
Vent’anni senza Agnelli, l’Italia rimpiange il suo monarca repubblicano che insieme alla Ferrari ha reso il nostro paese famoso in tutto il mondo. I due personaggi on potevano essere più diversi, Ferrari era un burbero con un carattere forgiato alla scuola della vita, l’altro era il simbolo della motorizzazione di massa che, grazie alla 500, ha fatto uscire l’Italia da una dimensione rurale per farla entrare nel novero delle potenze industriali.
Oltre a un industriale, con luci e ombre, Agnelli è stato un grande estimatore del prodotto Ferrari non da meno un grande tifoso dell’ omonima scuderia.
Fu su una Ferrari che si procurò la grave menomazione alla gamba, fin da giovane il giovane rampollo della famiglia Agnelli ha sempre cercato di avere dei modelli esclusivi, direi unici, che lo ponevano al vertice del jet set internazionale inorgogliendo non poco Enzo Ferrari.
Agnelli è stato sempre molto vicino alla scuderia, una presenza discreta costante che spesso ha influito sulle decisioni del Drake. Nel 76 furono Agnelli e Montezemolo a opporsi all assunzione di Peterson per sostituire l incidentato lauda. Col tempo i trionfi pian piano si trasformarono in vittorie, ma l Avvocato mai entrò in polemica col fondatore, che battuto dall’età, nell’88 gli cedette tutte le restanti quote tranne un dieci per cento spettante al figlio Piero.
Nel 1991, stanco di una Ferrari perdente decise di mandare a Maranello il suo ex pupillo, Montezemolo, con l’imperativo di diventare grande rendendo grande la Ferrari. Dopo quattro anni a dir poco terribili, nel 94 la rossa torna a vincere e, all entusiasmo di Montezemolo, Agnelli rispose in pieno stile inglese, che quell’anno il mondiale lo stava vincendo chi produceva maglioni.
Agnelli era anche questo, un uomo che mai ha messo maschere e che ha sempre detto, col giusto stile, quanto riteneva dover esternare sempre.

Per vedere trionfare l’amata rossa, l’Avvocato decise che era il momento di far arrivare il migliore, e finalmente nella rossa si calò Schumacher, il pilota di maggior talento nella Formula 1 degli anni 90.
I successi arrivarono dal 2000 in poi, in “zona Cesarini” per Agnelli, che molto malato, aveva cominciato a diradare le sue presenze alla presentazioni delle monoposto e ai Gran Premi.
La macchina del 2003 la scuderia la dedicò proprio a Gianni Agnelli, scomparso da poco, è stata una macchina vincente ma non dominante, ma verrà ricordata per la sigla “GA” ovvero Gianni Agnelli, colui che col suo fascino e il suo glamour ha contribuito a rendere il prodotto Ferrari atteso in tutto il mondo