GP Gran Bretagna 1988: la danza di Ayrton Senna sotto la pioggia
In una gara disputata su un circuito di Silverstone in condizioni wet, Ayrton Senna centrò la sua quarta vittoria stagionale davanti a Mansell e Nannini. Prost out al 24esimo giro
Dopo aver dato spettacolo grazie alla lotta all’ultimo sangue andata in scena sul Paul Ricard francese, il Mondiale di Formula 1 1988 proseguì con il round inglese di Silverstone: a questo punto della stagione Alain Prost guidava la classifica iridata con un punteggio di 54 punti, quindici lunghezze in più rispetto al suo compagno di squadra, nonché acerrimo rivale, Ayrton Senna.
Ma mentre i due top driver della McLaren-Honda erano arrivati ai ferri corti a Le Castellet, nella tappa britannica non si sfiorarono nemmeno con un dito. Anzi, entrambi ebbero diversi problemi fin dalle qualifiche: la loro MP4/4, infatti, era stata dotata di un nuovo bodywork, introdotto con lo scopo di renderla più efficace nei circuiti da altà velocità che sarebbero arrivati nel proseguo del Campionato. La modifica più importante era la posizione degli snorkels del turbo, spostati dalla loro posizione sovrastante le prese d’aria a quella interna nei sidepods.
Il costo di tale aggiornamento era stato quantificato in 150mila sterline ed era rivolto esclusivamente a un miglioramento aerodinamico che, allo stesso tempo, non portò alcun vantaggio in termini di performance al motore Honda RA168-E. Questo potenziamento, tuttavia, non venne avvertito inizialmente dai due piloti titolari, i quali al contrario soffrirono dei problemi di bilanciamento generale che li costrinsero ad “accontentarsi” della seconda fila in griglia di partenza.
Successivamente, il problema di tale instabilità venne individuato non nel cambiamento di posizione delle prese d’aria, ma piuttosto in un setting errato delle sospensioni.
Ad ogni modo, le due McLaren-Honda per la prima volta furono costrette a posizioni “di rincalzo”, la terza e la quarta sullo schieramento grazie agli sforzi rispettivamente di Senna e Prost, che chiesero immediatamente di ripristinare le posizioni originarie degli snorkels del turbo al fine di recuperare l’equilibrio generale della loro MP4/4. La prima fila, invece, fu tutta ad appannaggio delle Ferrari, con Gerhard Berger capace di arpionare la pole position in 1’10”133 e Michele Alboreto bravo a centrare la seconda piazzola.
I piloti di Maranello, nonostante avessero qualche noia di troppo nella risposta dell’acceleratore con le marce più basse, seppero sfruttare al meglio la potenza agli alti del V6 turbo che equipaggiava le loro F1 87/88C, mentre, al contrario, chi capitolò di fronte agli inconvenienti delle proprie monoposto furono gli uomini della Williams. Nelle pre-qualifiche del venerdì Nigel Mansell era solo 13esimo e Riccardo Patrese addirittura 30esimo: una situazione che spazientì parecchio il direttore tecnico Patrick Head, che alla fine prese una decisione veramente estrema.
Fino a quel momento, infatti, la FW12 era dotata delle tanto contestate sospensioni attive, che modificavano costantemente il bilanciamento della vettura giro dopo giro e curva dopo curva. Un comportamento che non piaceva ai due titolari e che, a conti fatti, creava più problemi in pista che effettivi miglioramenti in termini di tempo sul giro. Per questo motivo, proprio in occasione del GP di Gran Bretagna, i tecnici del team di Sir Frank scelsero di abbandonare questo sistema, per tornare a quello che prevedeva l’utilizzo delle sospensioni “tradizionali”.
Questo, almeno, era l’intento iniziale, perché poi il risultato finale fu una sorta di “abbozzo fatto male”, dal momento che convertire l’intera monoposto da una configurazione all’altra richiedeva mesi di lavoro. “Abbiamo installato delle molle meccaniche e dei tamponi, abbiamo cambiato la struttura frontale con dei nuovi pistoni associati, a sua volta, con dei tamponi convenzionali, mettendo tutto assieme durante la notte…”, queste le parole di Patrick Head di fronte al lavoro svolto dai tecnici della Williams, che permisero alla coppia Mansell-Patrese di qualificarsi rispettivamente in 11esima e 15esima posizione.
Una brutta partenza per la squadra inglese nel GP di casa, il quale riservò per la domenica una sorpresa: la pioggia, infatti, fece capolino, il che significava che le carte in gioco potevano cambiare a favore di tutti quei team che, sull’asciutto, avevano trovato qualche difficoltà.
Chi, invece, scattò alla perfezione indifferente delle condizioni del meteo fu Ayrton Senna, protagonista di un ottimo start dalla terza posizione in griglia che gli permise subito di insidiare la coppia delle Ferrari di Berger e Alboreto.
Sorpassato quasi subito l’italiano, il Campeao brasiliano si mise a caccia dell’austriaco di Maranello: un duello che durò per ben 15 giri, al termine dei quali riuscì a metterselo dietro e a creare un margine sufficiente per andare a conquistare la sua quarta vittoria stagionale, sfoderando tutto il suo talento sotto la pioggia di Silverstone.
Deluse, invece, il suo compagno di squadra, un Alain Prost scattato in maniera pessima allo spegnimento dei semafori rossi e che non riuscì mai a trovarsi veramente a proprio agio con la sua MP4/4… al punto di ritirarsi nel corso del 24esimo passaggio.
Il motivo? Lo spiegò immediatamente una volta tornato ai box: “Il comportamento della mia vettura era terribile fin dalla partenza. Sottosterzo qua, sovrasterzo là… Lasciavo in ogni dove delle grandi virgole nere sull’asfalto e stavo prendendo grandissimi rischi al fine di lottare per una misera 15esima posizione. Perché azzardare in questo modo, con il risultato di arrivare all’incidente, per arrivare alla fine nemmeno all’interno della top ten? Ognuno fa quello che vuole con la sua macchina, così come con la sua vita. Forse oggi ho perso il Mondiale, ma alla fine ho deciso di fermarmi”.
Una dichiarazione senza peli sulla lingua quella del francese del team McLaren-Honda, che lasciò campo libero alla rimonta dell’idolo di tutti i tifosi britannici: Nigel Mansell. Scattato dalle retrovie, l’inglese della Williams, già ingaggiato dalla Ferrari per la stagione successiva, apprezzò molto le modifiche apportate alla sua FW12 (tornata “tradizionale”), che in questo modo poteva esprimere tutto il potenziale del suo V8 Judd dal momento che il sistema di sospensioni attive succhiava un 5% di potenza dal totale di 600 cavalli che era in grado di sprigionare.
Con questi presupposti e con una vettura molto più stabile e semplice da utilizzare, il Leone d’Inghilterra iniziò la sua personale rimonta, passando prima la Benetton di Nannini e poi mettendosi in scia alle Ferrari di Alboreto e Berger. Capace di segnare il giro veloce della corsa, Mansell sembrava volare davanti al suo pubblico e verso la fine della gara riuscì ad arrivare fino al gradino di mezzo del podio, dal momento che le due Rosse furono costrette al ritiro per mancanza di benzina nei loro serbatoi.
Prima Michele Alboreto, che tentò anche il passaggio sulle slick al 47esimo giro per poi rientrare e montare di nuovo le rain a causa del ritorno della pioggia, e poi Gerhard Berger, che rimase a secco proprio all’ultima curva scivolando dalla sesta posizione alla nona sotto la bandiera a scacchi.
La medaglia di bronzo, invece, fu conquistata da Alessandro Nannini con la Benetton, mentre Mauricio Gugelmin portò a casa i suoi primi punti iridati con una March motorizzata Judd dimostratasi competitiva solo per il fatto che i suoi tecnici avevano indovinato l’altezza giusta del fondale rispetto all’asfalto nei momenti precedenti il giro di formazione.
L’ordine di arrivo del GP di Gran Bretagna 1988
Pos | No | Pilota | Team | Tempo | Giri | Griglia | Punti |
---|---|---|---|---|---|---|---|
1 | 12 | Ayrton Senna |
McLaren | 01:33:16.367 | 65 |
3 |
9 |
2 | 5 | Nigel Mansell |
Williams | 01:33:39.711 | 65 |
11 |
6 |
3 | 19 | Alessandro Nannini |
Benetton | 01:34:07.581 | 65 |
8 |
4 |
4 | 15 | Maurício Gugelmin |
March | 01:34:27.745 | 65 |
5 |
3 |
5 | 1 | Nelson Piquet |
Lotus | 01:34:37.202 | 65 |
7 |
2 |
6 | 17 | Derek Warwick |
Arrows | +1 lap | 64 |
9 |
1 |
7 | 18 | Eddie Cheever |
Arrows | +1 lap | 64 |
13 |
0 |
8 | 6 | Riccardo Patrese |
Williams | +1 lap | 64 |
15 |
0 |
9 | 28 | Gerhard Berger |
Ferrari | +1 lap | 64 |
1 |
0 |
10 | 2 | Satoru Nakajima |
Lotus | +1 lap | 64 |
10 |
0 |
11 | 36 | Alex Caffi |
Dallara | +1 lap | 64 |
21 |
0 |
12 | 33 | Stefano Modena |
Euro Brun | +1 lap | 64 |
20 |
0 |
13 | 29 | Yannick Dalmas |
Larrousse | +2 laps | 63 |
23 |
0 |
14 | 30 | Philippe Alliot |
Larrousse | +2 laps | 63 |
22 |
0 |
15 | 23 | Pierluigi Martini |
Minardi | +2 laps | 63 |
19 |
0 |
16 | 4 | Julian Bailey |
Tyrrell | +2 laps | 63 |
24 |
0 |
17 | 27 | Michele Alboreto |
Ferrari | Out Of Fuel | 62 |
2 |
0 |
18 | 25 | René Arnoux |
Ligier | +3 laps | 62 |
25 |
0 |
19 | 21 | Nicola Larini |
Osella | Out of Fuel | 60 |
26 |
0 |
RIT | 20 | Thierry Boutsen |
Benetton | Transmission | 38 |
12 |
0 |
RIT | 16 | Ivan Capelli |
March | Alternator | 34 |
6 |
0 |
RIT | 11 | Alain Prost |
McLaren | Handling | 24 |
4 |
0 |
RIT | 3 | Jonathan Palmer |
Tyrrell | Engine | 14 |
17 |
0 |
RIT | 22 | Andrea de Cesaris |
Rial | Clutch | 9 |
14 |
0 |
RIT | 14 | Philippe Streiff |
AGS | Broken wing | 8 |
16 |
0 |
RIT | 24 | Luis Perez-Sala |
Minardi | Suspension | 0 |
18 |
0 |
DNQ | 32 | Oscar Larrauri |
Euro Brun | No Time | 0 |
0 |
|
DNQ | 9 | Piercarlo Ghinzani |
Zakspeed | No Time | 0 |
0 |
|
DNQ | 26 | Stefan Johansson |
Ligier | No Time | 0 |
0 |
|
DNQ | 10 | Bernd Schneider |
Zakspeed | No Time | 0 |
0 |
|
DNPQ | 31 | Gabriele Tarquini |
Coloni | No Time | 0 |
0 |