Mark Donohue: l’americano della Formula 1
Quella di Mark Donohue è una delle pagine nere di questo sport, dato l’atroce incidente che ha coinvolto lui ed un commissario di pista nel 1975. L’uomo ha potuto però dimostrare al mondo delle corse che il talento di sicuro non gli mancava, ed in più di un occasione ha anche saputo sfruttarlo.
NEGLI STATES
Nasce il 18 marzo 1937 a Summit in New Jersey, famosa anche per essere la città natale di Meryl Streep. Si laurea in ingegneria a 22 anni e subito dopo inizia con le corse a bordo di una Corvette. Nel 1966 corre con Bruce McLaren la 24 ore di Le Mans, portando ad un quarto posto la nuova Ford GT-40. L’amico Roger Penske decide di dargli un volante per il 1967, permettendogli di dominare la stagione della United States Road Racing Championship. L’anno successivo ritenta l’impresa, ma il risultato è più che deludente. Successivamente partecipa alla 24 di Daytona, alla Nascar e vince anche la 12 ore di Sebring.
LA FORMULA 1
Nel 1971 arriva la prima occasione nel mondiale. Mark è infatti chiamato a guidare dalla Penske, scuderia a stelle e strisce che, celebre per i tanti successi alla 500 miglia di Indianapolis, tenta il salto nella massima categoria. Al suo primo Gran Premio, in Canada, il pilota conquista il suo primo e ultimo podio dopo una gara interrotta a causa della pioggia. L’anno successivo vince al volante di una McLaren la 500 miglia di Indianapolis, gara però non valida per il mondiale. Ciò porta ad un finale di stagione senza punti iridati. Nel 1972 e ’73 il team Penske lascia Donohue fuori dalla F1 per essere aiutata nello sviluppo di una Porsche 917/10, data la sua grande capacità di collaudatore.
Nel 1974 e 1975 arrivano i primi buoni risultati, arriva più volte a punti e accumula 2 quinti posti, in Svezia e Gran Bretagna.
Dopo un ritiro in Germania Mark è in Austria, con una qualifica che relega la sua Penske in 21esima posizione. Durante le prove libere della domenica però lo pneumatico della sua vettura causa un enorme incidente. Uscito di pista viene soccorso da Emerson Fittipaldi e Joachim Stuck, che lo estraggono cosciente dall’abitacolo. Durante il trasporto in ospedale però il pilota inizia a lamentare un forte mal di testa. Operato d’urgenza a causa dell’emorragia appena scoperta, Donohue entra in terapia intensiva e muore a 38 anni dopo appena due giorni ricovero.
LA CAUSA LEGALE
La morte dello statunitense e, in seguito, di un commissario di pista colpito da alcuni detriti, scatenano una diatriba legale con la Goodyear, ritenuta colpevole delle due morti. La vedova dopo anni travagliati e difficili vince in tribunale e ottiene un risarcimento di 1 milione di dollari. La dipartita dell’uomo turbò moltissimo il team, che contava molto sulle sue capacità tecniche. Soprattutto il proprietario, Roger Penske, strettissimo amico del pilota e suo principale fan e sponsor.