Gli “sliding doors” di Patrick Tambay
Nel 1977 Ferrari e la Ferrari si trovano a un bivio: il fuoriclasse degli anni ’70, Niki Lauda, in rotta con la squadra, ha già annunciato di andarsene e il doverlo sostituire rappresenta una montagna irta da scalare.Sul taccuino del Drake, ma non ancora nel suo cuore, appare il nome di Tambay. Il francese, di bell’aspetto e dai modi di fare da lord inglese, gli era stato raccomandato dalla Marlboro, le doti del francese venivano sminuite dalla McLaren, la scuderia che lo ha ingaggiato e che ne esalta le capacità di collaudatore.
In Inghilterra, quando ormai l’ingaggio è solo una formalità, in pista appare un piccolo canadese che al volante di una monoposto diventa un gigante. Ferrari sogna Nuvolari e nulla può impedirgli di averlo nelle sue macchine. Per Tambay il primo sliding doors della sua vita lo porta a perdere l’occasione della vita, il francese non demorde e continua con la sua carriera nel mondo dei motori conquistando nelle gare di Can Am posizioni di rilievo, anche in Formula Uno, nonostante la modestia delle macchine a disposizione, riesce a mettersi in evidenza.
La nomea di pilota ragioniere lo ha molto limitato, in realtà il francese sapeva essere grintoso al momento giusto, retaggio del suo passato di sciatore professionista, senza a strafare mai e pensando sempre ad arrivare in fondo. Dopo alcune comparsate a “200 all’ora” nel 82 Tambay sembrava dire addio alla massima formula fino a quando la sliding doors della sua vita lo fa ripassare per l’Emilia.
L’otto maggio 1982 il suo amico Villeneuve vola via, e il sedile della mitica n 27 si libera. Ferrari lo chiama, è al solito una riserva, nelle preferenze del vecchio c’è Alboreto, vincolato da Tyrrel da un contratto troppo oneroso da rilevare, Tambay arriva a Maranello e si cala nell’abitacolo della macchina più ambita e comincia il suo apprendistato. Il francese è il primo pilota della rossa che da contratto non può creare problemi al suo caposquadra Pironi, lanciato alla conquista dell’iride.
Tambay gira a Fiorano ininterrottamente, si alterna tra la C2 a cambio tradizionale e quella a cambio longitudinale, la squadra apprezza i suoi rilevamenti e comincia a integrarlo nel regno dei motori. Durante una di quelle sessioni di test, Patrick Tambay si trovò a fermarsi per un problema appena dopo il tornantino, sceso dalla vettura si avvicino alla rete e dispensò il pubblico di autografi, ero tra quelle persone e ricordo la disponibilità e il sorriso di un uomo premiato dal destino.Il debutto in pista avviene in Olanda dove il compagno vince e lui si deve accontentare dell’ottavo posto finale.
Dall’esterno s intuisce che Tambay verrà utilizzato per collaudare in corsa elementi tutti nuovi, questo demotiva il francese che onora il contratto senza entusiasmo ma con dedizione certosina.In Germania il destino lo porta a essere da seconda guida a candidato al titolo. Pironi al sabato si schianta in un incidente che raccontarlo fa ancora male al cuore, si salva ma rimarrà menomato per tutta la vita.
Patrick Tambay, diventato l’unico pilota di punta, trova la via del successo facendo commuovere tutti, ferraristi e non. Ai box della rossa non ci credono del tutto ma cercano di fare quadrato intorno al transalpino che in Austria spreca l occasione di una clamorosa vittoria con una partenza lenta e una foratura passando sui detriti delle Alfa incidentata e, in attesa di correre a Digione, decide di sottoporsi a una sessione di massaggi per rilassare i muscoli del collo stressati dalle macchine a effetto suolo.
Si racconta che la Ferrari avesse un rapporto molto stretto con dei massaggiatori di una famosa squadra di calcio, non disponibili perché in ritiro, Patrick Tambay vorrebbe andare da uno di fiducia, la squadra lo obbliga a sottoporsi a un massaggiatore molto vicino alla scuderia col risultato di infiammargli il nervo mediale del collo e metterlo in condizione di non correre. Il ricorso ai cortisonici peggiora la situazione e a Digione la Ferrari non partecipa, a Monza conquista un buon secondo posto mentre a Las Vegas il riacutizzarsi dei dolori al collo gli impone di dare forfait. Confermato per il 1983 si ritrova subito a combattere con le norme affibbiatogli dal vecchio, come “Reuteman parigino” o “pilota col complesso del semaforo“. Nella prima parte della stagione riesce a vincere a Imola, vendicando l’amico Gilles con la sua 27, poi ottiene una pole position a Long Beach ma non convince.
Nella squadra aleggia del malcontento sulle sue prestazioni, buone ma non ottime, messe in ombra da Arnoux che inizia a vincere e candidarsi al titolo. In estate il debutto della C3, bellissima e fortissima, lo porta a conquistare delle pole, sprecate da ritiri per rottura del motore o dalle gomme poco performanti.
Una lite con Piccinini, direttore sportivo e eminenza grigia di Maranello, a Detroit lo mette definitivamente fuori dalla squadra in favore di Alboreto. Accasatosi in Renault per la stagione 84-85 la pochezza del mezzo non gli permette di ottenere risultati di rilievo tranne una pole in Francia. Neanche con la Beatrice Hass riesce a tornare nelle posizioni che contano tanto che decide di ritirarsi dalle competizioni.
Di Patrick Tambay ricorderemo lo stile e l’educazione che lo portò a vincere un premio arancio per la simpatia e la cordialità ma anche per aver sostituito Gilles l’idolo ferrarista alimentando la speranza di vedere la 27 protagonista.
Ciao Patrick grazie di tutto!
ci mancherà Patrick Tambay,un pilota di cuore che meritava di più in Formula 1 e alla Ferrari.Mi piaceva come pilota e come persona dai signorili modi di fare e gran professionista.Ciao Patrick