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Le Mans 1966: la sfida tra Ford e Ferrari

Sul circuito della Sarthe, 50 anni dopo, la 20th Century Fox e James Mangold decidono di regalarci una perla – quasi – dimenticata dalle vicissitudini moderne del motorsport e dal sempre crescente bisogno di viaggiare nell’eco.
Arriva il 14 Novembre la più intensa ed emozionante sfida tra due colossi di livello mondiale: l’industriale Henry Ford II e il prestigioso costruttore di fama mondiale Enzo Ferrari.
Due uomini, così simili ma totalmente diversi in tutto. Da una parte abbiamo Henry Ford II industriale, forte della sua azienda, con un sistema di produzione ciclico a nastro che permette  l’assemblaggio in serie di auto.

Dall’altra la leggenda, l’uomo che sognò di diventare Ferrari, un costruttore con una notorietà mondiale, con una piccola azienda con sede a Modena, abitudini semplici e ben lontano dal girare il mondo: Enzo Ferrari; il costruttore che a Modena costruì, con mille difficoltà, l’azienda più importante al mondo, la più prestigiosa, un marchio che nasce dal suo cognome e che, ancora oggi, ci rappresenta nel mondo con le auto più sognate, ricercate, uniche, gloriose e affascinanti, capolavori di ingegneria meccanica.

Ma come hanno fatto due uomini così lontani nelle culture e nei modi di gestire un’azienda ad incontrarsi-scontrarsi nella purezza dell’agonismo?

Nei romantici anni 60, dove le case automobilistiche progettavano vetture da più di 400 cv, scarni di ogni dispositivo di protezione, la meccanica ebbe un ruolo fondamentale e ogni vettura di quell’ epoca, oggi, è un pezzo da museo. Motori che sviluppano cavalli impazienti di esser svegliati dal sonno a cui sono obbligati, leoni sotto un cofano pronti a mangiare chilometri di asfalto e graffiare ogni fantino che tenta di dargli un limite ma che, inevitabilmente, ne diventa preda, l’adrenalina sale, il rombo anche e, ad ogni passaggio, il corpo farfallato del V8 da 4,7 L per 484 cv della GT40 è un lampo a ciel sereno che spacca i timpani dei presenti.
Ferrari presenta la 330 P3: telaio in tubi d’acciaio, con rinforzi in alluminio, motore V12 4,0 L da 420 cv; queste straordinarie auto sono ancora oggi le più belle auto da corsa mai realizzate.

E’ la sfida tra Ferrari e Ford, a Le Mans, la più importante gara automobilistica per gli sport prototipi.

Enzo Ferrari con le sue vetture in quegli anni vinse sei volte. Ford, spietato più che mai, voleva vincere ad ogni costo, doveva interrompere il digiuno americano sul circuito della Sarthe.

Ma perché tutto questo rancore contro Ferrari?

Il registra James Mangold ha deciso di raccontarlo sui grandi schermi con la storia più vera, pura e infuocata. Una sfida agonistica di tutti i tempi con un cast d’eccezione per il suo film, tanto atteso dagli appassionati. Christian Bale, nella parte di Ken Miles sarà un pilota di 48 anni, ex motociclista, comandante dei carri armati nell’esercito britannico nella seconda guerra mondiale, negli anni 50 si dedica al mondo delle corse automobilistiche, il suo talento innato lo porta a vincere in diverse categorie. Nei suoi anni da pilota fu anche un progettista – costruttore e realizzò una vettura speciale basata su pezzi di ricambio di una MG nota come “Flying Shingle“.

Non una parte semplice, ma dai trailer si evince come l’ex Batman si trova perfettamente a suo agio nel ruolo dell’alfiere Ford-Shelby.
Al suo fianco ci sarà Matt Damon nella parte di Carrol Shelby, pioniere e chiave di svolta per Henry Ford II nella guerra con Ferrari. Matt Damon interpreterà un ex soldato dell’USAF durante la seconda guerra fredda che si trasferisce in Europa e inizia la carriera da pilota.

Sul finire degli anni 50 corre per Maserati e Aston Martin in F1 senza ottenere successi. Decide di dedicarsi alle vetture sport – guidando per Aston Martin – conquistando la 24H di Le Mans nel 1959. Un problema cardiaco lo porta a doversi allontanare dal mondo delle corse e, nel 1961, fonda la Shelby – American che progettò il miracolo Ac Cobra.

Le Mans Matt Damon

Matt Damon
e Christian Bale sono chiamati a far rivivere gli anni 60 con il progetto GT40 Mk II, una vettura instabile, poco affidabile, goffa, inadeguata per ogni pilota. La GT40 Mk I fu un vero e proprio fallimento di John Wyer , entrato nel 1963, dopo una lunga carriera come direttore sportivo in Aston Martin. Con l’arrivo di Matt Damon (Carrol Shelby), Henry Ford II gli affida la squadra corse, chiedendo di reclutare i migliori piloti disponibili sul mercato e di portare la GT40 Mk II sopra le 200 mph/h. Fu così che presentò al mondo Ken Miles, affiancandolo ai neozelandesi Chris Amon e Bruce McLaren.
Christian Bale e Matt Damon sono i protagonisti che rappresenteranno due uomini che hanno scritto una pagina di storia per l’America portando lo chassis P1016 al trionfo.

Un tuffo nel passato, quell’incontro che poteva cambiare il mondo

10 aprile 1963 l’inizio delle trattative, quel giorno, Enzo Ferrari, ricevette una telefonata dal capo di Ford Italia dove fissarono un appuntamento due giorni più tardi a Modena. L’idea di Ford era quella di chiedere a Ferrari di unirsi per lo sviluppo ed espansione nel programma Ford per le vetture Gran Turismo. L’idea piacque a Ferrari, ma non era del tutto convinto in quanto sapeva che, quel colloquio, serviva al solo scopo di intavolare qualcosa di molto più grande. Ferrari, dal canto suo, non si sentì mai un industriale ma un costruttore e il suo unico interesse era quello di mantenere indipendenza assoluta nel mondo delle corse.
Ricordai al mio interlocutore che nel 1962 avevo speso, per l’attività sportiva,  450 milioni di lire: quasi una follia, per una azienda di proporzioni tanto ridotte

La Ford compra Ferrari“, questo era il titolo del giornale che compariva in edicola. Il continuo via vai aveva suscitato curiosità ed interesse.
Ferrari sognava un ampliamento importante della sua azienda con benefici tecnici. Il paese di Maranello avrebbe visto un ovvio ampliamento di cui ne avrebbero beneficiato tutti.
“Per una specie di scrupolo, tuttavia, direi per un intimo sentimento d’italianità, avevo voluto interpellare direttamente o interposta persona taluni industriali dell’automobile. Ebbi risposte curiosamente diverse” – queste le parole del Drake prima della trattativa.

Il 15 Maggio è il giorno decisivo. Arrivarono gli emissari di Detroit con tre dei maggiori esponenti del folto gruppo. Firmarono un breve accordo scritto in calce da Ferrari, dove sarebbero nate due aziende: la Ferrari – Ford, dove il Drake avrebbe detenuto il 90% del pacchetto azionario e il 10% alla Ford. La Ford -Ferrari dove le parti erano invertite con la differenza che, in quest’ultima, Ferrari si sarebbe limitato alla supervisione.
Il 20 maggio si arrivò alla drastica conclusione che fece cadere nello sconforto Ferrari. Per ogni accordo preso, tradotto, concordato e siglato gli americani chiamavano Detroit per l’approvazione. Quando si arrivò al fascicolo “GS” ( gestione sportiva ) Ferrari capì che stava per incappare nello stesso errore che fece con Alfa Romeo nel 1938 quando cedette armi e bagagli. Esplose la sua ira! Lui, che parlò chiaro fin dall’inizio, si scontrò con una avvilente risposta: “Ma Mister Ferrari, lei vende la sua azienda e pretende ancora di disporne a suo piacimento?”
La sua ira si placò diventando sconforto solo quando si rivolse al più interessato di tutti, a cui chiese quale fosse il limite di impegno senza chiamare Detroit. La risposta fu “100.000 dollari”.
L’accordo andò in fumo in 5 minuti. Ferrari abbandonò la riunione e mise alla porta gli americani.

Henry Ford II andò su tutte le furie e giurò vendetta contro Ferrari.

La nascita di un’auto leggendaria

Dopo la cocente delusione per il mancato accordo Ferrari- Ford, Henry diventò spietato e acquistò la Lola di Eric Broadley. Venne scelto come capo l’inglese John Wyer, stratega dell’Aston Martin, che soffiò il posto a Carrol Shelby, artefice del miracolo Ac Cobra. Eric Broadley, con Len Bailey in aiuto, danno vita alla Ford GT. La cifra “40” deriva dall’altezza in pollici della vettura misurata al parabrezza.

La prima volta della GT40 é nel maggio 1964 alla 1000 km del Nürburgring ma non finirà la gara a causa di un guasto alle sospensioni. Tre settimane dopo, alla 24 ore di Le Mans, tutte le vetture si ritirarono per la rottura del cambio, troppo fragile.

Dopo una lunga stagione di risultati tristi, sotto la guida di John Wyer,  nel 1964, il programma fu consegnato a Carroll Shelby dopo la gara di Nassau dello stesso anno. Shelby stravolgerà la filosofia Ford e inizierà un approfondito e dettagliato lavoro sulla Ford GT40 Mk II. Si cercano i piloti, due tester; Bruce McLaren e lo sconosciuto Ken Miles, britannico trapiantato negli states. Saranno la testa e il cuore di Miles con centinaia di ore di test a portare avanti la GT40 Mk II e migliorarla.

Bruce McLaren e Ken Miles alla 12 Hours of Sebrin 1965 – From the Collections of The Henry Ford – thehenryford.org

La prima vittoria, nel segno di Shelby, arriva nella loro prima gara con il programma Ford, con Ken Miles e Bruce McLaren nella Daytona 2000 del 1965. Il 1966 è l’anno della consacrazione, i sacrifici dei progettisti vedono la luce.
All in per Ford che vince nella 12h di Sebring e nella 24h di Daytona. La “star and stripes” si prepara a dare del filo da torcere all’italiano Ferrari.
L’esperienza acquisita con la GT40 MK I permise a Shelby di costruire la GT40 MK II; V8 da 7,0 L per 484 cv cambio manuale a 5 rapporti con un peso di soli 908 kg, alta 100 cm!
“Costruiscimi una macchina che schiaccierà Ferrari a Le Mans!”

Arriva il giorno dove si scrive la storia

Henry Ford II è pronto e schiera 8 GT40. V8 da 7 L per 484 cv, con la coppia dei neozelandesi McLaren – Amon, Miles – Ruby.
Ferrari schiera le 330 P3 con Bandini – Guichet. La P3 vanta di un motore V12 aspirato di 60 gradi, 4.0 L di cilindrata, bialbero in testa e 2 valvole per cilindro, svilupperà 420 cv.

Ferrari 330 P3
© Ferrari – Archivio Storico

La gara ha inizio e così anche i problemi!

Sembra una maledizione: Ford vede le sue vetture fermarsi una ad una per un totale di 4 vetture ferme, l’umiliazione subita nei precedenti anni sembra riproporsi ancora.
Arrivano comunicazioni precise dai box: “gestire la gara per portare fino alla fine una GT40“.

Ma Ken Miles non era d’accordo ed iniziò a spingere di più la sua GT40 iniziando a far registrare tempi che fecero gelare il sangue a Henry Ford II.

Oltre ogni limite, oltre le premesse, oltre la paura di non arrivare al traguardo, Ken Miles porta la sua vettura davanti alla Ferrari che inizia a non tenere più il passo infernale dell’alfiere di casa Ford.

Finalmente l’alba. Henry Ford II passa alla storia, vince la 24 Ore di Le Mans piazzando nei primi 3 posti 3 vetture arrivate in parata.
Quell’anno venne interrotta la serie vincente di Ferrari e il digiuno durato tanto, troppo, per la casa americana.
Ken Miles, classe 1918, morì tragicamente nell’agosto 1966, durante i test alla guida di una Ford J-car (Mk IV).

24 Ore di Le Mans 1966 - L'arrivo
© McLaren

Continua il conto alla rovescia, attendiamo il 14 novembre per ammirare un altro capolavoro, dopo Logan, “Le Mans 66 La grande sfida” un omaggio a Ken Miles per lo straordinario lavoro fatto ma che lo lascerà con l’amaro in bocca per aver perso la gara a favore dei neozelandesi.

Perché è accaduto?

Per quanto la storia fotografica dice ben altro, Miles dovette subire un rigido ordine di scuderia impartito da Ford per un suo capriccio.
Morale: Ferrari perde sulla Sarthe e sul podio vanno Amon e McLaren.

24 Ore di Le Mans 1966 - L'arrivo
© McLaren

Gustiamo intanto il trailer

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Andrea Ranucci

“La storia è straordinariamente ricca di dolci” Fotografo amatoriale, appassionato di motori e sport invernali. Nel tempo libero racconto la storia della F1; Da Nuvolari ad Ascari, passando per Gilles, De Cesaris, Alboreto. Il mio motto è: “Non ci sono problemi solo soluzioni”.

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