Imola 1994, il week-end più nero della Formula 1
Prima Roland Ratzenberger, poi Ayrton Senna: l'ultimo e il primo, uniti in un drammatico destino

Molti lo hanno definito il più brutto week-end della storia della Formula 1. Possibile, ma in realtà dagli anni Cinquanta sino al 1982, morivano quasi due piloti all’anno. La Formula 1 nostalgica ma rischiosa, affascinante e romantica ma letale, per tanti, per troppi.
Il 1 maggio 1994, come capitava ormai da 12 anni, si galleggiava ancora su quel senso di sicurezza che ben presto si sarebbe trasformato in letale sottovalutazione. Dal 1982 non moriva più un pilota in gara: accadde al compianto Riccardo Paletti, poche settimane dopo che Gilles Villeneuve restò ucciso a Zolder. Partì con la sua Osella, sulla griglia del GP del Canada e cozzò contro la Ferrari di Pironi, in un drammatico passaggio di consegne, rimasta bloccata per un guasto. Intrappolato nella sua vettura, Paletti non viene estratto in tempo e la macchina prende fuoco: morirà poco più tardi, a poche ore dal suo compleanno.
La Formula 1 non conosce più morti, se non per l’incidente, in alcuni test in Francia, di Elio De Angelis. Una perdita enorme, nel 1986. Ayrton Senna, suo compagno alla Lotus, si sente responsabile: “Ho fatto un giro prima di lui e avevo notato che non c’era alcuna sicurezza a bordo pista. Nessuno con gli estintori o nessun inserviente di alcun genere pronto a intervenire. Ma tornato al box non ho detto nulla, e ancora oggi me ne pento”.
A Imola nel 1994 Senna arriva con zero punti in classifica, contro i 20 del suo rivale designato, Michael Schumacher. Ma soprattutto con una Williams ingestibile: scomoda, spogliata dell’elettronica, complessa da guidare. E Ayrton se ne lamenta anche nei box, con uno dei responsabili della Renault, il motore incastonato nella vettura, poco prima della corsa. Tutto va storto sin dal venerdì: Rubens Barrichello decolla con la Jordan alla variante Marlboro, la sua vettura si capovolge e lui ne esce praticamente illeso. Salterà la corsa per via di un guaio al braccio e poco altro. “E’ cosciente, sta bene. E’ ancora un po’ scosso, ma gli ho parlato senza alcun problema”, dice Ayrton del suo amico e connazionale poco dopo averlo visitato.
La prima tragedia
Il sabato, mentre su Imola continua a splendere il sole, in pista i nuvoloni neri si fanno sempre più fitti. Roland Ratzenberger, una lunga esperienza nelle corse di durata, è riuscito ad approdare in Formula 1 dopo mille sacrifici. Ha il contratto per cinque gare, con la Simtek, scuderia affidata a Nick Wirth, ingegnere 27enne, che nell’ottobre del 1993 al lancio della vettura, senza alcun sponsor sulla livrea, si era lamentato del poco tempo e dei pochi soldi a disposizione.
Ratzenberger durante una tornata va in testacoda, sporcando due ruote e inclinando l’ala anteriore. Questa, nel giro successivo, salterà via appena il pilota riprenderà velocità. Alla curva Villeneuve, corsi e ricorsi storici, la Simtek tira dritto a 300 all’ora: la vettura rimbalza sulla pista con il capo reclinato del pilota, apparentemente incosciente. Non ci sarà nulla da fare: Ratzenberger verrà dichiarato morto poco dopo, fuori dal circuito.
Se fosse accaduto in pista, l’intera qualifica sarebbe stata sospesa e il circuito sequestrato. Escamotage per evitare lo stop del week-end quello di dichiarare morto Roland in ritardo? Chissà.
Ayrton Senna si reca, come spesso faceva, sul luogo dell’incidente. Lo aveva fatto anche nel 1990, quando Donnelly, pilota della Lotus, era uscito solo con qualche frattura da un incidente incredibile al GP di Spagna. E come aveva fatto a Monza, salvando la vita a Eric Comas, slacciandogli il casco dopo aver arrestato la sua McLaren. Sempre attento ai temi della sicurezza, Ayrton poco prima della gara dice: “Ho capito che non sono ascoltato, ed è meglio stare zitti per evitare discussioni“.
Una resa triste, a pensarci oggi. Domenica, alle 14.17 toccherà a lui: dritto alla curva del Tamburello, che oggi si percorre a velocità nettamente inferiore dopo che la variante ha sostituito il curvone in piena dove avevano già rischiato Alboreto, Berger (a fuoco la sua Ferrari nel 1989) e Piquet con la Williams.
Il mondo in ansia
La morte di Senna, alle 18,40, comunicata qualche minuto dopo da Maria Teresa Fiandri, primaria dell’ospedale Maggiore di Bologna, fa capire a tutti che quella sottovalutazione è stata fatale.
La Formula 1 cambierà, radicalmente questa volta, dopo mesi in cui tutti i giornali fanno a gara a chi grida di più. “Formula assassina“, “Con Senna muore questa formula 1“, “Sicurezza ora, o non si corre”, senza capire che, come ebbe a dire Michael Schumacher, che era secondo dietro Senna al momento dell’incidente del brasiliano, le cose non potevano cambiare da un week-end all’altro.
Se n’era andato il più grande, colui che si pensava non potesse mai morire. Un altro parallelismo con Jim Clark, che nel 1968 spirò dopo un incidente a Hockenheim, in cui andò a sbattere contro un albero largo 12 centimetri. Gli immortali che tali non sono.
La morte in, quel week-end imolese, aveva colto l’ultimo dei piloti e il più grande. Schumacher vinse la corsa, Nicola Larini, dimenticato da tutti, arrivò secondo nel giorno peggiore per avere un momento di gioia. Sostituiva Alesi, che qualche settimana prima in una prova privata aveva avuto un incidente con la sua Ferrari. Terzo Hakkinen, giovane pilota della McLaren che aveva preso il posto del figlio di Andretti subentrando da collaudatore.
A Monaco sette giorni dopo, Karl Wendlinger finisce in coma dopo un altro incidente. In Spagna, altre due settimane dopo, tocca a Montermini rischiare grosso dopo un altro botto. Fosse andata male anche in queste occasioni, la Formula 1 si sarebbe decisamente fermata.
E invece proseguì, come se nulla fosse. Ma anni dopo, possiamo dirlo, alcuni sacrifici sono stati davvero ben interpretati, pur nel loro dramma. Imola 1994 oggi è un lontano ricordo, ma in fondo sempre presente: fu il fine settimana in cui la Formula 1 si scoprì nuda, impotente, smascherata.
Ecco l’ordine di arrivo GP IMOLA 1994
Pos | No | Pilota | Team | Tempo | Giri | Griglia | Punti |
---|---|---|---|---|---|---|---|
1 | 5 | ![]() |
![]() |
01:28:28.642 | 58 |
2 |
10 |
2 | 27 | ![]() |
![]() |
01:29:23.584 | 58 |
6 |
6 |
3 | 7 | ![]() |
![]() |
01:29:39.321 | 58 |
8 |
4 |
4 | 29 | ![]() |
![]() |
01:29:42.300 | 58 |
10 |
3 |
5 | 3 | ![]() |
![]() |
+1 lap | 57 |
9 |
2 |
6 | 0 | ![]() |
![]() |
+1 lap | 57 |
4 |
1 |
7 | 30 | ![]() |
![]() |
+1 lap | 57 |
7 |
0 |
8 | 8 | ![]() |
![]() |
+1 lap | 57 |
13 |
0 |
9 | 4 | ![]() |
![]() |
+2 laps | 56 |
12 |
0 |
10 | 12 | ![]() |
![]() |
+2 laps | 56 |
20 |
0 |
11 | 26 | ![]() |
![]() |
+2 laps | 56 |
19 |
0 |
12 | 25 | ![]() |
![]() |
+3 laps | 55 |
17 |
0 |
13 | 9 | ![]() |
![]() |
Spun off | 54 |
16 |
0 |
RIT | 15 | ![]() |
![]() |
Spun off | 49 |
21 |
0 |
RIT | 24 | ![]() |
![]() |
Wheel | 44 |
15 |
0 |
RIT | 10 | ![]() |
![]() |
Engine | 40 |
11 |
0 |
RIT | 23 | ![]() |
![]() |
Spun off | 37 |
14 |
0 |
RIT | 31 | ![]() |
![]() |
Spun off | 27 |
24 |
0 |
RIT | 34 | ![]() |
![]() |
Engine | 23 |
25 |
0 |
RIT | 19 | ![]() |
![]() |
Engine | 17 |
23 |
0 |
RIT | 28 | ![]() |
![]() |
Suspension | 16 |
3 |
0 |
RIT | 2 | ![]() |
![]() |
No Time | 5 |
1 |
0 |
RIT | 20 | ![]() |
![]() |
Withdrew | 5 |
18 |
0 |
RIT | 6 | ![]() |
![]() |
Collision | 0 |
5 |
0 |
RIT | 11 | ![]() |
![]() |
Collision | 0 |
22 |
0 |
DNS | 32 | ![]() |
![]() |
Fatal accident | 0 |
0 |
|
DNQ | 33 | ![]() |
![]() |
No Time | 0 |
0 |
|
DNQ | 14 | ![]() |
![]() |
Injury | 0 |
0 |