A lungo considerato come il pilota tedesco più talentuoso dai tempi di Wolfgang Von Trips, Manfred Winkelhock, padre di Markus e fratello di Joachim, fu tragicamente stroncato nel pieno della sua ascesa.
Nato otto anni prima del fratello, Manfred non iniziò a competere fino all’età di vent’anni, nelle corse in salita. Scoperto da BMW, ottenne il suo primo titolo nel 1973, vincendo la Coppa Scirocco.
Il BMW Junior Team lo integrò nel campionato tedesco di turismo nel 1977. Dopo due stagioni in questo campionato, passò alla Formula 2, nel campionato europeo. I suoi esordi furono rispettabili, tanto da consentirgli di accedere alla Formula 1 nel 1980 con il team Arrows. La sua unica apparizione, a Imola, fu difficile: non si qualificò e venne relegato a oltre due secondi dal suo compagno di squadra, Riccardo Patrese.
Manfred ritornò nel campionato europeo di Formula 2 per la stagione 1981, e mancò la vittoria a Hockenheim per poche centinaia di metri! Ma questa delusione non gli impedì di trovare un posto in Formula 1 grazie al suo connazionale Günther Schmidt e al suo team ATS.
La stagione 1982 non fu affatto facile per Manfred, che dovette fare i conti con un materiale poco competitivo. Tuttavia, riuscì nell’impresa di concludere quinto al Gran Premio del Brasile, grazie alle squalifiche dei primi due, Piquet e Rosberg. Avrebbe potuto anche terminare sesto a Imola, se non fosse stato squalificato per peso non conforme. Va inoltre notato che dominò il suo compagno di squadra, Eliséo Salazar.
Günther Schmidt gli rinnovò comunque la fiducia per la stagione 1983. Unico pilota del team, gli venne affidata l’ATS D6, progettata da Gustav Brunner e dotata del motore BMW Turbo. Al volante di questa vettura, Manfred mostrò tutto il suo talento: si qualificò nella top ten in metà delle gare e dimostrò evidenti qualità in gara. Tuttavia, la mancanza di fortuna, unita a qualche errore di traiettoria, non gli permise di portare punti al team ATS (il suo miglior risultato fu un ottavo posto a Brands Hatch).
Continuando per una terza stagione con ATS, Manfred Winkelhock sperò di dimostrare ancora di più tutte le sue qualità. Ma l’anno 1984 non fu buono come il precedente: riuscì a qualificarsi solo tre volte tra i primi dieci e faticò successivamente a raggiungere la metà della griglia. Inoltre, l’affidabilità imperfetta della sua ATS D7 non gli permise di sperare di entrare in zona punti. Alla fine della stagione, l’arrivo in ATS di un certo Gerhard Berger gli oscurò la posizione nel team di Günther Schmidt, e Manfred passò alla Brabham per l’ultima gara dell’anno a Estoril.
Questa esperienza senza futuro spinse Manfred Winkelhock a passare alla Ram, un team di fondo griglia. Nella stagione 1985, fu anche sotto contratto con Porsche nelle auto sportive, all’interno del Team Kremer. In F1, nonostante tutte le sue qualità, non riuscì a uscire dalle ultime posizioni della griglia. Inoltre, la debolezza del suo motore Hart Turbo gli permise di terminare solo due gare, lontano dai leader.
Con Porsche, conobbe un successo maggiore: in coppia con lo svizzero Marc Surer, vinse la gara di Monza e si piazzò secondo in quella del Mugello. Ma questo successo ebbe una tragica fine, l’11 agosto 1985: sul circuito di Mosport Park, Manfred uscì di pista e la sua Porsche si schiantò contro un muro di cemento, ribaltandosi più volte. L’infortunato pilota, estratto dalla carcassa della sua Porsche, venne trasferito in ospedale a Toronto gravemente ferito. Morì il giorno successivo a causa delle ferite riportate.