GP Detroit 1983: l’occasione mancata
Detroit, sede delle più importanti fabbriche di automobili americane ed a tutti gli effetti “capitale dell’auto”, nel 1983 ospita la seconda edizione del GP di F1, che equivale alla settima prova della stagione.
Gli organizzatori della gara, questa volta, non si fanno trovare impreparati e, per evitare le critiche dell’anno precedente, provvedono a coprire i 70 tombini che, nel corso della prima edizione del GP, avevano danneggiato non poche vetture. Inoltre, per andare incontro alle osservazioni dei piloti, modificano il layout del tracciato sopprimendo il tornante posto alla curva 5, troppo a gomito, e ridisegnando l’entrata ai box, prima angusta e pericolosa.
Il venerdì un meteo avverso, con pioggia e freddo, galvanizza i team con motori atmosferici, tanto che il campione del mondo Rosberg, con la sua Williams aspirata, riesce a strappare il miglior tempo, mentre la prima macchina turbo è l’Alfa di Decesaris, solo ottava, lontanissima dai tempi fatti segnare dal campione del mondo.
Al sabato, il meteo sembra dare una tregua ai team: un sole meraviglioso consente ai motori turbo di performare al meglio.
Alla fine delle prove è René Arnoux, con la Ferrari n. 28, a strappare il miglior tempo, seguito dalla Brabham di Piquet, terzo è uno spento Tambay con la Ferrari n. 27.
Nell’aria si respira l’imminente fine del sodalizio tra Tambay e la Ferrari: il pilota non riesce a replicare i tempi del compagno, accampando sempre problemi considerati inesistenti dalla squadra che, ormai, sembra insofferente alle prestazioni del pilota, e non è più un mistero per nessuno che il Drake stia cercando un sostituto per la sua gloriosa numero 27.
Una lite furibonda tra Tambay e Piccinini, il direttore sportivo, che ha luogo poche ore prima della partenza della gara, rafforza la volontà di non confermare il pilota.
Il motivo della lite? La versione ufficiale narra di un rimprovero del DS al francese, reo di essere arrivato in ritardo alla riunione piloti, deputata alla decisione della strategia di gara, perché attardatosi a guardare in TV il match di tennis che vedeva impegnato il suo connazionale ed amico Noah.
In realtà, secondo quanto raccontato in seguito dallo stesso Tambay, i due vennero quasi alle mani perché Piccinini voleva imporgli una scelta di gomme da lui non condivisa.
Il giorno della gara, i giornali di Detroit incoronano la Ferrari ed Arnoux come probabili vincitori, ma allo scattare del verde è la Ferrari numero 27 ad attirare l’attenzione. Tambay, tradito dalle forti emozioni dei giorni precedenti, non è riuscito a controllarsi e la sua rossa resta ferma in griglia a creare una situazione di pericolo per tutte le altre vetture.
Il Team Ferrari spera che la procedura di partenza venga ripetuta, in modo da consentire di far ripartire la macchina, ma i commissari decidono di far proseguire la corsa.
L’Ing. Ferrari attonito davanti alla televisione non commenta, ma dallo sguardo si capisce che Tambay sarebbe stato disarcionato dal cavallino; le sue grandi capacità da collaudatore non sono più sufficienti a mitigare i suoi alti e bassi caratteriali
Arnoux, favorito da una strategia diversa, si accoda a Piquet in testa ed attende la sosta del brasiliano.
Quando quest’ultimo entra ai box, il francese della Ferrari eredita la testa della corsa e comincia a girare sempre più veloce nel toboga americano.
Il campione del mondo Rosberg, staccatissimo in seconda posizione, delizia il pubblico con dei numeri di alta guida per tenere in pista la sua Williams con le gomme ormai sulle tele.
Al trentesimo giro si fermano ai box sia Arnoux che Rosberg: i riflettori sono tutti sulla Ferrari numero 28 che viene rispedita in pista dopo un pit stop da record.
La Ferrari riesce a mantenere la testa e pare non avere problemi a conquistare la gara, quando al 32 giro comincia a rallentare, fino a fermarsi a causa di un problema elettrico.
Il ritiro peserà non poco sulla rincorsa al titolo di Arnoux.
A ereditare la testa della corsa è Nelson Piquet con la sua Braham, ma le emozioni di quel Gran Premio non sono ancora terminate. Una foratura costringe Piquet ai box consegnando il comando della gara ad Alboreto alla guida della modesta Tyrrel.
È così che il pilota italiano vince il GP, regalando alla Ford l’ultima vittoria di una vettura con un motore atmosferico.
L’eccellente prestazione di Alboreto gli apre le porte della Ferrari che già pensa a lui per il volante numero 27.
L’ordine di arrivo del GP di Detroit 1983
Pos | No | Pilota | Team | Tempo | Giri | Griglia | Punti |
---|---|---|---|---|---|---|---|
1 | 3 | Michele Alboreto |
Tyrrell | 01:50:53.669 | 60 |
6 |
9 |
2 | 1 | Keke Rosberg |
Williams | 01:51:01.371 | 60 |
12 |
6 |
3 | 7 | John Watson |
McLaren | 01:51:02.952 | 60 |
21 |
4 |
4 | 5 | Nelson Piquet |
Brabham | 01:52:05.854 | 60 |
2 |
3 |
5 | 2 | Jacques Laffite |
Williams | 01:52:26.272 | 60 |
20 |
2 |
6 | 12 | Nigel Mansell |
Lotus | +1 lap | 59 |
14 |
1 |
7 | 30 | Thierry Boutsen |
Arrows | +1 lap | 59 |
10 |
0 |
8 | 15 | Alain Prost |
Renault | +1 lap | 59 |
13 |
0 |
9 | 36 | Bruno Giacomelli |
Toleman | +1 lap | 59 |
17 |
0 |
10 | 26 | Raul Boesel |
Ligier | +2 laps | 58 |
23 |
0 |
11 | 29 | Marc Surer |
Arrows | +2 laps | 58 |
5 |
0 |
12 | 23 | Mauro Baldi |
Alfa Romeo | +4 laps | 56 |
25 |
0 |
13 | 8 | Niki Lauda |
McLaren | Suspension | 49 |
18 |
0 |
NC | 33 | Roberto Guerrero |
Theodore | No Time | 38 |
11 |
0 |
RIT | 34 | Johnny Cecotto |
Theodore | Gearbox | 34 |
26 |
0 |
RIT | 22 | Andrea de Cesaris |
Alfa Romeo | Turbo | 33 |
8 |
0 |
RIT | 28 | René Arnoux |
Ferrari | Electrical | 31 |
1 |
0 |
RIT | 4 | Danny Sullivan |
Tyrrell | Electrical | 30 |
16 |
0 |
RIT | 25 | Jean-Pierre Jarier |
Ligier | Wheel | 29 |
19 |
0 |
RIT | 9 | Manfred Winkelhock |
ATS | Collision | 26 |
22 |
0 |
RIT | 35 | Derek Warwick |
Toleman | Engine | 25 |
9 |
0 |
RIT | 6 | Riccardo Patrese |
Brabham | Brakes | 24 |
15 |
0 |
RIT | 11 | Elio de Angelis |
Lotus | Gearbox | 5 |
4 |
0 |
RIT | 16 | Eddie Cheever |
Renault | Distributor | 4 |
7 |
0 |
RIT | 32 | Piercarlo Ghinzani |
Osella | Overheating | 4 |
24 |
0 |
RIT | 27 | Patrick Tambay |
Ferrari | Engine | 0 |
3 |
0 |
RIT | 31 | Corrado Fabi |
Osella | No Time | 0 |
0 |
Sempre appassionante ed avvincente…
Bello vibrante adrenalinico ed intenso come sempre