GP Imola 1994: 30 anni dopo… Ayrton Senna
In occasione della festa del 1 maggio, andiamo alla scoperta del weekend in cui perse la vita il Campione brasiliano della Formula 1, Ayrton Senna
Il GP di Imola 1994: il weekend maledetto che portò via il campione brasiliano dagli occhi, ma non dal cuore, dei tifosi
Primo maggio: festa dei lavoratori… ma anche un anniversario molto particolare per tutti gli appassionati di Formula 1, visto che si corse il GP di Imola 1994. Trenta anni fa, infatti, in quel 1 maggio, perse la vita quello che ancora oggi è considerato come il miglior pilota del Circus iridato.
In un fine settimana prima drammatico (aperto dall’incidente di Barrichello) poi tragico, la Formula 1 dovette fare i conti con la sua anima più oscura. Due incidenti gravissimi videro infatti perire l’ultimo e il primo della griglia. Il quasi sconosciuto Ratzenberger, al sabato, e alla domenica il più grande di tutti. Il divino Ayrton.
Il brasiliano Ayrton Senna da Silva e le premesse della stagione 1994
Già Campione del Mondo nel 1988, nel 1990 e nel 1991, la stagione 1994 avrebbe dovuto permettergli di tornare nuovamente al vertice con quella che, agli occhi di tutti, era la monoposto più competitiva. E cioè la Williams motorizzata Renault.
Il pilota migliore sulla macchina migliore… che in quel maledetto fine settimana si trasformò, invece, nella sua bara.
Ma iniziamo dal principio, dallo start della stagione 1994: lo strapotere del reparto corse con base a Grove nel Campionato precedente aveva permesso ad Alain Prost di vincere il suo quarto, e ultimo, titolo mondiale.
L’inarrivabile FW15C grazie a dieci successi su un totale di 16 GP, si rivelò pressochè imbattibile. Un dominio del genere, secondo la FIA, era inaccettabile per mantenere alto lo spettacolo e l’interesse da parte dei fans. Quindi si decise, senza consultare piloti e scuderie, di introdurre alcune modifiche al regolamento.
Prima tra tutte l’eliminazione delle sospensioni attive, ma anche il divieto di utilizzare quei sofisticati sistemi di controllo di trazione e impianti frenanti avveniristici di cui, guarda caso, proprio la Williams eccelleva. La volontà, inoltre, era anche quella di limitare le prestazioni delle vetture, giudicate troppo elevate e, quindi, pericolose: così facendo, però, si ottenne esattamente l’effetto contrario.
I tecnici, infatti, dovettero realizzare in tutta fretta progetti del tutto nuovi. Ne uscirono monoposto con prestazioni inalterate, tuttavia molto rigide, nervose e oltremodo sensibili alle asperità dell’asfalto.
La Federazione spinse su questi accorgimenti sicura del fatto che ormai da tanti anni non si era più verificato un incidente mortale in Formula 1. L’ultimo, infatti, era stato quello di Elio De Angelis nel 1986 durante una giornata di test sul circuito francese del Paul Ricard a Le Castellet.
Da allora nessun altro pilota aveva perso la vita su una vettura di Formula 1. Nè durante test privati nè durante fine settimana di gara.
L’inverno del 1994 e la ricerca di prestazione e sicurezza sulle nuove vetture
Purtroppo, ci si era dimenticati in fretta di quattro “avvertimenti” che avevano colpito in quegli anni il Circus iridato. Il primo nel 1987 a Imola quando Nelson Piquet si schiantò contro il muro del Tamburello, riportando conseguenze che lo condizionarono per gran parte della sua rimanente carriera. Fu poi il turno di Gerhard Berger, uscito di pista nel 1989 nello stesso punto a 280 km/h per un cedimento strutturale della sua Ferrari che andò poi in fiamme.
Sempre nel 1989 Phillippe Streiff perse il controllo della sua AGS sul circuito di Jacarepagua (Brasile), riportando gravi lesioni alla colonna vertebrale. Il francese rimase paralizzato dalla vita in giù.
Non ultimo, il botto del nord-irlandese Martin Donnelly durante le prove del GP di Spagna 1990, quando andò a sbattere a oltre 270 km/h contro le barriere con la sua Lotus… finendo in mezzo alla pista ancora legato al seggiolino.
Ma torniamo alla stagione 1994, anzi, ai test pre-stagionali, segnati dall’incidente del finlandese J.J. Lehto, compagno di squadra di Michael Schumacher alla Benetton, durante delle prove private sul circuito di Silverstone. A cui fece seguito quello di Jean Alesi, a muro con la sua Ferrari durante dei test a porte chiuse sul tracciato del Mugello.
Il Gran premio di Imola 1994: il fine settimana più nero della Formula 1 moderna
Viste le premesse, il Campionato non era iniziato nel migliore dei modi… Arriviamo così al fatidico weekend del 29 aprile – 1 maggio, quando in programma era previsto il terzo round sulla pista di Imola. Il presentimento che qualcosa non funzionava per il verso giusto lo si ebbe subito dalle prove libere del venerdì. Rubens Barrichello, promettente pilota in forza alla Jordan, fu vittima di uno spaventoso incidente mentre tentava di migliorare il suo crono assoluto.
Il brasiliano stava viaggiando a circa 230 km /h quando, alla Variante Bassa, la sua monoposto deviò dalla traiettoria ideale probabilmente per il cedimento della sospensione posteriore sinistra causato da un urto sul cordolo del giro precedente.
In una situazione ormai incontrollabile, Rubens e la sua Jordan sbalzarono verso destra e letteralmente decollarono verso la rete di protezione. Addirittura al di sopra della pile di gomme dopo aver utilizzato il cordolo esterno come trampolino.
Lo schianto fu inevitabile, ma Barrichello accusò solamente una perdita di coscienza, una costola incrinata, il naso rotto, dei tagli sulla bocca e una botta al braccio. Che gli costarono, purtroppo, la partecipazione alla gara di domenica.
Roland Ratzenberger e il fatidico ultimo tentativo di qualificazione
Il giorno successivo fu il turno delle qualifiche del sabato, nelle quali due squadre di bassa classifica stavano tentando il tutto per tutto per evitare l’ultimo posto in griglia. Da una parte la Pacific-Ilmor con Bertrand Gachot e Paul Belmondo, dall’altra la Simtek-Ford con David Brabham e Roland Ratzenberger.
Quest’ultimo, prima di scendere in pista, era molto nervoso. L’austriaco riversò in pista tutta la tensione prima entrando in contatto nel suo primo giro lanciato con la Lotus di Johnny Herbert. Poi nel suo quinto passaggio con un’escursione nell’erba all’altezza delle Acque Minerali.
Gli rimaneva ancora un ultimo tentativo. Doveva rischiare, si stava giocando la carriera. Dopo aver ultimato la curva del Tamburello, l’austriaco si trovava nel rettilineo che portava verso la Villeneuve a oltre 300 km/h. Un’appendice aerodinamica proveniente dall’ala anteriore cedette, probabilmente per il fuori pista di poco prima. Questo causò la rottura completa dell’alettone, rendendo l’auto ingovernabile e diretta verso le barriere di protezione della variante successiva.
Il tentativo di frenata fu inutile: Ratzenberger colpì il muro della Villeneuve a 306 km/h e la sua Simtek compì sei testacoda prima di fermarsi in mezzo alla pista.
Le immagini mostrarono il casco del pilota ciondolare da una parte all’altra dell’abitacolo, per poi accasciarsi sul lato sinistro della monoposto.
Anche se venne dichiarato ufficialmente morto sette minuti dopo l’arrivo all’Ospedale di Bologna, Roland perì sul colpo a causa della brusca decelerazione. La sua spina dorsale era spezzata a metà e inoltre riportava una frattura della base cranica.
Ayrton Senna, nel frattempo, aveva seguito tutto l’accaduto e, dopo essere stato al pronto soccorso per verificare le condizioni del collega, si chiuse in un silenzio stampa fino alla mattina successiva.
La domenica della morte: il Gp di Imola 1994 del primo Maggio ricordato per la scomparsa del campione più celebrato
Siamo a quel fatidico 1 maggio 1994: il Campeao, prima di recarsi in circuito, lesse nella Bibbia un passo che recitava che quel giorno Dio gli avrebbe fatto il dono più grande di tutti. Dio stesso.
In griglia di partenza “Magic” era in pole position, ma stranamente aveva cambiato tutti i suoi rituali. In un clima di malinconia e tristezza, Senna era rimasto nell’abitacolo della sua Williams senza il casco indossato.
Ma ormai è tutto pronto: allo start, ecco l’ennesimo incidente di un weekend che, di lì a poco, si sarebbe rivelato un incubo.
La Benetton di J.J. Letho, tornato alle corse dopo il crash pre-season, rimane ferma sulla sua piazzola per un problema al cambio. Tutti la evitano, meno la Lotus di un Pedro Lamy che, sterzando all’ultimo verso sinistra, la centra facendo schizzare direttamente in tribuna alcuni rottami.
Pezzi di carbonio, metallo e una gomma colpiscono otto spettatori e un agente di polizia.
Per ripulire il rettilineo viene fatta entrare in pista la Safety Car per cinque giri, poi la gara riprende e subito Ayrton fa segnare il giro veloce per tenere a distanza il rivale Michael Schumacher.
L’uscita di Senna al Tamburello: la dinamica e i primi soccorsi
Nel corso del settimo passaggio, alle ore 14:17, la Williams FW16 del brasiliano finisce dritta nel muro della curva del Tamburello. Senna sbatte alla velocità di 211 km/h ridotta da quella dei 310 orari per via di una frenata all’ultimo quando il pilota si era accorto che qualcosa, nell’abitacolo, aveva ceduto.
Si trattava del piantone dello sterzo, limato su ordine dello stesso Ayrton prima della partenza perché il tre volte Campione del Mondo non riusciva a sentirsi a suo agio su una monoposto creata appositamente per il suo rivale, ormai in pensione, Alain Prost.
La modifica era stata voluta per evitare che le sue nocche sfregassero il limite superiore del cruscotto, oltre che per migliorare la visibilità della strumentazione. La saldatura, però, non sostenne le sollecitazioni in gara e quindi cedette dopo poche tornate dalla partenza.
Il botto fu spaventoso e dopo diverse giravolte la Williams si fermò nelle vie di fuga. Tutti notarono che il casco del brasiliano non si muoveva e si era accasciato proprio come aveva fatto quello di Ratzenberger.
Nell’urto, infatti, il braccio della sospensione anteriore destra si era spezzato e, a causa dell’energia cinetica, era penetrato nel casco di Senna trafiggendo la sua testa nella regione del lobo frontale destro, poco sopra l’occhio.
I soccorsi accorsero subito e i medici estrassero il pilota dall’abitacolo, praticandogli immediatamente il massaggio cardiaco assieme a una trasfusione per ripristinare il sangue perduto nello schianto.
Il Gran Premio di Imola 1994 prosegue nel caos
Nel frattempo, atterra anche l’elicottero in modo da trasportare Ayrton nel vicino Ospedale di Bologna. Ma ecco il colpo di scena che non ti aspetti. Qualcuno dai box ha dato il via libera a Erik Comas di ritornare in pista con la sua Larousse, dopo essersi fermato per consentire ai suoi meccanici di riparare l’alettone posteriore. Ignaro dell’accaduto, il francese ripartì a tutto gas e per poco, alla Villeneuve, non centrò in pieno i mezzi di soccorso ancora sul circuito.
Con Senna caricato sull’eliambulanza in direzione dell’Ospedale, la direzione gara allestisce una seconda ripartenza… ma il destino infausto non ha ancora finito sull’Autodromo di Imola.
A undici giri dalla fine Michele Alboreto decide di tornare ai box per effettuare rifornimento e cambio gomme alla sua Minardi. Nella ripartenza in pit-lane, ancora senza alcun limite di velocità, il pneumatico posteriore destro si stacca per un malavvitamento del dado e va a colpire tre meccanici della Ferrari, uno della Lotus e un altro della Benetton.
Alboreto, intanto, è riuscito a fermarsi in tempo prima di falciarne altri, mentre la gomma incriminata finisce in pista ed evita per un soffio un Damon Hill che stava sopraggiungendo in quel momento.
La conclusione della gara e l’annuncio della morte di Senna: il Gran Premio di Imola 1994 giunge al suo epilogo
Finalmente si giunge al termine della gara, vinta da Michael Schumacher davanti a Nicola Larini, al suo unico podio di carriera in sostituzione di Jean Alesi, ed a Mika Hakkinen.
Ma non si festeggia né sul podio, né in pista, né a casa. Tutta l’attenzione è rivolta verso l’Ospedale Maggiore di Bologna, dove Ayrton Senna è stato trasportato d’urgenza nel reparto di rianimazione.
Gli viene effettuata una TAC, che mostra il vasto trauma a livello cerebrale oltre ad un’insufficienza cardiaca e respiratoria.
Alle ore 18:15 il fratello Leonardo chiama un prete per prestargli l’estrema unzione, mentre alle 18:40 la dottoressa Maria Teresa Fiandri, capo del Reparto Rianimazione dell’Ospedale Maggiore di Bologna, annuncia la morte cerebrale del brasiliano. In realtà l’orario ufficiale era datato alle 14:17, ora dello schianto della sua Williams alla curva del Tamburello.
Successivamente, il 5 maggio 1994 a San Paolo in Brasile ebbero luogo i suoi funerali.
Questa è la storia del tragico weekend di Imola 1994, in cui perse la vita uno tra i migliori piloti al mondo che la Formula 1 abbia mai conosciuto: il magico Ayrton Senna. Sarai sempre nei nostri cuori.
Ho lavorato in quel fatidico GP. Dovevo assistere John Corsmith (FIA) con ripetizioni video di tutte le telecamere del circuito chiuso T.V. del autodromo. Ero in direzione gara. Ho assistito (insieme ad altri nello steso ufficio) a una breve ma “forte” discussione fra Corsmith e Berger che si era appena ritirato. Trovai anni fa un libro. credo fosse scritto da un giornalista, che riportava questo fatto. No ho mai letto ne sentito nessuno parlare di questo. Purtroppo non ricordo quale fosse questo lbro. Con la ditta per la quale lavoravo nei mesi seguenti abbiamo dovuto far visionare e peritare tutte le immagini dell’incidente presso la SAGIS Bologna che aveva la gestione dell’autodromo. Spero un giorno si riesca a raccontare tutto su quel tragico weekend.
Volevo rettificare che nel mio commento di prima ho messo per errore che Berger si fosse ritirato. Intendevo dire che a gara ferma ha lasciato la monoposto per andare in direzione gara e chiedere la sospensione del G.P. che comunque hanno fatto ripartire.
Vivo da anni in Argentina e a volte lo spagnolo mi tradisce.