Il pirata dei circuiti

Con un cognome degno di un pirata, Jean Laffitte è stato un famoso pirata dei Caraibi, Jacques Laffite
si è imposto nel GP di Monaco di Formula 3 e nel campionato europeo di Formula 2. Per la sua velocità istintiva ma anche per le doti di fine calcolatore, il pilota francese comincia a interessare diversi team di Formula Uno. Convinto dalla possibilità di sviluppo, Laffite decide di accasarsi alla Williams, non ancora scuderia di vertice ma di sicuro avvenire grazie a un patron appassionato. Col neonato team inglese, riesce a disputare qualche bella gara tanto che la Ligier, scuderia francese guidata dal patron Guy Ligier, decide di metterlo sotto contratto sognando di conquistare un titolo tutto francese.
Con la monoposto blu, Laffite diventa il pilota francese più noto e, grazie a delle bellissime monoposto preparate da Ligier dal ’79 all’81, il francese è stato in lotta per vincere il titolo mondiale. Negli anni in cui è protagonista, Laffite riesce a contendere la vittoria a Villeneuve in Spagna, arrivandogli incollato agli scarichi, mentre in Canada, sotto un diluvio, riesce a vincere confermandosi in corsa per il titolo mondiale. Mancato il sogno iridato, Laffite rimane deluso dallo sviluppo della Ligier che nell’82 non riesce a mettere in pista una macchina competitiva e decide di tornare alla Williams, ora scuderia di vertice, allettato dallo sviluppo del motore Turbo Honda.
Con la macchina inglese riesce a ottenere buoni risultati ma non brillanti e nell’85, ormai ultraquarantenne, accetta la corte di e torna a “casa” trovando come compagno il “Villeneuve italiano” Andrea De Cesaris. L’aria di casa galvanizza Jaquot, questo il suo soprannome, infatti in Brasile, al gran premio d’apertura, ottiene un ottimo sesto posto e i titoli sui maggiori giornali francesi, nonostante a vincere sia Prost. In Germania e Gran Bretagna ottiene due terzi posti e sulla pista inglese il giro più veloce, sarà l’ultimo della sua carriera.

In Australia, nonostante si sia qualificato ventesimo, riesce a rimontare trovandosi secondo al penultimo giro. Attaccato dal compagno di colori, Streiff, le due Ligier vengono a contatto e, nonostante le due monoposto siano claudicanti, entrambi i piloti riescono a conquistare il secondo e il terzo posto ridando a Guy Ligier il sorriso e la speranza di tornare quello che era solo qualche anno prima.
Nell’86 è ancora il capitano della Ligier, nonostante abbia come nuovo compagno Arnoux. Nonostante l’età avanzata, a Detroit, guidando con costanza e rispettando la meccanica, arriva addirittura secondo dopo aver condotto per diversi giri. A Brands Hatch è pronto a festeggiare il record di gran premi disputati, ma alla partenza un incidente innescato dalla Ferrari di Johanson lo fa andare contro il guardrail ferendolo gravemente alle gambe. L’incidente ha troncato definitivamente la sua carriera e provoca una vasta eco in tutta la Francia dimostrando quanto sia amato in tutto il paese.
Innamorato delle macchine da corsa, riesce a rimanere nell’ambiente riciclandosi come tester di Ligier e in seguito di Williams. Oltre che in Formula Uno, Jacques Laffite cerca di ritrovare le emozioni della velocità e del competere correndo anche Endurance: per nove volte ha partecipato alla 24 h di Le Mans mentre nel ’75 si è rivelato determinante per condurre, in coppia con Merzario, l’Alfa al mondiale marche. Il legame con la casa del biscione non si è mai dissolto totalmente e nell’87 troviamo il nostro “pirata” dei circuiti a gareggiare con l’Alfa 75 ufficiale nel DTM.
Nel ’96, ormai stanco, decide che è il momento di appendere il casco al chiodo diventando un apprezzato commentatore sportivo. Nel 2018 ha commosso la Francia dichiarando pubblicamente di essere affetto dal morbo di Parkinson dimostrando che, nonostante non abbia ottenuto le vittorie di Prost e di Arnoux, i francesi non lo hanno mai dimenticato e nemmeno noi.