Jackie Stewart è un mito vivente della Formula Uno moderna. È il più anziano campione del mondo ancora in vita e la sua storia è straordinaria per i risultati sportivi e non.
Allo Stewart adolescente, la vera passione non sono le corse ma il tiro al piattello, tanto da riuscire a vincere diversi premi con la squadra scozzese di tiro.
A 22 anni, il giovane Jackie, prova una vettura da corsa ed è subito un colpo di fulmine. Debutta nel 62 e si mette in luce fino ad arrivare a vincere 14 gare consecutive. Il destino decide la svolta nella vita dello scozzese: in una gara formula junior attira l’interesse di Tyrrel che gli offre un testa a Goodwood. In quell’occasione è costantemente il più veloce anche di Bruce McLaren e non passa molto tempo per vederlo esordire in formula uno.
Jackie Stewart debutta nella massimo formula con una BRM e ottiene subito un sesto posto. È l’inizio di una carriera clamorosa, l’ambiente della formula uno capisce subito che lo scozzese è un pilota diverso con un modo di correre che lo rende il prototipo del pilota moderno: abile calcolare di risultati intermedi e mai “violentatore” della meccanica affidatagli.
Nel ’66 sfiora la vittoria a Indianapolis, persa per un banale guasto tecnico e nel 68 riesce a formare con Tyrrell che gli mette a disposizione una Matra Cosworth con la quale si aggiudica 3 gare, tra le quali spicca la vittoria al Nurburgring dove distaccò il secondo di quattro minuti.
Tyrrell capisce di avere in squadra un futuro campione e non se lo fa sfuggire, per la stagione 69 gli prepara una macchina che permette allo scozzese di conquistare 5 vittorie e il suo primo titolo iridato.
Nel 1970 la Tyrrell vive una stagione di transizione, ma nonostante le difficoltà dovute alla macchina, Jackie Stewart conquista una vittoria e diversi piazzamenti sul podio. Nonostante la stagione non proprio eccezionale, Stewart crede ancora in Tyrrell e il boscaiolo lo ripaga affidandogli una macchina formidabile, la Tyrrell 003, con la quale vince sei gare e il suo secondo titolo iridato.
Dopo un 1972 sottotono, gli diagnosticano una dislessia tardiva, nel ’73 torna protagonista ma comincia a maturare nel suo intimo la voglia di ritirarsi. Al Glen potrebbe correre il suo centesimo gran premio ma la scomparsa del suo compagno Cevert durante le qualifiche lo fa desistere ritirandosi.
Smessi casco e tuta, lo scozzese decide di devolvere tutta l’esperienza acquisita in tanti anni di corse, per migliorare le condizioni di sicurezza dei circuiti e delle macchine.
Gli organizzatore dei GP mal sopportano questo ex pilota che li obbliga a spendere soldi per la sicurezza a discapito dello spettacolo, ma l’esperienza acquisita e il carisma di Sir Jacky furono tali da imprimere una svolta a tutta la categoria.
Oggi ha ottantatre anni la sua battaglia è nel campo delle demenze in quanto l’amata moglie è vittima di questa patologia e per poter accelerare la ricerca ha scritto al primo ministro inglese sollecitandogli degli investimenti mai arrivati.
Per meglio andare incontro a queste fortunate persone ha fondato un ente per raccogliere fondi, dimostrando oltre al carisma una filantropia che lo rendono unico anche fuori dalle piste.