
Nigel Mansell è entrato nel cuore di tifosi e appassionati, grazie alla sua guida aggressiva che spesso sopperiva ai limiti del mezzo.
Nigel nasce in una modesta famiglia e ben presto deve contribuire a dare una mano per portare avanti la famiglia.
Innamorato del motorsport e molto determinato, si adopera a svolgere lavori di tutti i tipi per potersi pagare le prime gare sui kart.
Dotato di una forte autostima, premiata dai risultati eccellenti, si convince di poter ben figurare anche nelle monoposto si riempie di debiti e debutta in formula ford dove dimostra tutto il suo valore conquistando 6 vittorie su 9 gare disputate.
Nonostante un incidente dove rischia la paralisi e che gli lascerà sempre una certa fragilità, riesce a conquistare il titolo di campione della categoria.
Tenace nelle trattative come in pista, l’inglese raggiunge un accordo con la March e prende parte al campionato di F3. Nonostante una pole e un podio, il team gli fa capire che servono soldi per finire la stagione e Nigel comincia a fare qualsiasi lavoro pur di racimolare qualche soldo.
Quando le speranze di tornare in un abitacolo sembrano ridotte al lumicino ecco che gli arriva un offerta per correre in formula due. Per la prima volta si ritrova a correre e stipendiato e, finalmente libero psicologicamente, riesce a dimostrare tutto il suo valore tanto da attirare l’attenzione di Colin Chapman, patron della Lotus, che è sempre alla ricerca di giovani talenti da far debuttare gratis sulle sue macchine.
Dopo essere stato il terzo pilota della prestigiosa scuderia inglese, nel 81 debutta in prima squadra come compagno di Elio De Angelis.

Con la Lotus si mette in luce per grandi gare ma anche per episodi curiosi come a Dallas quando spinse la macchina fino al traguardo sotto una canigola che scioglieva l’asfalto.
Ma ormai si sente maturo per la prima vittoria, cede alle lusinghe di Williams e si trasferisce nell’omonima scuderia.
La prima parte della stagione è piuttosto deludente, l’inglese fatica ad adattarsi al nuovo ambiente, poi, come d’incanto al GP d’Europa il digiuno finisce e mette a segno la sua prima vittoria e 15 giorni dopo si ripete in Sud Africa.
In vista della stagione 86 in Williams si sentono sereni e in grado di conquistare il titolo, il destino però attende il patron Frank in una curva in Francia dove esce rovinosamente al ritorno dai test a Castellet.
L’esito è drammatico, Frank Wililams rimane paralizzato e la reggenza del team passa al capo progettista Head.

La Williams per la stagione 86, forte del motore Honda, è riuscita a creare una monoposto imbattibile, l’assenza del titolare crea un atmosfera impossibile che favorisce il compagno Piquet, veloce e molto politico. L’inglese non si sente amato e rispettato e a meta’ stagione accetta l’invito di Ferrari che gli fa firmare un contratto per il 1987.
Al suo ritorno in Inghilterra Mansell è attanagliato dai dubbi, vorrebbe correre con la Ferrari, ma non vuole neanche che il team lo boicotti e , complice una crisi tecnica della Ferrari, l ennesima, straccia l accordo e giura fedeltà alla Williams.
Nonostante l’abiura rossa, il titolo andrà a Prost, nell’ultima gara in Australia sul rettilineo principale una gomma esplode facendogli vivere il suo peggior incubo: a un passo dalla vittoria deve cedere lo scettro a Prost, veloce quanto antipatico.
L’esito del campionato indispettisce Honda, che non rinnova la fornitura dei motori con Williams dopo il 1987 preferendogli la McLaren che per la stagione 1988 ha messo sotto contratto la stella del momento Senna.
Frank Williams, incredulo di come sia riuscito il suo team a perdere un titolo vinto, promette a Nigel Mansell che avrebbe vinto il titolo con una sua macchina.
La stagione 87 vede Mansell diventare “il leone d’Inghilterra“, si metterà in luce per grandi gare e altrettante vittorie, ma in Giappone, quando è ancora tutto in discussione, un incidente lo mette fuori gioco e consegna il titolo a Piquet.

Rimane fedele alla Williams anche per la stagione 88, ma il team ha perso competitività e il leone non ha dubbi quando riceve la chiamata da Maranello.
Nel 1989 finalmente l’accordo si perfeziona oltre all’ingaggio gli viene concessa, a prezzo di favore una F40. I vertici del cavallino rimangono a bocca aperta quando vedono che questo populista del volante ha trattato la vendita della macchina con un guadagno eccezionale dimostrando un attaccamento al denaro mal sopportato in Emilia.
In pista però fa dimenticare avarizia e cupidigia, Mansell riempie le pagine dei giornali, sembra di tornare a vivere gli anni di Villeneuve, le vittoria sono tutte memorabili, ma ai ferraristi rimane nel cuore quella conquistata al gp d Ungheria a un anno dalla morte del fondatore della rossa.

L’idillio con la rossa dura un anno. Per la stagione successiva l’ingaggio di Prost, l inglese si sente relegato a seconda guida.
La stagione è piena di alti e bassi ma anche di occasioni perse, come a Imola quando ruppe il motore mentre si giocava la vittoria con la McLaren di Berger e la Williams di Patrese. Stanco della Ferrari ma soprattutto convinto di essere passato di moda in Emilia, minaccia il ritiro ma poi si fa sedurre da Frank Williams e dalla promessa che avrebbe vinto il titolo.
La prima parte della stagione 91 la passa a raggiungere una certa affidabilità alla sua FW14 a sospensioni attive. Nella seconda parte, Mansell è l’unico che riesce a rendere la vita difficile a Senna perdendo il titolo in Giappone per un uscita di pista.
Nel 92 la Williams mantiene la promessa e consegna a Nigel Mansell una macchina con la quale riesce a conquistare il titolo. Col titolo in tasca chiede a Williams un importante ritocco dell’ingaggio. Frank Williams, convinto che la vittoria dell’inglese è gran parte merito della macchina e indispettito dal comportamento dell’inglese, si accorda con la Renault e Elf e accetta di ingaggiare Prost per la stagione successiva.

Con l’arrivo di Prost in Williams, Nigel Mansell lascia il team e trova un accordo per correre negli Stati Uniti col team Newman Haas. La sua classe è tale che il “red five” trionfa anche in America.
La morte di Senna lo fa tornare alla massima formula, sempre con la Williams e regala al team di Frank la vittoria nell’ultimo gran premio in Australia dopo un serrato duello con la Ferrari di Berger.
Per la stagione 95 si accorda con la McLaren ma, dopo i primi test si rende conto che la macchina è poco competitiva e il motore è troppo acerbo. Dopo tanti tentennamenti Mansell comunica al team di volersi ritirare dalle corse e saluta il Circus definitivamente.

La storia di Mansell deve essere ricordata perché il leone ha sempre dimostrato coraggio e determinazione in tutto quello che ha fatto ottenendo sempre il massimo.