Postalmarket a Maranello
Quando Harvey Postlethwaite arriva a Maranello, nella GES nessuno riesce a pronunciare il suo nome, troppo difficile per i meccanici emiliani, e viene soprannominato subito Postalmarket. Il giovane Harvey si mette in luce alla Wolf, scuderia inventata dal petroliere Walter Wolf, progettando una monoposto che permette a Jody Scheckter di classificarsi secondo dietro un quasi imbattibile Lauda. Il risultato ottenuto dalla quasi artigianale Wolf mette in luce il giovane inglese che diventa un eccellente telaista.
La Ferrari, dopo la disastrosa stagione ’80, si rende conto che, oltre a preparare il nuovo motore turbo, deve abbinare al propulsore un telaio che possa scaricare a terra tutta la potenza del motore. Nell’estate del 1981, Postalmarket viene assunto alla Ferrari e, appena arrivato a Maranello, inizia a lavorare alla vettura per la stagione ’82. La 126 C2, questa la sigla, è una monoposto che si discosta molto dalla tradizione Ferrari; infatti, è caratterizzata da un telaio in fibra di carbonio invece che in alluminio rivettato. Abbinato a un motore indistruttibile, la monoposto conquista il primo mondiale costruttori per vetture turbo e, se non fosse per i noti incidenti occorsi alla scuderia, la Ferrari avrebbe vinto anche il titolo piloti.
La C2 sviluppata si chiamerà C3 e permette alla Ferrari di bissare il titolo costruttori nel 1983. Nonostante qualche screzio con Forghieri, il tecnico inglese è molto apprezzato dalla Ferrari tanto che, quando viene esautorato il tecnico modenese, la GES nomina l’inglese direttore tecnico e, con la 156/85, sfiora il titolo con Alboreto.
Con l’arrivo di Barnard, Postalmarket viene relegato a ingegnere di pista e, vistosi in “dispensa”, decide di trasferirsi alla Tyrrell dove inventa il muso ad ali di gabbiano. Attratto dalla sfida di Montezemolo, nuovamente a Maranello col ruolo di presidente, Harvey, forte di un ottimo italiano con accento emiliano, torna a Maranello. I risultati deludenti lo obbligano a guardarsi in giro e lascia nuovamente il regno dei motori per tornare alla Tyrrell e nel ’99 alla BAR.
Ad aprile dello stesso anno, mentre assiste a dei test di Formula Uno, è colpito da un infarto morendo poco dopo. La sua scomparsa lascia un gran vuoto sia dal punto di vista umano ma anche tecnico perché poco prima di morire aveva in mente di progettare una monoposto per far debuttare la Honda in Formula Uno, che lo avrebbe portato nuovamente ai vertici della categoria.