La Ferrari tormentata dalla neve
La Ferrari non vince il titolo dal 1964 e al Glen, Regazzoni ha la grande occasione di riportare a Maranello l’ambito trofeo.
Prima della trasferta americana, i team decidono di curare lo sviluppo delle monoposto nelle rispettive factory.
La Ferrari decide di far rientrare il solo Forghieri, che, oltre a lavorare sulla prossima monoposto, la 312 T, ha in mente qualche modifica sulla B3, ormai prossima alla pensione ma caricata di una responsabilità enorme: riportare il titolo a Maranello.
Mentre Forghieri sta tornando in Italia, la squadra è rimasta in America per una sessione di test.
Durante questa sessione, Regazzoni, forse non troppo sereno, esce rovinosamente di pista distruggendo la macchina.
Da Maranello, fanno partire subito una “Rossa” di riserva.
In sede, Forghieri riesce ad ultimare gli ultimi dettagli, saluta il Drake e parte per tornare sul ponte di comando del muretto rosso.
All’aeroporto inizia l’odissea dell’ingegnere italiano.
Poco prima d’imbarcarsi, Forghieri si accorge che l’ufficio logistico della Ferrari non aveva rinnovato il visto per gli USA. Trafelato, l’ingegnere corre all’ambasciata a Milano, dove gli risolvono il problema velocemente.
Tornato all’aeroporto, Forghieri non può che constatare che voli per New York non ce ne sono più.
Mentre il proprio direttore tecnico deve decidere come arrivare in America, le Ferrari al Glen arrancano, Lauda è in terza fila, mentre Regazzoni è in quinta.
Il ticinese è nervoso, la macchina non sta in strada e capisce al volo che il titolo è perso.
Mentre le rosse zoppicano, Forghieri arriva con l’unico volo a disposizione, a Chicago, città distante più di 1000 km dal circuito.
A rendere il viaggio ancora più difficile è una tormenta di neve che fa arrivare il povero ingegnere al circuito solo al sabato pomeriggio.
Forghieri trova una squadra col morale a terra, la macchina non sta in strada, e al briefing tecnico scopre che il suo vice, l’ing. Caliri, aveva cambiato l’assetto base della monoposto per andare incontro alle richieste dei piloti.
Appena scattata la gara, Regazzoni alza bandiera bianca, mentre tutti gli altri cercano di fare la propria corsa, con Reutemann in testa che guida con autorevolezza. Il ticinese, al tredicesimo giro, si ferma ai box indicando ai meccanici che l’avantreno della macchina è ingestibile. Cambiate le gomme lo rispediscono in pista, ma il problema continua ad affliggerlo, tanto che dai box McLaren segnalano all’altro candidato al titolo, Fittipaldi, che la Ferrari è fuori corsa.
Il brasiliano saluta il box alzando il braccio in segno di giubilo e incitando i brasiliani giunti a incitarlo.
Alla scuderia inglese è sufficiente un quarto posto per aggiudicarsi un titolo mai come quell’anno avvincente e per nulla scontato.
Ai box Ferrari iniziano i processi, Caliri viene considerato responsabile della disfatta e destinato ad essere licenziato.
Solo Forghieri lo difende, spiegando a Ferrari che l’ingegnere siciliano non ha fatto altro che assecondare le richieste dei piloti, quindi di fatto è incolpevole di quanto è successo.
Ferrari, dietro le lenti scure, mastica amaro, ma compatta la squadra, non transige però: il ’75 dovrà essere il suo anno.