È arrivato il giorno dell’intervista e, superata l’ansia iniziale ed il momento delle presentazioni, comincio a conoscere il campione.
Che emozione avere l’opportunità di poter parlare con Beppe Gabbiani, uno dei piloti che ho sempre solo potuto ammirare, nella migliore delle ipotesi, dalle tribune!
Beppe mi mette subito a mio agio e si instaura un bel clima amichevole.
Immediata la prima domanda, troppa la curiosità di avere l’opinione del professionista e quindi gli chiedo di farmi una panoramica della Formula Uno dei suoi tempi.
In fondo ho avuto l’opportunità di vederlo correre…
Gabbiani scherza e, ironico, mi domanda: Mi hai visto correre in F1? Direi per poco…
La carriera di Beppe in effetti si è più svolta in Formula Due, dove ha raggiunto importanti risultati, ma vediamo come è nata la sua storia ed a cosa è dovuta la sua battuta ironica….
Debutta nella massima formula nel 1978 in sostituzione di Brambilla, rimasto gravemente ferito a Monza.
Calarsi nell’abitacolo della Surtees subito tradisce la sua origine “kartistica”, tanto che i colleghi e gli addetti ai lavori, gli consigliano una guida accorta.
Al volante è un diamante grezzo, le logiche da tavolino non riescono a imbrigliarlo e, nelle prove libere del venerdì riesce a segnare il quinto tempo ed il settimo tempo nelle qualifiche.
Il sabato mattina, con la pista asciutta segna il nono tempo.
Nel pomeriggio, durante l’ultima ora di qualifica, con pista umida che pian piano andava asciugandosi, si trova nelle prime posizioni, ma un testacoda a cinque minuti dal temine, gli impedisce di tenere la posizione.
La fatalità vuole che in nessuno dei due GP ai quali prende parte riesca a qualificarsi.
È così che decide di tornare in Formula 2 con la March/BMW Ufficiale del team Polifac Junior dove, suo malgrado, deve fare da secondo allo svizzero Surer.
Surer…pilota molto veloce.
Beppe ricorda che la convivenza col compagno di squadra non è stata sempre facile…
In più di un’occasione lui è stato superiore e, nonostante avesse un contratto da seconda guida, ha lasciato il piede sull’acceleratore indispettendo non poco i dirigenti March/BMW che…a fine stagione decisero di lasciarlo libero.
Beppe è così, uno spirito libero…e lo dimostra anche la nostra chiacchierata alla fine anche un po’ fuori dalle righe…
Finalmente capiamo perché all’inizio ha esordito con “direi per poco”…
Nel 1981 le porte dorate del circus si schiudono per far posto al pilota Piacentino.
Enzo Osella gli ha dato l’opportunità di correre in F1 con l’omonima scuderia, Beppe mi confessa che, fiero dei risultati ottenuti e delle veloci prestazioni mostrate nella formula cadetta, arriva all’Osella con altissime aspettative e voglia di mettersi in gioco.
Anche gli appassionati sono impazienti di raccogliere soddisfazioni dal binomio Gabbiani Osella…in fondo il piacentino era famoso per il suo stile di guida grintoso, al limite del guascone, che gli valse il soprannome di “cavallo pazzo“, nomignolo che gli fu affibbiato da Ferrari in persona!
Dalla voce di Beppe traspare un pochino di rammarico…
L’esperienza con l’Osella non è stata delle migliori e, probabilmente, ha influito sugli sviluppi della sua carriera in F1…
Le delusioni con la scuderia italiana sono cocenti…
Noi appassionati “contemporanei” di Gabbiani ricordiamo che, in almeno dodici occasioni, non riuscì a qualificare la macchina.
La stagione partì con Gabbiani e Miguel Angel Guerra.
Purtroppo, a Imola, Guerra ebbe un incidente in partenza, nella famigerata curva del tamburello, che lo tenne lontano dai campi di gara per tutto il campionato.
Da lì inizia un susseguirsi di compagni di squadra: una gara con Francia, una gara con Ghinzani…
Jarier, suo compagno di scuderia, nonostante fosse un pilota ormai in lento declino, riusciva comunque a raccogliere dei piazzamenti degni di nota…
A anni di distanza Beppe mi conferma ciò che immaginavo.
Lui e Jarier non erano sullo stesso piano per l’Osella…che forniva solo al francese le gomme da qualifica.
Resta un mistero capire perché l’Enzo di Torino non abbia mai avuto a cuore la carriera di questo talento che a soli tredici anni era già campione nazionale di Kart e che in Formula 3, insieme all’amico De Angelis è, spesso, risultato tra i migliori…
Anche Cesare Fiorio lo ammirava, tanto da volerlo in squadra nel 1981 sulla Lancia Beta Montecarlo, con la quale vincerà il mondiale prototipi e, successivamente, con LC2C nel 1983 e nel 1984.
L’amarezza traspare dalla voce di Beppe, nonostante siano passati tanti anni è difficile accettare la situazione vissuta in Osella…
Ricorda ancora quando Pierre Dupasquier, General Manager della Michelin, gli comunicò senza alcuna remora che mai gli avrebbero dato le gomme da qualifica…
Beppe tenne duro, terminò con professionalità la stagione, compromettendo di fatto le sue chance di approdare in un team diverso che sapesse valorizzarlo.
Come sempre l’esperienza è il miglior bagaglio e, nel 1979, a Imola Gabbiani lasciò tutto quando si sentì raggirato dalla squadra…
Hai ragione Beppe, dico io, l’esperienza in F1 è durata un solo anno, ma vogliamo parlare delle soddisfazioni della F2?
E lì il pilota cambia voce e diventa un fiume in piena…vuole davvero trasmettermi le sue emozioni e raccontarmi delle gare con gli occhi di chi le ha vissute e non solo guardate ed ammirate…
Archiviata l’esperienza Osella nel 1982 torna in Formula Due.
Ad attenderlo trova un avversario fortissimo: Stefan Bellof.
Il tedesco, nei test privati sul circuito francese del Paul Ricard, con altri piloti che lottavano per entrare in squadra, risultò il più veloce dei pretendenti.
Capii subito che era un fuoriclasse!
Da metà stagione in poi, con lo stesso motore Heidegger, al posto del Mader – “tra i 2 motori ci sono 25 cavalli di differenza, a favore del primo – ce la siamo giocata ad ogni gara!”
Lo ricorda come il pilota più forte che abbia mai incontrato, l’unico, a suo dire, in grado di poter rendere la vita difficile a Senna in formula uno.
Peccato, dice, che a Spa, nel 1985, nel mondiale prototipi, perse la vita…
La sua scomparsa fu una grande perdita per la F1: Stefan sarebbe diventato campione del mondo!
Beppe, parliamo di te ora.
Nel 1983 torno ad essere la prima guida con la March/BMW ufficiale del team Onyx: “vinco le prime quattro gare su cinque disputate, tra le quali il mitico Nürburgring!”
Esattamente quarant’anni fa il tuo capolavoro, paragonabile solo alle imprese di uno scalatore che conquista gli ottomila metri senza respiratore: vincere al Nürburgring!
Provi a farmelo vivere da protagonista?
Beppe, si emoziona e sentire raccontare la corsa con le sue parole equivale, davvero, a riviverla: la precisione con la quale ricorda i più piccoli dettagli, come quelli dell’asfalto, rende l’impresa ancora più grande e me la fa assaporare al meglio!
Pressato da Nannini, Gabbiani non sbaglia niente, sfrutta tutta la pista, le asperità dell’asfalto fanno saltellare la sua monoposto, ma lui continua incurante di tutto.
Il suo racconto si sofferma in particolare su un punto del Nürburgring caratterizzato da una specie di collinetta. In quel punto Beppe arrivava in velocità, la macchina fa un salto in aria e lui abbozza la curva ed arriva sull’asfalto con la macchina già sterzata!
Non a caso mi chiamano “cavallo pazzo”, dice orgoglioso…
“Rispetto a Nannini, riusciva quindi ad anticipare la linea di corda ed a disegnare delle traiettorie ardite che gli consentivano di guadagnare quei pochi metri di vantaggio sufficienti ad obbligare il senese a tentare un assalto all’ultima curva“.
Nonostante l’estremo tentativo di Nannini, “cavallo pazzo” riesce a mantenere la testa della corsa e a tagliare vittorioso il traguardo.
La vittoria rimarrà nella storia del motorsport: Gabbiani è stato uno dei pochi italiani a poter di dire di aver conquistato il Ring.
In questo momento sembra anche a me di provare l’emozione della vittoria….il racconto è stato talmente reale, entusiasmante!
Beppe, ma dei tuoi colleghi dell’epoca cosa mi dici?
“Con Villeneuve ci vedevamo a Montecarlo soprattutto perché le nostre mogli erano amiche.
Quello che ho sempre apprezzato in Gilles, al di là delle sue qualità in F1, era l’abilità meccanica di poter riparare qualsiasi motore, di qualsiasi mezzo, dalla moto alla barca.
Era un meccanico professionista, era bravissimo!
Con Pironi avevo un po’ più di dialogo, anche perché al di fuori delle gare, condividevamo la passione per il fitness.”
Alboreto?
“Michele, fuori dall’abitacolo sembrava un giovane collegiale, mentre in pista mostrava un carattere duro e determinato e molto difficile da superare, perché tendeva sempre a chiuderti“.
Traspare ancora emozione dalla voce quando parla di Elio, De Angelis ovviamente.
“Con De Angelis eravamo amici fin dai tempi del Kart e protagonisti in F3 Europea ed Italiana”.
Un aneddoto?
“Non saprò mai perché la Marlboro non ci sponsorizzò in nessuna categoria!!
Resterà per me sempre un mistero quando, a quei tempi, non importa chi fosse il pilota Marlboro“.
Lauda?
“Ho apprezzato negli anni della maturità le grandi doti del tre volte campione del mondo, perché’ ho capito che si possono raggiungere i massimi livelli, non solo con l’acceleratore ma soprattutto con l intelligenza e la visione di gara“.
Ascolterei per ore Beppe, gli aneddoti, le curiosità del mondo che tanto mi appassiona…
Ancora una domanda. Cosa ne pensi delle corse di oggi?
“È praticamente impossibile il confronto, perché’ tutto è cambiato, dai piloti alle macchine, per non parlare delle piste.
I piloti, un tempo, dovevano fare tanta gavetta prima di salire a bordo di una monoposto.
Ai nostri tempi avevamo il problema in partenza.
Con il cambio a H, infatti, si cercava di restare più tempo possibile in folle, per non inserire la prima e rischiare di bruciale la frizione in partenza .
Le monoposto non avevamo dischi in carbonio né regolazioni per i differenziali; addirittura il volante in curva poteva arrivare a più di 100 Kg!
Ci voleva uno sforzo fisico notevole per pilotare quelle macchine pur essendo le auto, rispetto alle F1 di oggi più leggere di 200 kg e con un passo più corto di 1,4 mt
Vuoi mettere, si lascia andare, l’emozione di far performare al meglio un cambio a H?
Riuscivo a fare scalate di marcia facendo una quinta, terza: sfruttavo il freno motore così da frenare e accelerare contemporaneamente!
Adesso è tutto molto più automatico….”
Riesco a convincerlo ad esprimersi su un pronostico…
Leclerc o Sainz vincerà il titolo con la Ferrari?
“Considero i due piloti Ferrari un ottimo connubio, con Leclerc in grado di fare molte pole con le sue doti velocistiche e Sainz che è cresciuto moltissimo ed ha dimostrato di poter lottare, soprattutto in gara, con il compagno.
In caso di vetture vincenti potrebbero fare parecchie doppiette e risultare così il Team da battere!”
Grazie Beppe!
È stato un piacere avere condiviso due ore in tua compagnia.
Ho fatto un tuffo nel passato e tanti ricordi sono affiorati di quando condividevo questa mia grande passione con papà.
I tuoi aneddoti, mi ha fatto appassionare, se possibile, ancora di più a questa magnifica disciplina!