In occasione dell’anniversario della morte di Ayrton Senna, abbiamo deciso di ricordare il genio paulista con un articolo improntato sul principio “sliding doors”. Abbiamo ripescato e rivitalizzato l’episodio del possibile accordo tra McLaren e Lamborghini in vista del 1994, la cui dinamica è passata inosservata nella grande linea del tempo della storia della F1. Tuttavia il nostro articolo ha attirato l’attenzione di un nostro appassionato lettore, Fulvio, figlio di un motorista che visse in prima persona l’intero svolgimento della trattativa McLaren con Chrysler-Lamborghini. In questo approfondimento sono pertanto inclusi numerosi dettagli emersi nel corso del nostro colloquio.
Ripercorriamo la vicenda: nel 1993 la McLaren non produsse i risultati sperati nonostante in quella stagione si assistette a prodigi da parte di Senna come il miracolo sul bagnato a Donington e la vittoria a Monaco, due delle cinque vittorie ottenute dal brasiliano in quella annata in cui la McLaren motorizzata Ford di certo non primeggiava come era accaduto con i motori Honda. Ron Dennis, in cerca di una soluzione, entrò in contatto con Chrysler e in breve tempo, seppur concluso con una mera e simbolica stretta di mano, si organizzò un test.
La vettura in questione sarebbe stata una McLaren MP4/4 da rimodellare per ospitare un motore V12, dato che era stata destinata a un V8 nel glorioso 1988. Lo sforzo di tecnici e meccanici fu immane, poiché si trattava di coniugare due progettualità differenti con i mezzi di allora, pertanto la precarietà di aggiustamenti e soluzioni non garantiva sempre condizioni ottimali di sicurezza.
UN SUCCESSO CLAMOROSO
Tale sessione privata di test ebbe luogo (e con successo) nel circuito portoghese di Estoril, ma il segreto durò ben poco. Il motore Lamborghini impressionò piacevolmente Ayrton Senna non solo per le ottime prestazioni ma anche per le caratteristiche intrinseche di un motore V12, più lungo e con una maggiore distribuzione delle oscillazioni a differenza di un V8, molto più corto e incline a maggiori torsioni e crepe.
La vettura motorizzata Lamborghini non venne condotta in pista solo all’Estoril, ma anche Mika Hakkinen a Silverstone ebbe l’occasione di guidarla, e i riscontri risultarono sbalorditivi. In quella circostanza non si cercava inoltre la potenza maggiore, ma la coppia massima. L’ingegnere Forghieri, capo del progetto, a tal proposito esaltò il fatto che l’LE3512 andasse velocemente in coppia, oltre alla ricerca di affidabilità e concezioni differenti dai competitors. Queste caratteristiche, la coppia in primis, avrebbero portato Senna e la McLaren a un miglioramento netto delle prestazioni della vettura.
Notevole è la costituzione del team Lamborghini per intraprendere questa nuova sfida. Tecnicamente l’equipe era egregiamente preparata: la casa di Sant’Agata Bolognese aveva nel mirino la sfida con Ferrari dopo aver assunto un uomo che fino al 1987 aveva fatto parte della Rossa. La qualità e l’organizzazione del lavoro da parte dell’ingegnere che lavorò con Gilles, da mostro sacro a mostro sacro, erano il suo più importante biglietto da visita. Chi era? Mauro Forghieri, ovviamente.
Le strutture gerarchiche, piramidali, orizzontali finalizzate a una maggiore mediazione delle informazioni, erano abolite a fronte del rapporto diretto che l’ingegnere desiderava instaurare con i giovani colleghi. Forghieri si metteva infatti a disposizione per insegnare loro e far comprendere la radice di eventuali errori. La componente umana era indubbiamente un valore aggiunto che, sommato alla ricerca di innovazioni e prestazioni, avrebbe rimescolato le carte in tavola sulla griglia di partenza.
IL DESTINO PRENDE ALTRE STRADE
Eppure, colpo di scena, di questo grande cambiamento non se ne fece nulla. Nel museo Lamborghini è stata esposta, in occasione dei 25 anni della scomparsa del brasiliano, insieme alle altre monoposto, anche quella livrea tutta bianca e immacolata che Ayrton portò con entusiasmo in pista e che poteva rappresentare la nuova svolta della sua vita e della sua carriera sportiva. Con il benestare di Forghieri.
Cosa portò all’abbandono dell’accordo? Alcune ricostruzioni individuano in Todt il mandante: appena uscito dalla Peugeot per accasarsi a Maranello, il francese spinge perché la casa transalpina prenda il posto di Lamborghini. Un’altra versione è il mancato sviluppo garantito dalla Lamborghini, mentre Peugeot si propose di portare anche ingenti somme alla scuderia di Dennis. Come andò a finire lo sappiamo tutti. Senna si accasa alla Williams Renault, con le tragiche conseguenze che conosciamo, mentre la McLaren vide tramontare la sua gloriosa era. Almeno fino alla consacrazione di un certo Mika Hakkinen…