L’ultimo saluto a Ronnie Peterson

L’11 settembre 1978, muore a Milano il pilota della Lotus, Ronnie Peterson. Nato il 14 febbraio 1944 a Örebro, il pilota svedese debuttò nella massima serie automobilistica nel 1970 dove vinse 10 gran premi e per due volte fu vice-campione del mondo (1971 e 1978).
Riconosciuto dai colleghi come un pilota veloce e grintoso, perse la vita il giorno dopo il gran premio d’Italia, dove rimase coinvolto in un brutto incidente causato dall’accensione anticipata del semaforo verde. In quell’episodio rimasero coinvolti diverse vetture tra cui l’Arrows-Ford Cosworth di Riccardo Patrese, James Hunt con la McLaren-Ford Cosworth, Clay Regazzoni con la Shadow-Ford Cosworth e la Surtees-Ford Cosworth di Vittorio Brambilla.
Al via Ronnie Peterson partì male rimanendo imbottigliato fra diverse vetture, poi all’altezza della chicane, Hunt e Peterson vennero al contatto.
La Lotus dello svedese sbandò e andò a urtare il muretto posto all’imbocco del vecchio anello ad alta velocità. Dopo essere stata colpita dalla Surtees di Brambilla, la vettura dello svedese, con l’avantreno disintegrato, prese fuoco, fermandosi in mezzo alla pista.
I soccorsi furono rallentati da un assoluto caos, Peterson, ancora cosciente fu estratto a fatica da ciò che restava della sua monoposto. Grazie all’intervento di James Hunt e Clay Regazzoni e i volontari di CEA Squadra Corse che spensero prontamente le fiamme, il corpo dello svedese fu portato subito all’ospedale più vicino, ma in condizioni gravi viste le sette fratture alla gamba sinistra e quattro alla gamba destra. Morì il giorno dopo per le gravi ferite. Vittorio Brambilla, colpito al capo da un pneumatico rimase in coma per alcuni giorni.
James Hunt venne premiato con la Conchiglia d’oro da parte dell’Automobile Club di Svezia.
Nell’estate 2017 gli fu dedicato un documentario intitolato proprio SuperSwede, in cui viene raccontata la vita di Ronnie Peterson.