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Formula 1Monoposto

Lotus 43 H16: la rivoluzione a metà

Stanco del motore Climax, per la stagione 66, la Lotus si mette alla ricerca di un motore competitivo.
Attaccato ai colori nazionali, o forse dotato di un buon fiuto, Chapman decide di sposare il motore creato dalla British Racing Motors. La BRM ha sviluppato un idea geniale, ovvero prende due motori da 8 cilindri li sovrappone e crea il primo 16 cilindri a H.
Per quanto originale e geniale, l’idea incontra delle difficoltà quando i tecnici provano ad alleggerire i diversi componenti del motore per poterlo installare sulla Lotus 43.

Lotus 43 H16
© Wikimedia

Il progettista della 43, Maurice Philippe, capisce subito che il motore è troppo ingombrante e pesante quindi chiede al suo patron, Colin Chapman come poter risolvere il problema. Chapman, stimolato dal suo ingegnere, ha un colpo di genio e decide di trasformare il difetto in un punto di forza.
Le dimensioni del motore permettono all’unità di diventare parte strutturale della monoposto sostenendo le sospensioni posteriori: in pratica la Lotus 43 H16 diventa la prima Formula 1 con motore portante. Da quel momento non si tornerà più indietro.
Nonostante il peso e l’affidabilità siano un problema, la Lotus può contare sul più grande talento dell’epoca: Clark.

Jim Clark Lotus 43 BRM H16 GP Watkins Glen 1966
© LAT Images/X

Dopo una stagione non proprio esaltante, quando il circus arriva al Glen, lo scozzese, che da sempre considera il circuito americano una vera propria sfida, si sente pronto a portare al successo la sua monoposto.
Al Glen la Ferrari decide all’ultimo di partecipare e nonostante Bandini parta bene e compie in testa i primi giri, viene superato da Brabham che prova a distanziarlo.
L’italiano, caparbio, non si da per vinto e ripassa in testa tenendo il comando con autorevolezza fino a quando il proprio motore lo abbandona.
Sparito l’italiano, eredita il comando Brabham ma dopo pochi giri anche lui deve arrendersi al proprio motore.
Automaticamente passa in testa Clark che comincia a gestire la sua Lotus con motore H16 e dopo due ore di gara, lo scozzese taglia vittorioso il traguardo entrando nella leggenda per aver portato alla vittoria il motore più strano che abbia mai calcato le piste del mondiale di Formula Uno.

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Federico Sandoli

Esperto di logistica e trasporti, sempre pronto a recepire le novità ed a proporre soluzioni operative innovative. Lettore accanito, con una passione particolare per la scienza, la medicina ed…i supereroi. Iscritto al Club Ferrari di Maranello dalla nascita, curo da sempre la mia passione per la Ferrari e la F1 in genere. Colleziono modellini che posiziono rigorosamente in funzione del periodo dell’anno e degli eventi legati a piloti e case costruttori e custodisco gelosamente alcune lettere autografe oggetto di uno scambio di corrispondenza con l’Ing. Ferrari.

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