In pochi possono dire di conoscere il mondo della Formula 1 meglio di Ivan Capelli, un personaggio che ha calcato le piste di tutto il mondo sotto diversi ruoli. Prima come pilota a cavallo tra gli anni ottanta e novanta, poi come commentatore televisivo alla Rai, e infine come dirigente dell’Automobile Club di Milano.
Sulla sua carriera da pilota, in particolare, ci sarebbe molto da dire. Perchè Capelli era un pilota molto talentuoso, che ha avuto però una grande sfortuna: quella dell’essersi trovato al posto giusto nel momento sbagliato. Una sliding doors cruciale che finirà per chiudergli le porte della Formula 1 proprio quando sembrava sul punto di esplodere.
Il percorso nelle categorie propedeutiche è ottimo: vince il titolo sia in Formula 3 che in Formula 3000, completando nel migliore dei modi la gavetta prima della massima serie. Diversi team di Formula 1 lo tengono d’occhio e la grande occasione arriva nel 1985, quando Ken Tyrrell gli offre un sedile per le ultime gare del campionato.
Già alla seconda apparizione, sulla pista di Adelaide, Capelli riesce a mettersi in mostra, conquistando un sorprendente quarto posto. Ci sarebbero tutti i presupposti per proseguire, ma in quel momento la storica scuderia britannica stava attraversando un difficile momento dal punto di vista economico, e non poteva permettersi di tenere in squadra un pilota che non disponeva di grandi sponsor.
GLI ANNI ALLA LEYTON HOUSE
Capelli riparte allora dalla Leyton House, un piccolo team che aveva ereditato le strutture della March. A progettare la vettura è un giovanissimo Adrian Newey, che già da allora caratterizza i suoi lavori con quei segni distintivi che lo renderanno celebre: da un lato una grandissima efficienza aerodinamica, dall’altro delle soluzioni tecniche talmente estreme da prestare il fianco ad un’affidabilità precaria.
L’abitacolo era strettissimo, e anche i meccanici facevano grossa fatica a trovare il giusto assetto per delle vetture così sensibili. Ma col passare del tempo il feeling aumentò e iniziarono ad arrivare le prime soddisfazioni, con due podi nel 1988.
La grande occasione arriva a Le Castellet nel 1990. Capelli prova a giocarsi le sue carte con una strategia aggressiva, evitando il pit-stop e provando ad arrivare al traguardo con le stesse gomme con cui è partito. L’azzardo paga, perchè il milanese gestisce al meglio le sue gomme e nella parte conclusiva della gara si trova in testa. Quando sembra ormai destinato ad un’incredibile vittoria arriva però la beffa: un guasto al propulsore lo costringe a rallentare consentendo ad Alain Prost di superarlo a pochi giri dalla fine.
Per uno scherzo del destino la Ferrari conquista la sua centesima vittoria in Formula 1 ai danni di un pilota italiano, tradito ancora una volta dall’affidabilità. Basti pensare che sui 73 Gran Premi disputati alla Leyton House Capelli riuscirà a vedere il traguardo soltanto in 22 occasioni.
L’AVVENTURA IN FERRARI
Dopo essersi messo in mostra per diverso tempo in un team di metà classifica, nel 1992 arriva la chiamata della Ferrari. Capelli, in rampa di lancio e pronto alla consacrazione, divide il box con Jean Alesi, ma lo fa in uno dei momenti più difficili in tutta la storia del Cavallino. La Rossa è un top team nel nome, ma non nei fatti, perchè è dilaniata da tantissime tensioni che ne minano lo spirito di squadra.
Sono le prime settimane della gestione Montezemolo, che entra subito in rotta collisione con le figure apicali della gestione sportiva, addossandogli le colpe dei scarsi risultati. In un clima così teso è difficile tirare fuori una macchina competitiva, perchè non tutti remano dalla stessa parte. E infatti quel doppio fondo che illude i giornali durante l’inverno in pista non funziona come dovrebbe.
La vettura è deficitaria sia nella stabilità in curva sia nella potenza del propulsore e Capelli viene travolto dagli eventi. La situazione degenera definitivamente in Canada, con un grave incidente che lo porta a sbattere contro le barriere. L’impatto era dovuto ad un problema tecnico (la barra di torsione era stata montata al contrario), ma davanti ai media il pilota fu costretto a prendersi la colpa dell’accaduto, pur di difendere l’immagine di una squadra criticata su tutti i fronti.
Con l’umore a terra e una squadra che non credeva più in lui, la sua stagione sarà un calvario. Capelli viene appiedato a due gare dalla fine, venendo preso come capro espiatorio per delle problematiche molto più grandi di lui. Un vero peccato. Perchè forse in un contesto diverso la carriera di Ivan Capelli avrebbe potuto prendere tutta un’altra piega.