L’ultimo saluto a Giancarlo Baghetti

Il 27 novembre 1995 ci lasciava a Milano, Giancarlo Baghetti, nato nel capoluogo lombardo il giorno di Natale del 1934.
La sua carriera inizia nel 1956 con un’Alfa, ottenendo diversi successi e ben figurando alla Mille Miglia di quell’anno. Nel 1959 passa alle competizioni a ruote scoperte, dove nel 1960 si impose nella Formula Junior facendosi notare dagli addetti ai lavori. La conquista della Coppa FISA, segna l’ingresso per il pilota milanese nella categoria regina del motorsport.
L’anno seguente la Federazione italiana decide di affittargli una vettura per correre un Gran Premio di Formula 1, preferendolo a Lorenzo Bandini e dando inizio a una rivalità fra i due. La prima vittoria avvenne nel gran premio di Siracusa, gara extra campionato, davanti a piloti, come Dan Gurney e Jack Brabham.
Tre settimane dopo Baghetti riuscì a ripetersi al Gran Premio di Napoli. L’esordio in una gara valida per il campionato avvenne il 2 luglio 1961 nel gran premio di Francia al volante di una Ferrari 156 F1 dove ottenne un’incredibile vittoria superando in volata la Porsche di Dan Gurney.
Nel 1962, Baghetti divenne pilota ufficiale della Ferrari ma riuscì soltanto a piazzarsi due volte in zona punti, prima di passare, insieme a Phil Hill, alla ATS di Chiti, con risultati deludenti.
Il 1968 segna l’anno dell’addio alle competizioni per il pilota lombardo appassionato di fotografia e giornalismo.
Le parole di Enzo Ferrari nel libro “Piloti, che gente…”
“Quando conobbi Giancarlo Baghetti lo giudicai un giovane a sangue freddo, misurato, compassato. In macchina invece si rivelava, o forse era la macchina che lo rivelava. L’inizio della carriera fu immediato, ottenne subito grandi successi. Fu esaltato dalla stampa come il Varzi redivivo. Non so dire se questo fu determinante, ma certo non gli giovò e la sua stella andò rapidamente tramontando. Diventò poi fotografo, e per una rivista che di automobilismo ne tratta ben poco, chiese una mia intervista, o ‘candida conversazione’, come si compiacciono definirla. Declinai l’offerta, guadagnandomi su quelle pagine patinate i ricorsivi ricordi della sua mancata carriera“.