Martin Brundle: una grande vittoria per entrare nella storia
Nel mondo del motorsport, a volte tutto ciò che serve è una grande vittoria per diventare una leggenda. È stato il caso di Martin Brundle, pilota inglese che ha partecipato a 158 gare di Formula 1 tra il 1984 e il 1996. Nel 1988 si laureò campione del Mondo nel campionato Sport Prototipi, aggiudicandosi anche la 24 Ore di Daytona. Due anni dopo trionfò alla 24 ore di Le Mans. Dopo aver appeso il casco al chiodo, Brundle è diventato un commentatore televisivo per la BBC e Sky Sports.
Martin John Brundle è nato il 1° giugno 1959 a King’s Lynn, Norfolk. I suoi genitori possedevano una concessionaria di automobili. Le prime esperienze nel mondo delle corse arrivarono a 12 anni a bordo di una Ford Anglia auto costruita. Nel 1975, passò alle gare di hot rod per poi, salire di categoria due anni dopo, accedendo al British Saloon Car Championship con una Toyota Celica GT e ottenendo una vittoria nella classe B a Silverstone.
Brundle rimase in questa competizione fino al 1981, momento in cui ebbe un’interessante collaborazione con Stirling Moss . Entrambi si unirono al BP/Audi Team, gestito dal Tom Walkinshaw Racing, dove a bordo di una Audi 80 GLE ottenne due vittorie in Classe B a Silverstone e Thruxton e chiudendo al 15° posto il campionato.
Nel 1982, Brundle cambiò la categoria, passando alle monoposto a ruote scoperte ed entrando nel British Formula 3 Championship, per il team, David Price Racing. Con due vittorie e altri cinque podi, Brundle arrivò quarto in campionato. Questo risultato gli valse il Grovewood Award, come miglior pilota più promettente, nei paesi del Commonwealth.
L’anno seguente, il pilota inglese dimostrò il proprio valore entrando nel team Eddie Jordan, dove lottò per il titolo del campionato, vincendo cinque gare e segnando 17 podi in 19 gare. Sfortunatamente, il suo principale rivale era Ayrton Senna che si aggiudicò il titolo, con solo nove punti di vantaggio. Sempre nel 1983, Brundle partecipò al campionato europeo gran turismo con una Jaguar XJS della TWR e dove vinse a Donington e Zeltweg.
Nel 1984, sia Senna che Brundle fecero il loro debutto in Formula 1. Senna si unì a Toleman, Brundle fu assunto da Tyrrell. Nel Gran Premio del Brasile si classificò quinto, mentre a Detroit, arrivò secondo. Due settimane dopo, a Dallas, Brundle fu protagonista di un brutto incidente durante una sessione di prove e si ruppe entrambe le caviglie; ma la stagione fu caratterizzata dalla squalifica della Tyrrell dal Campionato mondiale a causa di una infrazione tecnica, quindi tutti i risultati furono cancellati.
Brundle continuò a correre nell’European Touring Car Championship vincendo la gara di Pergusa.
L’esperienza con la Tyrrell proseguì per altri due anni. Nella seconda parte della stagione ‘85, Tyrrell passò ai motori turbo Renault ma i risultati non portarono dei vantaggi. Il miglior piazzamento di Brundle fu il 7° posto in Gran Bretagna. Il 1986, fu leggermente migliore con il quarto posto al Gran Premio d’Australia come miglior risultato.
Nel 1987, Brundle lasciò Tyrrell e si unì al team tedesco Zakspeed, dove conquistò due punti finendo quinto al Gran Premio di San Marino. Questi furono gli unici punti che la Zakspeed riuscì a segnare in cinque anni di partecipazione alla Formula 1.
I risultati poco brillanti in Formula 1, fecero cambiare idea a Brundle che partì per una nuova sfida entrando nel team Tom Walkinshaw Racing e partecipando ad un campionato intero nel mondiale sport-prototipi. Con la Jaguar XJR-8, debuttò alla 1000 km a Silverstone, per poi partecipare, per la prima volta, alla 24 ore di Le Mans, insieme a John Nielsen: mentre si trovavano quarto posto si dovettero ritirate dopo 231 giri. Nella gara successiva, invece arrivò il trionfo alla 1000 km di Spa, dove condivise la vettura con Raul Boesel e Johnny Dumfries .
Nel 1988, Brundle continuò a correre con le vetture a ruote coperte dove vinse cinque gare su undici: Jarama, Monza, Silverstone, Brands Hatch, Fuji e agguantando anche quattro podi, si laureò campione del mondo con un grande vantaggio rispetto ai due piloti rivali, della Sauber Mercedes: Jean-Louis Schlesser e Mauro Baldi. I copiloti di Brundle, durante la stagione furono: John Nielsen, Andy Wallace e Eddie Cheever .
Sul Circuit de la Sarthe, purtroppo non arrivò a fine gara per un guasto al motore della Jaguar XJR-9, mentre nel campionato IMSA GT del 1988, Brundle finì quinto, vincendo il primo round alla 24 Ore di Daytona, e l’ultimo round sul circuito Del Mar Fairgrounds.
Nel 1988, Brundle era un collaudatore per il team Canon Williams F1, dove gareggiò nel Gran Premio del Belgio, sostituendo Mansell e dove concluse al settimo posto.
L’anno successivo, Brundle tornò Formula 1 per l’intera stagione con la Brabham. Purtroppo il motore Judd della BT58 non era così competitivo però arrivarono due piazzamenti a punti a Monaco e Monza e un quinto posto nel Gran Premio del Giappone. Nel 1989, Brundle saltò completamente la stagione con le auto sportive ma tornò nel 1990, riunendosi al Tom Walkinshaw Racing e nel Silk Cut Jaguar Team nel Campionato mondiale super prototipi e nel Castrol Jaguar Racing nel campionato GT IMSA. La stagione iniziò con il secondo posto alla gara di 24 ore di Daytona, poi a maggio, la vittoria nel BRDC Empire Trophy e per concludere, il trionfo più grande della sua carriera: la 24 Ore di le Mans insieme a Alain Ferte e David Leslie a bordo di un Jaguar XJR-12.
Il vincitore de la Sarthe, tornò in Formula 1 nel 1991, unendosi nuovamente a Brabham. Ma la situazione non era migliorata nel team inglese. Brundle ottenne un quinto posto al Gran Premio del Giappone come miglior risultato della stagione, piazzandosi al 15° posto nella classifica finale.
Nel mondiale con auto sportive, alla guida di una Jaguar XJR-14, vinse a Monza e salì sul podio a Silverstone.
Tra il 1992 e il 1996, arrivò il miglior periodo della carriera per Brundle in Formula 1, passando alla Benetton Ford al fianco di Michael Schumacher. Durante la stagione arrivarono cinque podi, a partire dal Gran Premio di Francia di Magny-Cours. A Monza arrivò vicino alla vittoria arrivando secondo, alle spalle di Michael Schumacher.
Nel 1993, Brundle fu licenziato da Benetton e si unì alla Ligier, dove agguantò un terzo posto al Gran Premio di San Marino e terminando settimo il campionato.
L’anno seguente, Brundle si trasferì a Woking per fare coppia con Mika Hakkinen alla McLaren.
Durante la stagione arrivarono due podi: Monaco e Australia,
Nel 1995, Brundle cambiò di nuovo la squadra, tornando a Ligier, motorizzata Honda. Ma i giapponesi, volevano un pilota nipponico in squadra, per cui Brundle dovette condividere la propria auto con Aguri Suzuki. Il pilota inglese arrivò quarto al Gran Premio di Francia, mentre al Gran Premio del Belgio a Spa, conquistò l’ultimo podio della carriera.
Altra stagione, e arrivò ancora un cambio di squadra, passando alla Jordan insieme a Rubens Barrichello. Dopo uno spettacolare incidente all’apertura della stagione, nel Gran Premio d’Australia, Brundle, conquistò 5 punti in cinque gare, arrivando 11° nella classifica generala.
Questa fu l’ultima stagione in Formula 1, anche se c’era la volontà di rimanere nella classe regina. Ma ormai non c’erano più sedili disponibili per la stagione 1997.
Terminata l’esperienza in F1, Brundle non smise di correre, correndo a Le Mans per altre cinque volte tra il 1997 e il 2012. In quattro occasioni non concluse la gara.
Nel 2011, si unì alla United Autosports con il team di Michael Shank Racing per guidare un prototipo alla 24 ore di Daytona. Finì quarto, con Mark Blundell, Mark Patterson e Zak Brown.
Infine, nel 2012, Brundle tornò a Le Mans con suo figlio Alex come copilota e terminando la gara all’ottavo posto.
Oltre alle corse, dal 1997, Martin Brundle, iniziò la carriera televisiva come commentatore alla ITV, BBC e Sky Sports,
Nella vita come manger gestì il Circuito di Silverstone, come Presidente del consiglio di amministrazione. Successivamente divenne il manager di alcuni piloti famosi, tra cui: David Coulthard , Gary Paffet e Mike Conway .
Brundle ha pubblicato due libri autobiografici: “Working the Wheel” nel 2004 e “The Martin Brundle Scrapbook” nel 2013.