La milonga di Irvine
La Formula Uno in Argentina, forse per la Ferrari, è realmente molto popolare tanto che il presidente Menem decide di ricevere nel palazzo presidenziale, la casa Rosada, tutta la squadra Ferrari per l’occasione scortata dal papabile alla presidenza e ex pilota del cavallino Reutemann.
Il presidente Argentino non nasconde di aspettarsi un successo del cavallino, Todt prudente, non promette ma assicura il massimo impegno.
La squadra italiana non lo fa percepire all’esterno, ma nutre diverse preoccupazioni per Irvine. al centro delle discussioni per il suo rendimento e atteggiamento, che riesce ad essere presente in Argentina solo grazie alle cure della sorella del pilota, fisioterapista e capace di mettere in sesto la schiena del fratello messa a dura prova dall’abitacolo angusto della F310b.
Dopo la prima sessione di prove, l’unica cosa degna di nota è lo scarso stato di forma di Michael Schumacher. Sul circuito argentino, il tedesco sembra la controfigura del pilota infallibile visto in azione fino a quel momento e alla fine delle qualifiche ottiene un discreto quarto posto nonostante le possibilità della monoposto fossero ben altre.
Alla partenza il tedesco non parte bene, addirittura viene passato da Irvine che partiva molto più indietro, ostacola Panis e rimane coinvolto con Barrichello in un testacoda che obbliga la direzione corsa a sventolare la bandiera rossa.
Lo sventolare della bandiera illude Schumacher di poter riprendere il via col muletto, poi, con un colpo a sorpresa, i commissari decidono di mandare in pista la Safety car lasciando il tedesco a rammaricarsi per il pessimo avvio.
Rientrata la macchina di sicurezza, la corsa riprende con Villeneuve in testa seguito dal compagno Frentzen Panis e Irvine.
Il lay out della pista argentina rende i sorpassi avari e, l’unico modo per dare un po di verve a una gara soporifera è sperare nei pit stop.
Villeneuve sceglie una strategia su tre soste, e, durante uno dei tre pit stop, lascia il comando a Irvine che alla guida della sua Ferrari sembra un ballerino di milonga che si lascia andare a evoluzioni seduttive con la propria dama.
Dopo la terza sosta, i contendenti per la vittoria sono il canadese e l’irlandese della Ferrari.
La natura del circuito premia Villeneuve, che saldamente in testa riesce a rintuzzare ogni tentativo del ferrarista di prendere il comando.
Con la corsa ormai saldamente nelle mani del pilota della Williams, Irvine decide di rinunciare a ogni velleità di vittoria per assicurare una posizione prestigiosa alla squadra.
Nelle interviste di rito fa più notizia la giornata no di Schumacher che attirando tutti i giornalisti dichiara che l’incidente al via è scaturito dalla visiera sporca d olio mentre Irvine, col secondo posto, riesce a mettere a tacere ogni illazione sul suo contratto e si sente più membro della squadra.