Con l’annuncio dell’accordo tra Adrian Newey e l’Aston Martin, la telenovela del progettista più famoso della Formula Uno è finalmente finita. Sarebbe stato bello vederlo alla Ferrari? Forse, ma nella storia del Cavallino Rampante, quando la squadra si avvalse dei servizi di Barnard, il progettista del momento, la scuderia, invece di fare quadrato intorno alle competenze dell’ingegnere britannico, si è spaccata ulteriormente arrivando a un precoce divorzio.
All’inizio del campionato, quando era evidente che il sodalizio tra la Red Bull e Newey era arrivato al capolinea, l’unica scelta per l’ingegnere britannico era la Ferrari, che aveva messo sul piatto un’offerta da super consulente senza l’obbligo di doversi trasferire in Italia. La Ferrari, in affanno per la mancanza di titoli dal 2008, i soldi non sono mai stati un problema, ed è arrivata quasi a chiudere l’accordo. A raffreddare gli entusiasmi da ambo le parti è stato il cambio di vision da parte dell’ingegnere, che da super consulente ha deciso di tornare a occupare un posto in Formula Uno a tempo pieno, rendendo irrealizzabile un suo possibile trasferimento in Italia.
Un altro elemento che ha raffreddato l’ingegnere nei confronti della Ferrari è stata la sua esigenza di avere a che fare con un’organizzazione dove la catena di comando fosse immediata e piramidale. È stato così alla Williams, alla McLaren e alla Red Bull. Alla Ferrari avrebbe incontrato un’azienda strutturata con una catena di comando più burocratica, come dimostra l’organizzazione della GES totalmente inglobata nella fabbrica industriale.
Forse ai tempi di Enzo Ferrari l’accordo si sarebbe finalizzato, ma ora, a Maranello, Newey sarebbe stato un dipendente ben pagato, soggetto a logiche aziendali che avrebbero potuto intralciare la vena progettuale dell’ingegnere. A 65 anni Adrian Newey vuole essere qualcosa di più di un progettista: il suo sogno probabilmente è legare il suo nome a qualche modello di serie. Vista la sua passione per le macchine, ecco che l’unica alternativa valida è diventata l’Aston Martin, ma la struttura del team è realmente coerente con la Formula Uno che verrà? I soldi di Lance Stroll fino ad ora non hanno portato risultati di rilievo, e l’ingaggio del geniale tecnico è visto come il tassello mancante per ottenere la vittoria.
In effetti, a vederlo dall’esterno, l’ingaggiare Newey e affidargli un pacchetto azionario potrebbe non essere la soluzione giusta, in quanto la progettazione è sicuramente uno dei talenti di Newey, ma far parte di un’architettura aziendale non gli permetterà di spaziare da progettare Formula Uno fino alle macchine di serie, che, come il Drake insegna, non devono essere prototipi estemporanei, ma prodotti da poter vendere nel tempo.
L’Aston Martin ha una struttura che ricorda i team di Formula Uno di vent’anni fa, ma sembra che non abbia idea di come dovrà essere il team nel 2026, mentre Newey è sicuramente un grande tecnico; altro lo dobbiamo ancora scoprire.