GP Australia 1993: il giorno delle ultime volte
Laggiù, nella terra dei canguri, fu il giorno delle ultime volte. Sette novembre 1993, GP d’Australia: l’ultima volta di Alain Prost in Formula Uno, l’ultima volta di Ayrton Senna vincitore, all’ultima gara con la McLaren e purtroppo anche l’ultima corsa che il brasiliano riuscirà a concludere.
Era stato un biennio complicato per Ayrton: la forza del motore Honda era svanita, sostituita da un motore Ford non all’altezza. Il brasiliano quell’anno aveva cavato il sangue dalle rape: cinque vittorie, su tutte la sesta e ultima perla a Monaco, oltre che il capolavoro di una carriera, a Donington, GP d’Europa, con cinque sorpassi nel primo giro e un distacco abissale sulle Williams. Che in quel 1993 portarono a casa tutto: titolo piloti con Prost, titolo costruttori con 168 punti, esattamente il doppio degli 84 ottenuti dalla McLaren. Una superiorità schiacciante, sancita dalle sospensioni attive, simbolo di una elettronica che alla fine di quella stagione lascerà uno spazio maggiore alle doti del pilota, con le conseguenze, terribili, del caso.
Quel giorno in Australia, Ayrton compie un altro mezzo capolavoro: pole-position con quasi mezzo secondo di vantaggio sulla scuderia inglese, e gara condotta dall’inizio alla fine. Il tre volte campione del mondo taglia il traguardo con nove secondi di vantaggio su Prost, e ben 33 sull’altra Williams di Damon Hill. Chi altro avrebbe saputo compensare una così grave mancanza tecnica (il motore Ford tendeva a spegnersi sotto i 7000 giri) con una guida così al limite? Per il francese, poco male: in Portogallo, a settembre, era arrivato il quarto titolo Mondiale, dopo un anno sabbatico, il 1992, passato a curarsi le ferite di una esperienza Ferrari quasi fallimentare.
Titolo sfiorato sì nel 1990, ma licenziamento nel 1991 dopo che Alain aveva paragonato (non senza torti…) la vettura di Maranello a un camion. Già, Ayrton e Alain: quanti litri d’inchiostro e quanto fiato è stato speso per una delle più grande rivalità dell’intera storia del circus? Gli sgarbi a Imola nel 1989, la collisione lo stesso anno a Suzuka, e quella vendetta consumata fredda, non senza sensi di colpa, da parte di Ayrton sempre in Giappone, nel ’90, quando il francese venne deliberatamente buttato fuori alla prima curva. Rivalità vera, con punte di acredine mai più toccate in un duello motoristico. Ayrton che vede Dio alzarsi a figura intera in pista, Alain che la butta sulla politica, con il brasiliano che lo accusa di essere pappa e ciccia con Balestre, presidente della Federazione. Quanti spunti, quanti contenuti, quante pagine da scrivere nel romanzo di un duello, questo sì, davvero senza esclusione di colpi.
Ma quel giorno di novembre del 1993, in un angolo lontano del mondo, sorge il sole. Forse perché Prost ha annunciato il ritiro dalla Formula Uno, dopo aver negato ad Ayrton, nell’ultimo capitolo della loro intensa battaglia in pista e fuori, anche il sedile della macchina più forte, costringendo il brasiliano a restare un altro anno in McLaren e tenersi i tormenti con Ron Dennis. Imola, dicevamo: quattro anni prima, sul podio, nemmeno si guardano in faccia. Senna ha superato Prost al primo giro dopo la nuova partenza a seguito dell’incidente alla Ferrari di Berger, secondo il francese violando gli accordi pre gara.
Fu l’inizio di tutto, e ad Adelaide, sul circuito cittadino, quel giorno arriva invece il disgelo. Ayrton issa Prost sul gradino più alto, insieme a lui, perché lui ha vinto ma il suo arcirivale è campione del mondo. Si chiude un’epoca: sul sedile di quella Williams andrà a sedersi proprio Senna, trovandolo ancora fatto su misura per il francese.
Abitacolo stretto, macchina inguidabile, sobbalzi, nocche che picchiano contro il cruscotto. Sono i segni di una imminente e dolorosa fine: Imola, l’anno successivo, sarà teatro dell’ultimo incrocio tra i due, in un ponte radio che unisce la postazione di Alain, cronista per la tv francese, e l’abitacolo del brasiliano, sabato 30 aprile 1994, al mattino, quando Senna fa un giro dimostrativo del circuito dove il giorno prima il suo amico Barrichello ha rischiato la vita. “Volevo salutare il mio amico, il nostro amico, Alain. Ci manchi Alain”. E 24 ore dopo, dietro la curva del Tamburello, cala il sipario. Giusto poco dopo aver sotterrato l’ascia di una guerra fratricida che, pur feroce e intensa, è stata inebriante, unica, bellissima.
L’ordine di arrivo del GP d’Australia 1993
Pos | No | Pilota | Team | Tempo | Giri | Griglia | Punti |
---|---|---|---|---|---|---|---|
1 | 8 | Ayrton Senna |
McLaren | 01:43:27.476 | 79 |
1 |
10 |
2 | 2 | Alain Prost |
Williams | 01:43:36.735 | 79 |
2 |
6 |
3 | 0 | Damon Hill |
Williams | 01:44:01.378 | 79 |
3 |
4 |
4 | 27 | Jean Alesi |
Ferrari | +1 lap | 78 |
7 |
3 |
5 | 28 | Gerhard Berger |
Ferrari | +1 lap | 78 |
6 |
2 |
6 | 25 | Martin Brundle |
Ligier | +1 lap | 78 |
8 |
1 |
7 | 10 | Aguri Suzuki |
Footwork | +1 lap | 78 |
10 |
0 |
8 | 6 | Riccardo Patrese |
Benetton | Fuel system | 77 |
9 |
0 |
9 | 26 | Mark Blundell |
Ligier | +2 laps | 77 |
14 |
0 |
10 | 9 | Derek Warwick |
Footwork | +2 laps | 77 |
17 |
0 |
11 | 14 | Rubens Barrichello |
Jordan | +3 laps | 76 |
13 |
0 |
12 | 20 | Érik Comas |
Larrousse | +3 laps | 76 |
21 |
0 |
13 | 4 | Andrea de Cesaris |
Tyrrell | +4 laps | 75 |
15 |
0 |
14 | 19 | Toshio Suzuki |
Larrousse | +5 laps | 74 |
24 |
0 |
15 | 29 | Karl Wendlinger |
Sauber | Brakes | 73 |
11 |
0 |
RIT | 30 | Jyrki Järvilehto |
Sauber | Accident | 56 |
12 |
0 |
RIT | 23 | Jean-Marc Gounon |
Minardi | Spun off | 34 |
22 |
0 |
RIT | 7 | Mika Häkkinen |
McLaren | Brakes | 28 |
5 |
0 |
RIT | 5 | Michael Schumacher |
Benetton | Engine | 19 |
4 |
0 |
RIT | 3 | Ukyo Katayama |
Tyrrell | Spun off | 11 |
18 |
0 |
RIT | 15 | Eddie Irvine |
Jordan | Accident | 10 |
19 |
0 |
RIT | 12 | Johnny Herbert |
Lotus | Suspension | 9 |
20 |
0 |
RIT | 24 | Pierluigi Martini |
Minardi | Gearbox | 5 |
16 |
0 |
RIT | 11 | Pedro Lamy |
Lotus | Accident | 0 |
23 |
0 |