GP Giappone 1989: l’apice della rivalità tra Senna e Prost
Suzuka, 22 ottobre 1989: trentatrè anni fa la battaglia del Sol Levante
Il GP Giappone del 1989 è ricordato non solo per il risultato in sé quanto per essere stato l’episodio dell’apice della rivalità tra Ayrton Senna e Alain Prost
C’è la bottiglia passata di mano tra Coppi e Bartali, il colpo di testa di Hateley che svetta su Collovati in Milan-Inter 2-1 del 1984, c’è Berruti che taglia il traguardo a Roma ’60 o Jordan che vola a canestro quasi sospeso in aria. Quante istantanee ha regalato lo sport nel corso della sua vita? Mille.
E se parliamo di Formula 1, ci sono due macchine, color biancorosso, impantanate all’ingresso di una variante di una pista giapponese, in un posto anonimo come Suzuka, davanti a un terrapieno dove le persone lassù sistemate stanno assistendo a qualcosa di storico, e forse non se ne rendono ancora conto. GP Giappone, anno 1989, giorno 22 ottobre, trentatrè anni fa.
Eccola un’altra fotografia da consegnare ai posteri. Ayrton Senna e Alain Prost si giocano il titolo mondiale, col brasiliano campione in carica e il francese che insegue il suo terzo trionfo iridato. Da tempo sono separati in casa, perlomeno da Imola, GP di San Marino, quando Senna superò il rivale alla Tosa nel primo passaggio dopo la ripartenza della gara, nonostante l’accordo fosse di mantenere le posizioni.
Apriti cielo: Prost critica apertamente il rivale dopo la corsa, e ha inizio una lotta intestina senza esclusione di colpi. Il francese, quando gli appiopparono quel nuovo compagno di squadra, pensando di aver trovato uno scudiero alle sue imprese. E invece, annusando meglio l’aria, si era reso conto che il brasiliano di San Paolo, che già nel 1984, all’esordio in Formula Uno, vide interrompersi la sua rimonta ai danni di Prost nel GP di Montecarlo, sospeso per pioggia proprio mentre con la sua Toleman si stava approssimando a raggiungere il rivale, era tutt’altro che uno sparring partner.
Suzuka, ci tocca parlare al passato, era per antonomasia il posto dove si assegnavano i titoli mondiali. Un posto tremendamente legato ad Ayrton, un “Brasile due” dove per il tre volte campione del mondo c’è ancora e sempre una pura venerazione. E un anno prima, nel 1988, Senna l’aveva spuntata nonostante fosse scivolato in quattordicesima posizione dopo il via, rimontando sul bagnato e superando il rivale al ventottesimo passaggio.
Più o meno ciò che accade in quel GP del Giappone 1989: al giro numero 47, alla chicane del triangolo, Ayrton forse si infila dove solo per lui è pensabile. Le macchine cozzano tra loro e si fermano pochi metri dopo l’imbocco della variante, ma mentre Prost senza indugi scende dalla macchina forte dei suoi 16 punti di vantaggio nella classifica generale e convinto che il compagno di squadra si ritiri allo stesso modo, Senna prega i commissari di spingerlo per poter rientrare.
Dopo uno slalom tra le protezioni della via di fuga, Ayrton rientra in pista e si fionda ai box McLaren per cambiare il musetto danneggiato. Una volta completata l’operazione, in preda al suo ossessivo desiderio di vittoria che lo ha caratterizzato per tutta la carriera, compie un’altra rimonta come dodici mesi prima, questa volta ai danni della Benetton di Nannini, che viene superato nello stesso punto del fattaccio con Prost.
Senna taglia il traguardo da vincitore, ma non salirà mai sul podio: la federazione lo squalifica per essere rientrato irregolarmente dalle vie di fuga. Nannini vince così il suo primo e unico GP della carriera, e a Prost va il terzo titolo mondiale. Non solo: al brasiliano viene anche ritirata per 6 mesi la licenza di guida. Il post Imola a confronto è una litigata tra due formiche: dopo Suzuka, oltre alla memorabile storia di sport, seppur dai contorni amari, che finisce negli almanacchi, c’è da gestire un rapporto sempre più logoro. Siamo all’apice della rivalità tra i due: Senna accusa il rivale di aver compiuto lui una manovra scorretta, Prost la butta sul personale accusando Ayrton di credersi immortale solo per la sua immensa fede in Dio, il brasiliano dice di essere stato trattato come un criminale, e che non è nel suo stile fuggire dalla lotta. “Me ne vado, perché con Ayrton non si può proprio lavorare”, dice Prost a fine campionato.
Senna vola ad Angra dos Reis, il suo buen retiro brasiliano affacciato sull’atlantico, e nel 1990, come in ogni buona storia che si rispetti, si compie la vendetta, servita freddissima. Prost è in Ferrari, con una macchina molto competitiva, con Mansell come ruspante compagno di squadra. Il teatro è sempre lo stesso, Suzuka, e questa volta non c’è bisogno che di pochi metri: Senna aveva già deciso che il francese doveva finir fuori alla prima curva. E’ quello che accade, e questa volta, con il ritiro di entrambi, è Senna a vincere il titolo, e ci resta la sensazione che, da corretto uomo di sport quale era sempre stato, non andò molto orgoglioso di trionfare così.
Nel libro “In viaggio con Ayrton“, Leo Turrini racconta anche un episodio particolare relativo a Suzuka ’89 e a quel botto da consegnare ai posteri: “Sta venendo buio su Suzuka, più di centomila persone hanno abbandonato l’autodromo. A lanciare la bizzarra proposta è Ercole Colombo: andiamo sul punto dell’incidente, così potremo capire. Per lui, sostenitore di Prost, non c’erano dubbi: era colpa del brasiliano. Di avviso diverso era Angelo Orsi, che aveva conosciuto Senna quando era un perfetto sconosciuto, e tra i due era nata una stima reciproca sempre più profonda. C’è bisogno di un arbitro: dunque devo andare con loro sul luogo del rocambolesco incidente. Quando arriviamo, ci sono ancora i segni delle frenate. Ercole saltella qua e là, Angelo scruta controlla e decifra allo stesso modo. Entrambi rimangono ovviamente sulle loro posizioni. E’ stato Senna. No, è stato Prost. E io sono lì, incantato dalla recita meravigliosa di due appassionati autentici”.
Ci vorranno anni prima di una pace vera, e anche questa è una bella storia. Accade nel 1993, quando Prost fa suo il quarto titolo della sua carriera, e chiude il sipario sulla sua avventura in Formula Uno. Forse per questo, sapendo di avere finalmente un grosso rivale in meno, o forse perché il sentimento di redenzione era autentico, Senna issa Prost sul podio del GP d’Australia, ultima gara che il brasiliano vincerà nella sua vita. Anche se ancora né lui né nessun altro quel giorno può conoscere il crudele destino che si cela dietro l’angolo.
Come sono lontane, eppure ancora così vicine, quelle ore di battaglia giapponese del 22 ottobre 1989. Il giorno in cui lo sport scattò una nuova istantanea da consegnare ai libri di storia.
L’ORDINE DI ARRIVO DEL GP DEL GIAPPONE 1989
Pos | No | Pilota | Team | Tempo | Giri | Griglia | Punti |
---|---|---|---|---|---|---|---|
1 | 19 | Alessandro Nannini |
Benetton | 01:35:06.277 | 53 |
6 |
9 |
2 | 6 | Riccardo Patrese |
Williams | 01:35:18.181 | 53 |
5 |
6 |
3 | 5 | Thierry Boutsen |
Williams | 01:35:19.723 | 53 |
7 |
4 |
4 | 11 | Nelson Piquet |
Lotus | 01:36:50.502 | 53 |
11 |
3 |
5 | 7 | Martin Brundle |
Brabham | +1 lap | 52 |
13 |
2 |
6 | 9 | Derek Warwick |
Arrows | +1 lap | 52 |
25 |
1 |
7 | 15 | Maurício Gugelmin |
March | +1 lap | 52 |
20 |
0 |
8 | 10 | Eddie Cheever |
Arrows | +1 lap | 52 |
24 |
0 |
9 | 21 | Alex Caffi |
Dallara | +1 lap | 52 |
15 |
0 |
10 | 22 | Andrea de Cesaris |
Dallara | +2 laps | 51 |
16 |
0 |
DSQ | 1 | Ayrton Senna |
McLaren | Disqualified | 53 |
1 |
0 |
RIT | 2 | Alain Prost |
McLaren | Collision | 46 |
2 |
0 |
RIT | 8 | Stefano Modena |
Brabham | Engine | 46 |
9 |
0 |
RIT | 27 | Nigel Mansell |
Ferrari | Engine | 43 |
4 |
0 |
RIT | 12 | Satoru Nakajima |
Lotus | Engine | 41 |
12 |
0 |
RIT | 4 | Jean Alesi |
Tyrrell | Gearbox | 37 |
18 |
0 |
RIT | 30 | Philippe Alliot |
Larrousse | Engine | 36 |
8 |
0 |
RIT | 28 | Gerhard Berger |
Ferrari | Gearbox | 34 |
3 |
0 |
RIT | 20 | Emanuele Pirro |
Benetton | Collision | 33 |
22 |
0 |
RIT | 26 | Olivier Grouillard |
Ligier | Engine | 31 |
23 |
0 |
RIT | 16 | Ivan Capelli |
March | Suspension | 27 |
17 |
0 |
RIT | 17 | Nicola Larini |
Osella | Brakes | 21 |
10 |
0 |
RIT | 3 | Jonathan Palmer |
Tyrrell | Fuel Leak | 20 |
26 |
0 |
RIT | 34 | Bernd Schneider |
Zakspeed | Gearbox | 1 |
21 |
0 |
RIT | 24 | Luis Perez-Sala |
Minardi | Collision | 0 |
14 |
0 |
RIT | 23 | Paolo Barilla |
Minardi | Clutch | 0 |
19 |
0 |