GP di Germania 1988: Ayrton Senna è il Re di Hockenheim
In seguito alla vittoria di Silverstone, Ayrton Senna tornò al successo nel Tempio della Velocità di Hockenheim, in quello che fu il suo quinto trofeo stagionale
Nona prova del Mondiale di Formula 1 1988: dopo il round di Silverstone, il Circus iridato si spostò su uno dei circuiti più veloci esistenti al mondo per delle vetture da Gran Premio, quella Hockenheim che, alla pari di Monza, venne soprannominata nel tempo con l’appellativo di “Tempio della Velocità”. Una pista dove le monoposto dell’epoca potevano sfoderare tutto il loro potenziale, raggiungendo velocità di punta che si avvicinavano al muro dei 330 km/h.
L’appuntamento del GP di Germania 1988 ad Hockenheim, inoltre, rappresentava il giro di boa dell’intera stagione, un 1988 che fino a quel momento aveva visto dominare le due McLaren-Honda di Prost e Senna, con il francese in vantaggio sul brasiliano di soli sei punti dopo la vittoria di quest’ultimo sul circuito di Silverstone. In quell’occasione il pilota carioca aveva messo in campo tutto il suo talento in fatto di guida sul bagnato… e viste le previsioni della gara tedesca si preannunciava un bis che lo avrebbe portato ancora più vicino al rivale, nonché compagno di squadra.
Il meteo sul Tempio della Velocità teutonico, infatti, non prometteva nulla di buono fin dall’inizio del fine settimana, segnato da alcuni cambiamenti sia in ottica regolamento che per quanto riguarda le scelte meccaniche sulle due Rosse di Maranello. Per quanto riguarda le regole designate dalla FIA, la Federazione decise di premiare l’ottimo quarto posto di Andrea de Cesaris in quel di Detroit, promuovendolo tra le 26 vetture automaticamente inserite nelle sessioni di qualifica ufficiali.
Le Ferrari di Berger e Alboreto, invece, andarono incontro ad alcune modifiche importanti sul loro motore V6 turbo: fino a quel momento, infatti, il Tipo 033A della F1 87/88C si era reso celebre per la sua lentezza nella risposta all’acceleratore e per l’elevato consumo di carburante, un problema che costringeva i due titolari a rallentare il loro passo nel finale di gara in modo da arrivare alla bandiera a scacchi. Il doppio zero di Silverstone, con entrambi i piloti costretti al ritiro per mancanza di benzina a pochi giri dal termine, fu la goccia che fece traboccare il vaso… e passare all’azione i tecnici in Rosso, che affinarono il propulsore della Rosse in modo che queste potessero esprimere meglio il loro potenziale per tutto l’arco della corsa.
Questo, purtroppo, non le rese allo stesso tempo più veloci, perché in qualifica, una volta di più, le due McLaren-Honda fecero il bello e il cattivo tempo: Ayrton Senna mise le ali alla sua MP4/4, segnando la pole position in Q1 con un tempo di 1’44”596, quasi tre decimi più veloce di quello del suo compagno di squadra Prost. Le due Ferrari, invece, dovettero accontentarsi di monopolizzare la seconda fila, con Berger e Alboreto rispettivamente terzo e quarto ma incapaci di limitare il distacco da “Magic” a meno di un secondo e due secondi mezzo.
Ancora peggio fece il Campione del Mondo in carica, un Nelson Piquet in difficoltà con la sua Lotus motorizzata Honda che si qualificò solamente quinto… e per questo motivo tentò l’azzardo poco prima della partenza in gara. Quella domenica Giove Pluvio, che fino a quel momento aveva rovesciato dei potenti acquazzoni sul circuito di Hockenheim, decise di chiudere i rubinetti durante la mattinata, lasciando un cielo plumbeo e un asfalto ancora molto bagnato che, però, convinse il pilota brasiliano a montare le gomme d’asciutto al contrario di tutti i suoi colleghi.
Un rischio che, sfortunatamente, non pagò: nel corso del primo giro, infatti, Piquet perse il controllo alla famigerata Ostkurve, dove uscì di pista colpendo le barriere di protezione. Davanti, nel frattempo, Senna comandava la situazione dopo una partenza praticamente perfetta, mentre Prost non fu altrettanto efficace allo spegnimento dei semafori rossi e scivolò dalla seconda alla quarta piazza, sopravanzato da Berger e Nannini.
Dopo pochi passaggi, però, l’asfalto tedesco iniziò ad asciugare, consentendo al transalpino della McLaren di impostare il proprio ritmo e di superare prima il senese della Benetton e poi l’austriaco della Ferrari. A quel punto, tuttavia, Ayrton aveva già costruito un cospicuo vantaggio sui suoi avversari, che mantenne per tutta la corsa fino alla bandiera a scacchi.
Dietro di lui terminò la sua fatica proprio Prost, per una doppietta che confermò una volta di più l’assoluta competitività del duo McLaren-Honda: questo quinto sigillo di “Magic”, inoltre, significò anche la continuazione del recupero del suo svantaggio sul team-mate francese, che al termine della gara tedesca si assestò a soli 3 punti.
I due del team di Woking, in ogni caso, staccarono ben presto la compagnia, capeggiata dalla Ferrari di un Berger che, nonostante gli interventi precauzionali dei tecnici di Maranello, fu costretto a rallentare l’andatura nel finale per evitare di rimanere a secco di benzina. Malgrado questo inconveniente Gerhard riuscì a conquistare il gradino più basso del podio, davanti al compagno di squadra Alboreto e al sensazionale Ivan Capelli, bravo a portare in quinta posizione la sua March motorizzata Judd che negli ultimi trenta giri patì un problema alla frizione sapientemente gestito dal pilota milanese.
Il belga Thierry Boutsen conquistò l’ultimo punto disponibile con la sua Benetton-Ford, mentre furono costretti al ritiro prima Nigel Mansell, che al 16esimo giro dovette rientrare ai box per un inconveniente al cambio della sua Williams, e poi i due italiani Patrese e Nannini, con il primo out per un aquaplaning quando la pista venne bagnata nuovamente dalla pioggia e con il secondo fuori dai giochi per la rottura del cavo dell’acceleratore sulla sua B188 motorizzata Ford.
L’ordine di arrivo del GP di Germania 1988
Pos | No | Pilota | Team | Tempo | Giri | Griglia | Punti |
---|---|---|---|---|---|---|---|
1 | 12 | Ayrton Senna |
McLaren | 01:32:54.188 | 44 |
1 |
9 |
2 | 11 | Alain Prost |
McLaren | 01:33:07.797 | 44 |
2 |
6 |
3 | 28 | Gerhard Berger |
Ferrari | 01:33:46.283 | 44 |
3 |
4 |
4 | 27 | Michele Alboreto |
Ferrari | 01:34:35.100 | 44 |
4 |
3 |
5 | 16 | Ivan Capelli |
March | 01:34:43.794 | 44 |
7 |
2 |
6 | 20 | Thierry Boutsen |
Benetton | +1 lap | 43 |
9 |
1 |
7 | 17 | Derek Warwick |
Arrows | +1 lap | 43 |
12 |
0 |
8 | 15 | Maurício Gugelmin |
March | +1 lap | 43 |
10 |
0 |
9 | 2 | Satoru Nakajima |
Lotus | +1 lap | 43 |
8 |
0 |
10 | 18 | Eddie Cheever |
Arrows | +1 lap | 43 |
15 |
0 |
11 | 3 | Jonathan Palmer |
Tyrrell | +1 lap | 43 |
24 |
0 |
12 | 10 | Bernd Schneider |
Zakspeed | +1 lap | 43 |
22 |
0 |
13 | 22 | Andrea de Cesaris |
Rial | +2 laps | 42 |
14 |
0 |
14 | 9 | Piercarlo Ghinzani |
Zakspeed | +2 laps | 42 |
23 |
0 |
15 | 36 | Alex Caffi |
Dallara | +2 laps | 42 |
19 |
0 |
16 | 32 | Oscar Larrauri |
Euro Brun | +2 laps | 42 |
26 |
0 |
17 | 25 | René Arnoux |
Ligier | +3 laps | 41 |
17 |
0 |
18 | 19 | Alessandro Nannini |
Benetton | +4 laps | 40 |
6 |
0 |
19 | 29 | Yannick Dalmas |
Larrousse | Clutch | 39 |
21 |
0 |
RIT | 14 | Philippe Streiff |
AGS | Throttle | 38 |
16 |
0 |
RIT | 6 | Riccardo Patrese |
Williams | Spun Off | 34 |
13 |
0 |
RIT | 21 | Nicola Larini |
Osella | Engine | 27 |
18 |
0 |
RIT | 5 | Nigel Mansell |
Williams | Spun Off | 16 |
11 |
0 |
RIT | 33 | Stefano Modena |
Euro Brun | Engine | 15 |
25 |
0 |
RIT | 30 | Philippe Alliot |
Larrousse | Spun Off | 8 |
20 |
0 |
RIT | 1 | Nelson Piquet |
Lotus | Spun Off | 1 |
5 |
0 |
DNQ | 24 | Luis Perez-Sala |
Minardi | No Time | 0 |
0 |
|
DNQ | 26 | Stefan Johansson |
Ligier | No Time | 0 |
0 |
|
DNQ | 4 | Julian Bailey |
Tyrrell | No Time | 0 |
0 |
|
DNQ | 23 | Pierluigi Martini |
Minardi | No Time | 0 |
0 |
|
DNPQ | 31 | Gabriele Tarquini |
Coloni | No Time | 0 |
0 |