La classe e il talento di Luigi Musso

Bisogna tornare indietro di oltre mezzo secolo per conoscere uno dei piloti Ferrari, più acclamati nel mondo delle corse di Formula 1. Il palmarès di Luigi Musso nella classe regina è risicato ad una sola vittoria in Argentina, sette podi e poco meno di 44 accumulati durante tutta la sua carriera.

A questo però si aggiungono le vittorie storiche nella 1000 km di Buenos Aires nel 1957 insieme a Masten Gregory, ed Eugenio Castellotti alla guida di una Ferrari 290 MM Spider e la Targa Florio l’anno seguente con Olivier Gendebien alla guida della Ferrari 250 TR.
Riviviamo insieme la storia di Luigi Musso nato a Roma il 27 luglio 1924 e morto tragicamente a Reims, durante il gran premio di Francia, il 6 luglio 1958.
Il pilota romano iniziò la sua carriera di pilota nel 1950 su vetture sport 750 cmc, ottenendo in tre anni qualche piazzamento interessante.
I primi successi
Nel 1953 arrivano i primi risultati: vince il giro dell’Umbria, il Circuito di Avellino e la corsa in salita Vermicino Rocca di Papa. Sempre lo stesso anno debuttò in Formula 1 al volante di una Maserati 250F giungendo settimo nel gran premio d’Italia.
Nel 1954 vinse il gran premio di Napoli a bordo di una Maserati A6 GCS e il gran premio di Pescara con la 250F della team del tridente, inoltre arrivò secondo al gran premio di Spagna valido per il campionato di Formula 1. Quell’anno arrivarono anche le prime partecipazioni ufficiali alla Targa Florio, su Maserati, secondo posto assoluto, e sempre su Maserati alla Mille Miglia con il terzo posto assoluto insieme a Augusto Zocca.
L’avventura in Maserati

Prestazioni che permisero a Musso di entrare stabilmente nella squadra Maserati, con la quale nel 1955 conquistò un unico podio nel gran premio di d’Olanda in Formula 1 e molti altri secondi posti nelle altre competizioni ma nessuna vittoria.
Nel 1956 il passaggio alla Ferrari: dove ottenne la prima grande affermazione nel gran premio d’Argentina in coppia con Juan Manuel Fangio alla guida di una 625. Poi insieme a Harry Schell arrivò secondo alla 12 Ore di Sebring.
L’anno della consacrazione
L’anno della sua definitiva consacrazione tra i grandi arrivò nel 1957 dove conquistò due secondi posto a Reims nel Gran Premio di Francia e in Gran Bretagna e finendo terzo nella classifica generale di Formula 1. Come anticipato all’inizio, arrivarono due importanti vittorie che rilanciarono il pilota romano nell’olimpo delle corse.
Nel 1958 arrivarono due podi in Argentina e Monaco e ancora un secondo con Gendebien alla 12 Ore di Sebring, un primo posto al gran premio di Siracusa e alla Targa Florio a bordo di una Ferrari Dino 246.
La tragedia
Il 6 luglio 1958 il circus si spostò a Reims, e qui la rivalità fra il pilota romano, Mike Hawthorn e Peter Collins era molto accesa. Nel corso del decimo giro Musso era secondo ed inseguiva Hawthorn, ma alla Curva del Calvaire la vettura di Musso finì nel fossato all’esterno, cappottandosi. Trasportato in ospedale, spirò qualche ora più tardi in seguito alle ferite riportate.
La parole di Enzo Ferrari su “Piloti, che gente…”
“Su quell’incidente con Mike Hawthorn pochissimo si è scritto e abbastanza si è detto, ma i più non conosceranno mai la verità o le verità. Resta un fatto: quando l’ansia della vittoria pervade un pilota generoso, è facile ch’egli affronti rischi non calcolabili, soprattutto quando l’antagonista diretto è animato dalla stessa ostinata volontà di successo. E non sempre questi conflitti agonistici avvengono soltanto fra corridori di case o scuderie diverse. Io ho ripensato a quell’incidente della curva di Muizon. Vi è in esso una fatalità sconcertante…In quella curva velocissima, che segue il rettilineo delle tribune, si trovarono due uomini, compagni di scuderia, al volante di due macchine ugualmente potenti, con una identica ansiosa volontà di vincere. Non credo esistesse vera rivalità personale fra Musso e Hawthorn…Ma in quella curva probabilmente lottarono, fino all’estremo. Hawthorn era un uomo già stanco di correre, dopo nove anni di passione e di rischi.
Mi aveva lasciato capire che mirava, con tutte le sue forze, alla conquista del titolo mondiale: dopo, finalmente, si sarebbe ritirato. Quell’anno si trovava in una buona posizione di classifica, dietro Stirling Moss: egli sapeva che se avesse vinto su quel circuito di Rems, il sogno iridato avrebbe potuto realizzarsi. Luigi Musso, a Reims, aveva vinto l’anno prima. Il circuito si adattava alle sue doti di stilista e gli dava perciò fiducia. Anche Musso inseguiva il titolo di campione, anche Musso avrebbe forse potuto farlo suo. E per lui, in quel momento, contavano anche altre cose.
Alla vigilia della corsa aveva ricevuto un incitamento: “è necessario vincere”, gli dicevano quelle poche parole incollate sulla strisciolina bianca di carta. Il primo premio di Reims era dieci volte più sostanzioso di qualsiasi altro. Musso aveva poi un suo fondato segreto, ch’egli era convinto lo avesse fatto vincere l’anno precedente. Fangio gli aveva detto, infatti, che tenendo il piede schiacciato al curvone di Muizon, dove tutti schiacciavano, si poteva guadagnare mezzo secondo.
E Musso, l’anno prima, aveva tenuto schiacciato. L’ anno successivo le Ferrari erano più potenti e Musso si era accorto nelle prove che il rischio era grosso. Così arrivarono insieme alla curva, Hawthorn davanti, Musso ad una ventina di metri. Io sono convinto che la foga della gara gli fece tenere il piede giù a fondo. E’ difficile sapere con esattezza cosa accadde. I pochi testimoni, ufficiali di gara, fecero un racconto in cui lo spavento provato prevalse sulla fedeltà della cronaca. E con Luigi Musso finì il bello stile italiano.”
I numeri di Luigi Musso
Gare disputate
Vittorie
Podi
Punti ottenuti
Il modello
Questo è il modello della Ferrari 801 rigorosamente in scala 1:43
La Foto
Fonti e bibliografia
Enzo Ferrari – “Piloti, che gente…”
Donatella Biffignandi – Centro di Documentazione del Museo Nazionale dell’Automobile di Torino