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Formula 1I grandi flop della Formula 1

I grandi flop | Andrea Moda (1992)

I social e le piattaforme di streaming hanno 'resuscitato' l'esperienza fantozziana di una delle scuderie più dilettantesche della storia

Era finita nel dimenticatoio, tacciata di avere danneggiato l’immagine della Formula 1, ma in tempi recenti la breve e folle parentesi dell’Andrea Moda ha cominciato a spopolare tra le piattaforme social e di streaming. Ne è la riprova la docu-serie uscita lo scorso anno su Vimeo, che ripercorre in modo scherzoso e canzonatorio la breve militanza dell’Andrea Moda in Formula 1, con la partecipazione di tutti i protagonisti di quella folle avventura, Andrea Sassetti compreso. Per non parlare delle pagine social dedicate alla Formula 1 del passato, che spesso si dilettano e rispolverare le ‘gesta’ della scuderia più sgangherata degli ultimi decenni.

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L’Andrea Moda è assurta a emblema del fallimento, dato che solo così si può derubricare quella che fu la sua breve parentesi, consumata in una Formula 1 ancora artigianale che era quella di inizio anni Novanta. Fondata appunto da Andrea Sassetti, anche la scuderia marchigiana vide la luce per motivi di marketing: Sassetti aveva fatto fortuna con l’omonima azienda che vendeva calzature femminili, e a inizio anni Novanta decise che era tempo di promuovere il suo brand attraverso la Formula 1.

presentazione andrea moda f1 team
© automoto.it

OTTO MESI DI FOLLIA

Mai idea fu più folle. La militanza dell’Andrea Moda ai vertici del motorsport durò solo alcune gare della stagione ’92, da quella inaugurale del Sudafrica fino a Monza, a inizio settembre, quando ai membri del team fu impedito di entrare in circuito, decretando la fine anticipata di un progetto farsesco che non poteva avere altro epilogo.

L’unica nota romantica fu rappresentata dalla qualificazione per il GP di Monaco firmata da Roberto Moreno, che si esibì in una prestazione miracolosa, considerando che la monoposto messagli tra le mani a fatica completava un giro. Spesso mancavano i pezzi, tanto che nella docu-serie lo stesso Moreno ha svelato un dettaglio inquietante, ossia che “Nel weekend di Imola, ad esempio, mi aiutarono degli amici che avevo in Ferrari e in Benetton per farci arrivare il materiale che da noi non c’era”

andrea moda gp monaco 1992 roberto moreno
© Actualfoto

DILETTANTI ALLO SBARAGLIO

Le stesse S921 (questo il nome affibbiato alle vetture) costituivano un’accozzaglia di elementi provenienti da altri team. Quando l’Andrea Moda si presentò a Kyalami per il primo GP del ’92, le monoposto presentavano il telaio della vecchia Coloni (scuderia umbra che aveva abbandonato le corse l’anno prima), i V10 della Judd e il retrotreno della Dallara. Lasciava a desiderare pure la livrea, tutta nera con il marchio ‘Andrea Moda’ disegnato in modo improbabile e qualche sponsor marchigiano racimolato alla meno peggio.

Si può ben comprendere come, in un’epoca dove esistevano ancora le prequalifiche, l’accesso a un GP fosse un’impresa da celebrare. L’apice della scuderia arrivò, appunto, grazie al brasiliano Moreno, che nel sabato di Montecarlo siglò un incredibile 1’24″945, 5″4 più lento del poleman Mansell ma sufficiente a garantirgli lo start del Gran Premio, ovviamente dall’ultima casella (in gara, l’indomani, il motore Judd resse appena undici giri).

Fu l’unico spiraglio di luce di un’avventura travagliata, che vide l’Andrea Moda costantemente al centro di vicende grottesche. Nel primo GP, in Sudafrica, ad esempio, la scuderia fu squalificata perché il patron Sassetti non aveva pagato la tassa d’iscrizione richiesta ai team esordienti, mentre in Messico i ritardi nella spedizione del materiale impedirono alle S921 di scendere in pista. Fu in quell’occasione che i piloti titolari, Alex Caffi ed Enrico Bertaggia, abbandonarono la scuderia, lasciando il posto a Moreno e Perry McCarthy.

Perry McCarth gp belgio 1992
© Sutton Images

L’EPILOGO

Dopo l’impresa del brasiliano nel Principato, i travagli continuarono nelle corse estive. In Canada la scuderia rimase senza motori Judd e nelle prequalifiche prese in prestito quelli della Brabham. In Francia ci furono di nuovo problemi con la fornitura del materiale, complice uno sciopero dei camionisti francesi. Ma il fondo si toccò a Silverstone quando, a corto di pneumatici, la squadra spedì in pista i piloti con gomme da bagnato (le sole disponibili) in una giornata di sole cocente… Va da sé che in nessuna di queste occasioni Moreno e McCarthy ottennero l’accesso ai GP (il britannico fu addirittura sfavorito in modo plateale dal team, che voleva sbarazzarsene).

La commedia tragicomica dell’Andrea Moda si concluse a Spa-Francorchamps, quando Sassetti subì un mandato di cattura con l’accusa di false fatturazioni emesse nella sua attività imprenditoriale. Quando i membri del team, nel GP successivo, provarono a varcare i cancelli dell’Autodromo di Monza vennero bloccati dalle autorità e l’Andrea Moda venne bandita per sempre dalla Formula 1, con l’accusa di averne leso la reputazione.

andrea moda f1 team
© Sconosciuto

Quando si dice che il tempo cambia le prospettive, basti pensare che recentemente Andrea Moda è divenuta un mito, un monumento alla follia in un contesto sportivo che ancora lasciava spazio a chi aveva il coraggio di rischiare tutto.

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Luca De Franceschi

Sono Luca, studio Lettere e seguo la Formula 1 da una decina d'anni. Mi sono appassionato a questo sport durante l'era dei successi di Michael Schumacher con la Ferrari, per poi assistere alle prime vittorie di Fernando Alonso, Lewis Hamilton e Sebastian Vettel. A casa ho diversi DVD sulla storia di questo sport, che mi hanno fatto conoscere i piloti e le auto del passato. Ho anche la passione dei kart, sui quali ogni tanto vado a girare.

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