Ken Miles il pilota di Carroll Shelby
Ken Miles. Un uomo di altri tempi, pilota di rara bellezza e unicità. Con Shelby ha saputo plasmare e ridimensionare il motorsport grazie alla GT 40, un progetto che sembrava un azzardo. Ma se tiri i dadi ed esce un sei vuol dire che hai sbancato il tavolo!
Inghilterra, Sutton Coldfield, 1º novembre 1918 nasce Kenneth Henry Jarvis Miles. Inglese di nascita naturalizzato americano nel tempo. Nel 2001 il suo nome è stato scritto nella Hall of Fame. Un’onorificenza meritata. Ken Miles era di media altezza, un viso lungo e stretto, alcuni tratti ricordavano il grande Nuvolari. Ma Ken Miles non è uguale a nessuno. Nessuno sarà mai come lui o Nuvolari. L’inglese fu l’alfiere di se stesso prima, costruendosi le auto, poi leggenda. Per chi non è un appassionato ha avuto un assaggio della sua vita grazie al film “Ford vs Ferrari“. Una sfida da star wars tra due colossi; Il primo un industriale con una catena di montaggio unica nel territorio stars and stripes, l’altro un umile lavoratore di Modena che ha inseguito un sogno trasformandolo in realtà. Ferrari è leggenda, purezza, eleganza e potenza tutta italiana. Ford è la potenza industriale nella produzioni di auto civili. Due uomini così diversi, così lontani, ma così vicini nelle idee. Fu proprio un’idea che permise ai due di conoscersi aprendo un trattativa economica importante. Ford non aveva un reparto corse e decise di venire in Italia. Facciamo un tuffo nel passato e riscopriamo la vita di Ken Miles un soldato sbarcato nella guerra in Normandia che trovò il suo posto nel mondo in una vettura da corsa.
La fortuna aiuta gli audaci
Ama il rischio, l’avventura, ma arriva la guerra, l’esercito lo chiama, diventa sergente e comanda una unità di carri armati durante il D-Day in Normandia. Finisce la guerra, le battaglie, i carri armati, e Ken va a lavorare alla Morris, i soldi li impiega per correrete con Bugatti, Alfa Romeo e Alvis nel Vintage Sports Car Club. Nel 1949 al volante di una Frazer-Nash con motore Ford-Mercury V8 partecipò a numerose gare in circuito e in salita in Inghilterra, mentre nasce suo figlio Peter, altra ragione della sua vita.
L’Inghilterra e la Morris gli sta stretta, è attirato dal nuovo mondo, dalle gare americane e nel 1951, con famiglia al seguito va in California a Los Angeles, per lavorare alla Gough Industries e correre con una MG TD di serie.
Ken Miles si presenta ad una gara locale con una MG tutta personalizzata. Vuole farsi notare e ci riesce subito: Il primo podio arriva il 24 agosto 1952 a Stockton mentre la prima vittoria il 19 aprile 1953 a Pebble Beach. A Palm Springs arriva la prima vittoria a bordo di una Maserati 150S (vettura prodotta in 25 esemplari ndr). E’ fatta. Nella terra che lo adottò tutti sanno chi è, il passaparola si sparge a macchia d’olio e arriva fino in Germania, bagna le scarpe lucide dei Boss Porsche. Non ci volle molto prima che i tedeschi lo misero sotto contratto. Per Miles c’è pronta una Porsche 550 ( ribattezzata con il nome di Ferdinand ndr ). E’ il 1956 ed è l’inizio di una carriera agonistica incredibile.
L’anno successivo costruisce una Cooper Miles R3. Quell’anno vinse con entrambi in mezzi e alla 12 ore di Sebring si classificò al nono posto assoluto. Si ripete la striscia positiva, sempre a Sebring, con la Porsche 718 RSK insieme allo statunitense Jack McAfee. Ken Miles è un meteorite deciso a scrivere il suo nome ovunque:
- Nel 1961 conquista la USAC Road Racing
- Nel 1962 vince tutto a bordo delle rosse italiane le Ferrari 625 TRC e 250
Tra i suoi avversari c’è anche James Dean, la nuova stella di Hollywood, fino a quando non entra in contatto con Carrol Shelby che lo apprezza soprattutto per le sue doti di collaudatore, ed è uno dei pochi che non si fa spaventare dal difficile carattere di Ken e della sua avversità nel ricevere ordini. Miles diventa un membro chiave della Shelby American Inc. e della squadra corse Shelby/Cobra a partire dal 1963. Lavora a tempo pieno per la Shelby, sviluppa le versioni da strada e da corsa delle AC Cobra 289 e della Shelby Cobra 427, della Shelby Daytona Coupé, della Ford Mustang Shelby GT 350 e della Ford GT40 per le gare SCCA, USRRC e FIA tra il 1962 e il 1965.
Le gare di Miles e Shelby non passano inosservate. I due amici collaborarono per sviluppare la Cobra e le soddisfazioni non mancavano. Da Sebring alla 500 km di Bridgehampton per finire alla prima vittoria firmata Shelby.
Una svolta chiamata Ford
Per gli appassionati come me, e pochi altri, sa bene che Ken Miles è diventato famoso grazie al Film ” La grande Sfida”. In pochi, forse, ricordano quanto avvenuto nel 1965. Per i tanti che non erano neanche nella testa dei propri genitori è bene fare un tuffo nel passato, tornando in Italia, patria dei motori.
Maranello, 1965. E’ un anno agrodolce per il Drake – uno dei tanti. Durante le trattative con l’industriale Ford, l’Ing.re Ferrari notò una anomalia nel contratto, quel dettaglio mandò su tutte le furie il modenese che mise alla porta tutti presenti! Cosa accadde? Henry Ford II era intenzionato metter mano sul reparto corse Ferrari escludendo quasi del tutto il Drake. Non erano questi gli accordi. Il contratto era stato cambiato, gli occhiali scuri divennero ancor più neri della notte, quel documento non permetteva al commendatore di rimanere a capo del reparto corse. Fu un terremoto per l’intera economia del paese. L’ingresso di Ford in Italia poteva essere una cascata di dollari che poteva cambiare il volto di molte aziende. Ma il Drake fu irremovibile. Dopo esser stato cacciato, Henry Ford II giurò vendetta contro il modenese. Quel giorno, quella ribellione, scosse l’intero mondo dei motori. Ma era solo la punta dell’Iceberg.
“Noi non perdoniamo niente a nessuno, quindi fate bene a non perdonare niente anche alla Ferrari” Enzo Ferrari
La dipartita dell’americano in terra italiana lo portò ad avere il dente avvelenato e giurò vendetta in pista. Ma battere il modenese non era una impresa semplice. Henry Ford II non aveva esperienza nel mondo delle corse e dovette affidarsi al genio Carrol Shelby che in più di una occasione riuscì a battere Ferrari.
Ken Miles & Carrol Shelby
Nel 1965 Ford dovette tornare a casa con un pugno di mosche; le sue auto peccavano di affidabilità e cosi, Ferrari vinse per la sesta volta consecutiva la dodicesima edizione della 24h di Le Mans. La cocente sconfitta di quella edizione non passò tanto in fretta. Carrol Shelby, ex pilota di F1 e vincitore di una edizione della endurance più importante al mondo, iniziò a lavorare con il suo fidato collaudatore allo sviluppo del sogno di ogni appassionato di auto. La Ford Shelby GT 40 Mk II.
Vettura instabile, difficile da domare, ma nelle mani di Ken Miles diventa un caccia bombardiere che a gas spalancato fa spaventare l’intera dirigenza americana. I 500 CV diventano docili, quasi dormienti. Basta una carezza di troppo e via! la GT40 Mk II vola leggera come una farfalla! I due riuscirono nell’impresa. Finalmente a vettura era completa, pronta a dare filo da torcere e con l’inglese alla guida nulla poteva andare storto. Ken Miles e Carrol Shelby compirono un capolavoro destinato a rimanere un opera d’arte che, ancora oggi, è un sogno per pochi.
Nel 1966 Ken Miles in coppia con Bruce McLaren a bordo della Ford GT40 MkII, ottiene i successi più importanti della sua carriera: vince con Lloyd Ruby, la 24 Ore di Daytona e la 12 Ore di Sebring! E’ fatta! Ora si vola verso Le Mans!
Le Mans 1966. Tredicesima edizione della endurance sul Circuit de la Sarthe. Inizio della corsa Sabato ore 15.00. Tutto è pronto, le tribune traboccano di tifosi. Il silenzio in pista è spezzato dalla sirena con cartello che indica “1” l’asfalto è caldo, le auto si godono l’ultimo minuto di riposo prima dell’inferno
Scatta la tredicesima edizione della 24h di Le mans! Ford Shelby Gt 40 Mk II V8 7000 CC per 500 cv VS Ferrari 330 P3 4.0L V12 430 cv. E’ il giorno tanto atteso per i due rivali. Il ruggito della P3 spaventa, è una gazzella dal ruggito di un leone pronto a mangiare chilometri di asfalto. Il cavaliere del rischio Lorenzo Bandini in coppia con Guichet fanno tremare gli spalti. Ken Miles accende la Gt 40 Mk II.
La guerra agonistica può iniziare. Il V8 americano è un tornado, sin dal primo colpo di gas dimostra di esser un leone pronto ad inseguire la rossa senza timore. Senza paura. Il suo guerriero inizia a spingere per inseguire, insieme alle altre 10 Ford Gt 40 Mk II, le velocissime P3. E’ una gara estenuante, piena di colpi di scena. Una lotta di forza a mo di Trono di Spade. La gara è lunga, intensa, i piloti sono i migliori al mondo: Bruce McLaren, Chris Amon, Piers Courage, Jacky Ickx, Ludovico Scarfiotti, Graham Hill, Phil Hill, Mario Andretti, questi sono solo alcuni dei partecipanti.
Ken Miles. Sei stato l’uomo che più di tutti ha dato l’anima, meritavi la vittoria. La goliardia della dirigenza volle un arrivo in parata a dimostrazione della grandezza della flotta portata in pista. Quattro giri di vantaggio sugli inseguitori Bruce McLaren – Chris Amon e la Gt 40 Mk II n°5 di Ronnie Bucknum – Dick Hutcherson. Leo Beebe, dirigente responsabile della squadra corse Ford, ordina di rallentare per realizzare un arrivo in parata e scattare una foto storica delle loro tre vetture che tagliavano insieme il traguardo.
Una beffa, uno scherzo di cattivo gusto. Miles si incazza! Consapevole che non può far altro rallenta, aspetta, si inventa soste ai box per fare in modo che gli altri potessero arrivare. Bruce McLaren arriva… Ma non rallenta! Sarà proclamato vincitore della 24h di Le Mans, la dirigenza voleva tutti i piloti vincitori, ma non furono accontentati. Un tradimento che non accettò mai. Ma ce da sviluppare la J-Car per il ’67. Vettura non affidabile e Miles si mette subito a lavoro per riscattare la vittoria mancata a Le Mans.
Preferisco morire in un auto da corsa facendo quello che amo, piuttosto che essere divorato da un cancro
È un rovente 17 agosto 1966, il capo collaudatore Ken Miles è al volante della J-car sul circuito di Riverside, la pista di prova della Shelby America quando alla fine della pista di 1,6 km, percorrendo la discesa ad una velocità di circa 200 miglia all’ora (320 km/h circa) perde improvvisamente il controllo dell’auto che esce di pista ribaltandosi e prendendo fuoco. Per Ken Miles non c’è nulla da fare, è la fine del 47enne pilota inglese, uno dei più difficili e scorbutici della sua epoca, ma anche un vero piede pesante che non riuscì a coronare il suo sogno di vincere a Le Mans.
1966 at the 24 Hours of Le Mans with the Ford GT40 P/1015 driven by Ken Miles and Denny Hulme, the car went on to race again at both Daytona and Le Mans in 1967.
Photo by Dave Friedman. pic.twitter.com/whhwZLozWc
— Shelby Am Collection (@ShelbyAmCollect) October 28, 2020
Bella storia, ma basta co sto copia e incolla, è il terzo articolo che leggo sull’argomento e sono tutti praticamente uguali alla pagina Wikipedia.
Ciao guarda su Wiki i collegamenti esterni e vedrai che che non è proprio un copia incolla.
https://it.wikipedia.org/wiki/Ken_Miles