Il 6 maggio 2015 su Sky è andata in onda l’intervista fatta dal giornalista Guido Meda a Luca Cordero di Montezemolo; l’avvocato si è raccontato seduto su un palco all’interno di un teatro. Una metafora della sua vita, della sua “Storia da corsa” e non solo, che lo ha visto recitare tante parti da protagonista.
L’intervista, come un copione, è divisa in capitoli, il primo è quello del Montezemolo “Pilota”; “Il primo approccio coi motori è stato in campagna, coi primi trattori” spiega, finita la scuola insieme all’amico Cristiano Rattazzi compra una 500 truccate da Giannini e inizia la sua carriera nelle corse. “Ero un pilota veloce, ma uno di quelli che ti fa tutti i giri in testa ma non arriva alla fine, il contrario di Lauda il calcolatore”; confessa che i rally lo entusiasmavano, li preferiva rispetto alla guida attenta e meticolosa dei circuiti. La sua storia da pilota si chiude con una stazione radio; “Un giovane chiamò la stazione dicendo di quanto le corse fossero inutili e solo un gioco per i ricchi, intervenni e risposi a tono.” , il giovane Montezemolo, però, non immaginava che anche Enzo Ferrari stesse ascoltando la stessa stazione radio e che intervenne in diretta per chiedere proprio di quel giovane così convinto e di invitarlo a Maranello. “Non ci pensai due volte”, prosegue l’avvocato, “La prima vacanza disponibile, perché allora studiavo a New York, andai dai miei nonni a Bologna e ne approfittai per fargli visita. Mi disse che era in mano agli ingegneri e cercava qualcuno che gli facesse da assistente”.
Ovviamente si sa come sia andata, ed ecco che nel 1973 entra in Ferrari ed iniziano i cosiddetti “Anni dei Box”.; Montezemolo parla di Enzo Ferrari e lo definisce un “agitatore di uomini e idee”, che per stimolare a fare di più era capace di mettere i dipendenti uno contro l’altro.
In quel periodo la Ferrari non navigava in buone acque, i piloti: Ickx e Merzario risultavano tra gli ultimi, “Ferrari mi disse di mettere le macchine sul camion e tornare a casa” dice, la rossa era poco competitiva e si fermò addirittura per qualche gran premio.
Così a trent’anni, Luca Cordero di Montezemolo si ritrova a dover scegliere un pilota per la Ferrari; “Regazzoni mi parlò bene di un austriaco che guidava con lui, Lauda, però c’era anche James Hunt che correva per Lord Heskett. Organizzammo un incontro, ma Ferrari fu subito scettico, poi non gli piaceva il genere di pilota che era Hunt, genio e sregolatezza.” Racconta, e alla fine riesce a convincerlo per Lauda.
Da questo momento inizia il grande rapporto con il pilota, e lo stesso Niki interviene: “Io e Luca abbiamo avuto un bellissimo rapporto sin dal primo giorni, lui è molto simpatico..crazy”, grande amicizia testimoniata anche dal fatto che l’austriaco chiamerà il suo primogenito proprio Lucas in suo onore. Arriva il momento di raccontare quel fantastico Settembre del 1975, “Eravamo a Monza, Clay aveva vinto e Niki si era aggiudicato il mondiale, uno dei giorni più belli della mia vita”.
Il 1976 come tutti sappiamo fu segnato dall’incidente al Nürburgring , “Il Dottore a Hockenheim ci disse che poteva salvarsi solo lui, Niki poi mi disse che riusciva a sentirlo e per questo non mollò”, qualcuno, però doveva sostituire Lauda e Montezemolo pensò all’argentino Reutemann spiazzando Niki che ne uscì deluso. “Il suo ritorno a Monza fu una grande emozione, nel mettersi il casco strofinò sulle cicatrici ancora fresche e vidi colare del sangue; questo mi fece capire ancora una volta la sua grande forza d’animo”, continua, “Ma Niki aveva bisogno di nuove esperienze, dopo l’incidente era diventato famosissimo e la gente metteva al secondo posto la macchina e questo a Ferrari non piacque, inoltre in squadra non c’era l’atmosfera di prima.”
Finita l’avventura con Lauda, rifiuta di entrare nel consiglio di amministrazione e decide di accettare il lavoro alla Fiat lasciando la Ferrari; ma tornerà negli anni ’90 dando inizio alla sua storia da “Presidente”.
“Il 19 Dicembre 1991 entrai con la Fiat a Maranello”, si descrive come emozionato e terrorizzato allo stesso tempo; la Ferrari non vinceva un mondiale dal 1979 e quello era il periodo della cassa integrazione; però inizia a intravedere segnali di ripresa, in particolare nel 1993 con Alesi secondo in Italia e nel 1994 a Hockenheim con Berger primo.
Ed ecco che costruisce il Dream Team: Brawn, Todt e Schumacher, come lui stesso afferma:
“Schumi faceva la differenza grazie anche a tutto il lavoro che aveva dietro”. L’inizio con Todt non fu facile, in quanto si trattava di un francese alla Ferrari, senza esperienza in F1 e senza alcun tipo di relazione con la stampa; lo stesso Todt parla del supporto ricevuto da Montezemolo, del loro rapporto di amicizia ma anche di tensione e di un percorso che non è mai finito. Inseguito parla di Schumacher: “Con Schumi ho un bel rapporto, mi ha dato grandi soddisfazioni, mi viene un nodo alla gola se penso alla sua condizione oggi.” Inoltre racconta che il tedesco era pronto per tornare alla rossa dopo l’incidente di Massa, fece un giro di prova al Mugello ma non si sentiva sicuro a causa di un disturbo alla schiena, ma oramai il contratto con Alonso era già fatto e fu così che Brawn gli offrì il posto alla Mercedes. Proprio riguardo lo spagnolo afferma: “Alonso secondo me è il più veloce in gara, ha voglia di vincere, non commette errori perché capisce la gara”. Nella storia da Presidente, non sono mancate anche la grandi delusioni come il Brasile nel 2008 con Massa campione fino all’ultimo e poi beffato, la scarpa che vola contro la tv, e il 2010 ad AbuDhabi, gli abbracci con tutto il team e Domenicali che “paga il prezzo più alto del dovuto” e del grande lavoro iniziato da quest’ultimo un anno fa per l’approdo di Vettel.
Un altro dei momenti più emozionanti della sua carriera confessa essere stato quello dell’addio ai dipendenti, il discorso e la canzone “Una lunga storia d’amore” di Gino Paoli.
Ecco che arriviamo al Montezemolo “Uomo”, qui parla dell’amicizia con l’Avvocato Agnelli a cui dice di dover moltissimo che gli è stato vicino nei momenti difficile sia personali che professionali. Poi il grande successo organizzativo di Italia ’90, la passione per la musica: da Morandi a Dalla; il futuro con le Olimpiadi e il suo essere un leader severo ma un padre permissivo.
Infine alla domanda riguardo qualche rimpianto, l’avvocato risponde “Chi non ha rimpianti non è una persona, l’importante è essere consapevoli dei propri errori ed evitare di rifarli”.
Insomma una bellissima intervista ad un uomo che aldilà delle opinioni rimane un pezzo di storia della Ferrari e non solo; perché “Dietro prodotti eccezionali, ci sono uomini e donne eccezionali” .