 1987, dopo qualche piccolo problema di adattamento si rivela velocissimo e, spesso, riesce ad avere la meglio sul compagno di squadra.
Gerhard Berger, grazie al carattere aperto e gioviale, presto in sintonia con la squadra.
Si fece talmente ben volere che, si narra, anche lo stesso Enzo Ferrari si interessasse alle sue numerose fidanzate…
Dopo una fase centrale del campionato dove, nonostante fosse sempre nelle prime posizioni, colleziona solo ritiri, in Portogallo conquista una fantastica pole e manca la vittoria per un soffio.
In Giappone e in Australia porta la Ferrari sul gradino più alto del podio ad oltre due anni dall’ultima affermazione di Alboreto!
La chiusura della stagione 1987 ripropone la Rossa come la candidata al titolo per la successiva 1988, l’ultima dell’era turbo…
Ferrari decise che fosse sufficiente aggiornare la vettura ’87, mentre la McLaren mise in pista un capolavoro di monoposto.
Un tale gioiellino di tecnologia che permetterà ai suoi piloti, Prost e Senna, di giocarsi il titolo con una lotta fratricida che durerà l’intera stagione.
Solo a Monza, a poco più di un mese, dalla scomparsa di Enzo Ferrari, Berger conquista una vittoria!
Un modo meraviglioso per onorare la memoria del Vecchio.
La stagione 1988 sancisce, purtroppo, il divorzio tra Alboreto, poco a proprio agio sia con la macchina che con la direzione di Maranello, e la Ferrari.
A salire sulla monoposto è Mansell.
Sulla Rossa 1989 debutta il cambio elettroattuato.
La macchina è molto performante, ma ha proprio nel cambio il suo tallone di Achille: si rompe continuamente per tutta la prima parte del campionato….
Berger, a Imola, è vittima del suo peggiore incidente, reso ancora più drammatico dallo svilupparsi di un incendio che avvolge la monoposto…
Il circus rivive per un attimo Nürburgring e quanto occorso a Lauda…
La sorte per Berger è più magnanima che, grazie all’intervento del personale della cea, se la cava con ustioni leggere alle mani…
Superato lo choc per l’incidente e trovata l’affidabilità della monoposto, Berger conquista due secondi posti ed una vittoria in Portogallo!
A fine stagione lascia la Ferrari per approdare alla McLaren dove riuscirà a creare un sodalizio tale con Senna da andare oltre alla pista…
Dopo un triennio alla corte di Senna, nel 1993 torna a Maranello.
La scuderia è in piena ristrutturazione e si affida alle capacità dell’austriaco per sviluppare le sospensioni attive.
Il podio in Ungheria è l’unico risultato degno di nota.
I frutti del nuovo corso ferrarista cominciano a vedersi nel 1994.
La nuova monoposto rappresenta un notevole salto in avanti e con la versione B, l’Austriaco riporta la Ferrari, dopo quattro anni di digiuno, ad assaporare la gioia della vittoria.
La stagione lo vede terzo in classifica generale, tutto depone a far pensare che il 1995 sia l’anno della consacrazione.
Berger, con la 412 T2 riesce a conquistare sei podi ed una pole a Spa.
Nonostante i buoni risultati non se la sente di sviluppare il nuovo motore dieci cilindri e di fare da secondo a Schumacher, è così che, a fine stagione, si trasferisce alla Benetton dove resterà fino al 1997 quanto si ritirerà dal circus.
Gerhard Berger è stato un ottimo pilota, ma non un fuoriclasse.
La sua conoscenza del motorsport lo porterà a diventare un valente dirigente del DTM e, spesso, è consultato per risolvere i problemi della F1.