Mika Häkkinen e quel possibile ritorno con la McLaren nel 2006
Mika Hakkinen e la McLaren: un binomio leggendario, che ha permesso al finlandese di diventare per ben due volte Campione del Mondo durante il biennio 1998-1999.
Poi, però, la sua competitività e quella della monoposto di Woking si scontrarono con la fame di vittoria del suo acerrimo rivale, quel Michael Schumacher che, dopo il periodo di rodaggio in Ferrari a partire dal 1996, riuscì a centrare non solo il Titolo iridato durante la stagione 2000, ma anche una scia di successi mondiali consecutivi fino al Campionato 2004.
Di fronte a tale supremazia, Hakkinen decise di concludere la sua avventura in Formula 1 al termine della stagione 2001: inizialmente il motivo era prendersi un “anno sabbatico”, ma poi tutti noi sappiamo come andò a finire.
Mika, soddisfatto di quello che era riuscito a conquistare nel Circus iridato, decise che quello che aveva fatto era abbastanza e quindi che era il momento di iniziare una nuova vita, per se stesso ma anche per la sua famiglia.
La voglia di correre, però, gli è sempre rimasta. E diventò molto forte qualche anno dopo il suo ritiro, tant’è che pensò sul serio di fare un ritorno in quell’ambiente che aveva deciso, consapevolmente, di abbandonare. “Mi sono ritirato nel 2001 con l’intento di destinare la stagione seguente ad un anno sabbatico. Poi, però, mi tornarono delle sensazioni che probabilmente avevo sopito: mi sentivo di nuovo pronto a tornare in Formula 1, sia mentalmente che fisicamente”.
“Ho iniziato ad allenarmi seriamente, e sapevo benissimo che sarei potuto tornare quando volevo – ha continuato Hakkinen in un’intervista al programma televisivo Unibet – Ero pronto ad agire, così intavolai inizialmente delle trattative con la Williams. Queste, però, non portarono da nessuna parte: il negoziato era un susseguirsi di alti e bassi, e noi finlandesi siamo delle persone estremamente concrete. Se decidiamo di fare una cosa, la facciamo e basta. Si trattava di una situazione complicata da parte loro: il problema non erano i soldi, ma sicuramente qualcos’altro. Questo però gli ha impedito di avere tra le proprie fila un due volte Campione del Mondo”.
A quel punto, quindi, Hakkinen fece la cosa più ovvia che poteva fare: rivolgersi alla “sua” squadra, quella McLaren con la quale aveva condiviso gioie e dolori negli anni ’90 e nei primi anni 2000. A fine 2006 la situazione del team di Woking era delineata per metà: Kimi Raikkonen era pronto per passare alla Ferrari, mentre Juan Pablo Montoya stava per appendere definitivamente il casco al chiodo. In loro sostituzione era già stato ingaggiato Fernando Alonso, quindi rimaneva da coprire il sedile del secondo pilota. E la scelta era tra Mika Hakkinen e il giovane Lewis Hamilton.
“All’inizio del mio anno di pausa la McLaren e Ron Dennis mi avevano confermato che sarei potuto tornare in squadra quando volevo – ha ammesso Mika – Questo è stato un motivo in più per continuare ad allenarmi, volando anche a Woking per delle giornate interamente dedicate a delle prove con il simulatore. Poi c’è stato il test di Barcellona nel 2006 con la MP4-21”.
Per arrivare a una decisione su quale pilota avrebbe affiancato Alonso, la McLaren aveva infatti organizzato una due giorni di test sul circuito di Catalunya, chiamando sia Hamilton che Hakkinen. L’inglese aveva girato nella prima giornata, mentre il finlandese nel Day 2. Ma le cose, per Hakkinen, non avevano preso una bella piega…
“Non dimenticherò mai quel test: conoscevo la pista a memoria ed ero rimasto in contatto con gran parte dei miei meccanici e ingegneri – ha proseguito il finlandese nella sua intervista – Il giorno precedente alla mia prova ero andato a vedere Lewis, per verificare se le cose erano effettivamente cambiate dal mio ritiro. Lì capitò un inconveniente: uno dei sistemi informatici che gestiva l’elettronica del gearbox al fine di evitare il bloccaggio delle ruote posteriori quando si scalava marcia sulla MP4-21 si era rotto. Questo ebbe la conseguenza che io avrei dovuto utilizzare una vecchia versione del software in questione, che purtroppo non era sincronizzato con il motore Mercedes della mia McLaren. Ogni volta che frenavo il retrotreno si bloccava. Era impossibile guidare al limite: provai per tutto il giorno, anche se ero cosciente che non avremmo mai risolto quel problema perchè non c’era il pezzo di ricambio”.
Quella che si era rivelata a tutti gli effetti un’esperienza negativa per Mika Häkkinen, si trasformò invece nella sua salvezza: il finlandese, infatti, dopo quel test affermò di sentirsi “sollevato”.
Il motivo? Eccolo servito: “Questa è la Formula 1. Ad ogni problema deve esserci una soluzione. Per me era solo un motivo di sofferenza. Volevo veramente tornare in quel mondo? C’era stata una ragione per cui me ne ero andato. Se avessi voluto veramente ricominciare a correre sarei andato incontro agli stessi problemi che avevo affrontato al mio esordio nel 1991 con la Lotus. Allora mi ci erano voluti sette anni per vincere la mia prima gara, cioè il GP d’Europa che era l’ultima prova del Mondiale 1997. Se fossi tornato per la stagione 2007, avrei dovuto iniziare di nuovo da capo. Dopo due Titoli vinti, ero felice di rinunciare definitivamente perchè mi sentivo soddisfatto di quello che ero riuscito ad ottenere”.